Il Comune di Modena promuoverà iniziative per far conoscere alla cittadinanza la possibilità di devolvere il cinque per mille dell’Irpef a enti e associazioni impegnate nel restauro di monumenti e vestigia modenesi colpite dal terremoto dello scorso maggio. Lo farà rendendo pubblico un elenco delle associazioni impegnate in tal senso che dovranno segnalare la loro intenzione all’Amministrazione comunale, comunicare preventivamente quali interventi intendano appoggiare e impegnarsi a comunicare i destinatari delle somme devolute sommariamente rendicontate.
Lo ha deciso il Consiglio comunale di Modena nella seduta di lunedì 17 settembre, dedicata al terremoto, approvando a larga maggioranza (unico voto contrario quello della consigliera Ingrid Caporioni del Pd), l’ordine del giorno del Pdl presentato il Aula da Andrea Galli ed emendato sulla base dell’indicazione proposta dal sindaco Giorgio Pighi.
In un primo tempo, infatti, la mozione chiedeva al Comune di individuare gli enti e le associazioni in grado di assolvere all’impegno, ma su più fronti sono arrivate riserve. In particolare, Eugenia Rossi dell’Idv ha espresso il timore che si finisse con lo stilare “la lista delle associazioni buone e cattive: mi chiedo come possa fare il sindaco ad individuarle”, ha aggiunto.
Per il Pd, anche Cinzia Cornia si è detta perplessa: “Tutti siamo orientati a far sì che arrivino più fondi possibili per la ricostruzione, ma il Comune non può promuovere alcune associazioni”. Ingrid Caporioni ha evidenziato il ruolo “importantissimo” svolto dal volontariato: “Sono centinaia le associazioni che con il cinque per mille hanno fatto tanto per rispondere ai bisogni delle popolazioni terremotate. Credo per questo sia doveroso ascoltare e trovare le soluzioni insieme al Centro servizi per il volontariato”. Luigi Alberto Pini avrebbe auspicato la possibilità di invitare i cittadini a versare il cinque per mille al Comune per la realizzazione delle opere civili piuttosto che alle associazioni, soluzione però praticabile solo attraverso la richiesta di una nuova legge al Parlamento.
Adolfo Morandi, capogruppo del Pdl, ha precisato che “non si tratta di un impegno vincolante per i cittadini” e che “il Comune svolgerebbe solo una funzione di comunicazione fornendo indicazioni”. Sandro Bellei, sempre per il Pdl, si è detto sbalordito delle reazioni di alcuni consiglieri rispetto all’ordine del giorno “che evidentemente ha in animo di aiutare a ricostruire in questo momento di bisogno. Cerchiamo di trovare un punto d’accordo – ha aggiunto – senza intervenire in maniera capziosa”. Andrea Galli ha sottolineato come non ci sia “alcuna necessità di mediazione: il Comune potrebbe fornire semplici indicazioni per indirizzare la scelta di tante persone che non esprimono preferenze per il cinque per mille”.
Per Sergio Celloni di Mpa “è assurdo non raggiungere un accordo su un argomento come questo. Qui stiamo a discutere di questioni di lana caprina mentre ci sono persone che non hanno più la casa o l’attività”. Anche Stefano Barberini della Lega nord ha sollecitato di evitare discussioni non determinanti: “Se c’è accordo sulle modifiche al documento andiamo avanti nella trattazione senza bisogno di dover dire ognuno la propria”.
L’assessore ai Lavori pubblici e alla Qualità e sicurezza della città Antonino Marino è intervenuto nel dibattito sottolineando il “giusto spirito” della mozione: “Individuare le associazioni è complicato, ma limitarsi a sollecitare i cittadini affinché versino il cinque per mille per la ricostruzione credo si possa fare. Sarebbe positivo che il Consiglio comunale trovasse un punto d’incontro”.
Anche il sindaco Pighi ha definito “altamente positivo” l’intento alla base dell’ordine del giorno: “Bisogna confrontarsi sui limiti ed eliminarli”, ha detto proponendo di invitare le associazioni intenzionate a impegnarsi nella ricostruzione a segnalarlo al Comune.
Nella stessa seduta è stato invece respinto con il voto favorevole di Lega nord e Pdl, contrario della maggioranza e con l’astensione di Modena5stelle-beppegrillo.it, un ordine del giorno presentato da Stefano Barberini della Lega nord, che chiedeva a sindaco e Giunta di attivarsi presso il presidente della Giunta regionale Vasco Errani, affinché in qualità di Commissario straordinario all’emergenza richieda l’istituzione di una “zona franca” nelle aree terremotate delle province di Bologna, Modena, Ferrara e Mantova.
AGEVOLAZIONI E SGRAVI PER LA RICOSTRUZIONE
La rapida messa a disposizione dei fondi necessari alla ricostruzione attraverso l’emissione di bond di scopo, lo sblocco dei vincoli imposti dal Patto di stabilità, oltre a una serie di agevolazioni fiscali (dalla proroga degli adempimenti fiscali, contributivi, assicurativi alla sospensione delle rate di mutui e finanziamenti, dall’esenzione dell’Imu alla sospensione dei pagamenti delle utenze) e di misure per sostenere la ripresa e le imprese nelle aree colpite dal sisma.
Sono i provvedimenti richiesti al Governo dal Consiglio comunale di Modena, al pari dei Consigli di altre città emiliane, attraverso un ordine del giorno approvato lunedì 17 settembre durante la seduta dedicata agli interventi post-terremoto. La mozione “Sisma e azioni per una ricostruzione veloce, sicura e di qualità” è stata firmata e approvata con i voti di Pd, Sinistra per Modena, Idv, Udc e Modena5stelle-beppegrillo.it; hanno votato contro Pdl e Modena Futura.
Oltre alla lunga serie di provvedimenti richiesti al Governo centrale, la stessa mozione chiede anche alla Regione di continuare il lavoro impostato e impegna il Comune a tenere aggiornato il Consiglio sulla gestione della ricostruzione.
A favore della mozione sono intervenuti per il Pd: Elisa Sala che ha sottolineato l’importanza “di una corretta e chiara informazione ai cittadini, anche ai fini della prevenzione”; Ingrid Caporioni per esprimere “apprezzamento per la riapertura delle scuole e per come gli insegnanti hanno saputo gestire l’emergenza”; Salvatore Cotrino per chiedere “il pieno coinvolgimento, come fatto fino ad ora, del territorio locale nella ricostruzione, oltre a moduli abitativi all’interno dei paesi e il ripristino di impianti e servizi”; Luigi Alberto Pini che ha contrapposto il modello di ricostruzione dell’Aquila a quello tracciato nella mozione che vuole mantenere. le popolazioni vicino alle case e al posto di lavoro”. Stefano Rimini, come Eugenia Rossi dell’Idv, ha sottolineato gli aspetti della mozione tesi a scongiurare il rischio di infiltrazioni mafiose nella ricostruzione. E la consigliera Rossi ha anche insistito “sul ruolo fondamentale dei sindaci nella ricostruzione”.
Federico Ricci di Sinistra per Modena ha posto l’attenzione sulla necessità “di alloggi da reperire anche fuori dalla zona del cratere” e sul crollo anche emotivo e psicologico causato dal terremoto nelle popolazioni colpite dal sisma.
Sandra Poppi di Modena5stelle-beppegrillo.it ha colto l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno lavorato a favore delle popolazioni colpite dal terremoto e ha preso le distanze da quella che ha definito “la celebrazione della Regione”.
Concludendo gli interventi a favore della mozione, il capogruppo del Pd Paolo Trande ha definito “efficace e ben fatto il lavoro fin qui svolto dalla Regione Emilia-Romagna nella gestione dell’emergenza e della prima fase della ricostruzione”, una gestione che ha contrapposto “al modello Bertolaso e centralista sperimentato all’Aquila” e sfociato nella realizzazione delle new town.
L’assessore all’Ambiente Simona Arletti ha colto l’occasione per ringraziare il gruppo comunale di volontari della protezione civile che ha svolto 1600 servizi nelle zone terremotate, oltre a formare i 350 volontari. Ha sottolineato l’importanza di “fare cultura nella prevenzione del rischio” ricordando i progetti “Geometri solidali”, che sarà esteso alle scuole superiori e “Che disastro” rivolto ai bimbi delle elementari.
Contrario all’ordine del giorno il Pdl. Per il capogruppo Adolfo Morandi “la mozione era sintetizzabile nella richiesta di minore tassazione e sgravi fiscali, ma in realtà non chiede nulla e dà per scontato che la Regione abbia operato nel modo migliore. Noi invece – ha aggiunto – vorremo che si sollecitasse il commissario Vasco Errani a trovare soluzione a uno dei problemi più gravi: il fatto che centinaia di famiglie vivono ancora in tenda, ma l’emendamento che avevamo presentato in tal senso non è stato accettato”. A parere di Michele Barcaiuolo “la gestione del terremoto ha avuto forti lacune nel recepimento della gravità di quanto stava accadendo, che non si sono registrate in alcun caso precedente. Il tipo di gestione Bertolaso – ha precisato – era abituato a dare risposte di dimensioni enormi in condizioni di emergenza, mentre in Emilia si sono persino rifiutati alcuni campi attrezzati, preferendo le tendopoli autogestite, sia da parte della direzione regionale della Protezione civile sia da parte dei sindaci, alcuni dei quali non erano assolutamente in grado di assolvere ai nuovi compiti che la diversa gestione della protezione civile ha dato loro”.
UN BANDO PER ASSEGNARE GLI ALLOGGI SFITTI
Già da alcuni mesi l’Amministrazione sta raccogliendo la disponibilità di alloggi sfitti da mettere a disposizione delle persone che hanno la casa inagibile a causa del terremoto. Sono una decina le disponibilità raccolte fino a oggi. Nei prossimi giorni il Comune pubblicherà un bando per assegnare questi, e quelli che si reperiranno in futuro, in base alle priorità indicate dall’ordinanza 25 della Regione.
Lo ha annunciato l’assessore ai Servizi sociali e Politiche abitative Francesca Maletti rispondendo all’interrogazione urgente di Federico Ricci (Sinistra per Modena) durante il Consiglio comunale di lunedì 17 settembre.
L’istanza di Ricci, “preoccupato soprattutto per l’utenza debole costituita da anziani e stranieri privi del sostegno di familiari e parenti” chiedeva di rispondere alle necessità delle popolazioni terremotate, coinvolgendo nella ricerca di alloggi sfitti anche i comuni fuori dalla zona del cratere”. L’assessore Maletti ha precisato che la recente ordinanza regionale, la numero 25, prevede che a raccogliere le disponibilità di appartamenti siano i Comuni o Acer, a cui il compito è stato affidato a livello provinciale. “Come Comune di Modena – ha aggiunto – stiamo quindi predisponendo un bando per destinare gli alloggi a persone con la casa inagibile a causa del sisma”. L’assessore ha inoltre ricordato che a Modena sono ancora 7 le famiglie residenti in albergo e 41 quelle che hanno un contributo per autonoma sistemazione. Ha infine sottolineato che nelle popolazioni terremotate è vivo il desiderio di tornare o rimanere nei Comuni di residenza, “quindi – ha detto – non credo ci saranno molte richieste per venire a Modena, mentre ritengo che dobbiamo continuare a lavorare assieme agli altri Comuni per definire i percorsi per agevolare il rientro”.
Nella seduta consiliare dedicata alla trattazione di ordini del giorno e interrogazioni sul terremoto che ha colpito l’Emilia, l’assessore Maletti ha risposto a un’ulteriore interrogazione di Ricci sul rischio che i migranti lascino la città a causa del sisma e su cosa intende fare l’Amministrazione per scongiurarlo.
“Pochi sono i migranti che hanno lasciato il Comune di Modena per il terremoto, molti invece lo hanno fatto per la crisi economica”, ha risposto l’assessore che ha anche spiegato come, durante e dopo l’emergenza terremoto, ai migranti siano stati garantiti gli stessi servizi assicurati ai modenesi privi di rete familiare o amicale. “Delle 16 famiglie accolte in un primo tempo in albergo, 8 erano straniere – ha osservato Maletti – come lo sono 4 di quelle ancora ospitate. Ugualmente, il contributo per autonoma sistemazione è andato anche a 4 famiglie straniere”.
L’interrogante si è dichiarato soddisfatto di entrambe le risposte.
Il consigliere del Pdl Sandro Bellei ha invece chiesto attraverso un’interrogazione urgente qual sia la situazione del Venturi in seguito ai danni causati dal sisma, anche in considerazione della mancata “accettazione di 57 nuovi iscritti”.
“Gli studenti del Venturi – ha risposto l’assessore all’Istruzione Adriana Querzè riepilogando la situazione – hanno regolarmente iniziato l’anno scolastico. Delle tre sedi dell’Istituto, quella di via Belle Arti è stata completamente ripristinata assieme alla Gipsoteca; le 47 aule rese necessarie dall’inagibilità della sede di via dei Servi sono state recuperate in locazione, in parte, in via Sgarzeria e, in parte, in via Rainusso, in locali dove prima erano collocate le classi del Sigonio ora riunite tutte nelle ex Marconi. Il Comune – ha aggiunto Querzè – è direttamente interessato all’edificio di via dei Servi, di proprietà comunale, quindi assieme alla Provincia valuterà il da farsi tenendo conto del desiderio dell’Istituto di rientrare nella propria sede, dei costi per il ripristino e dell’esigenza di non svuotare un contenitore del centro storico. Mentre per quanto riguarda i ragazzi inizialmente non accettati, una parte di loro ha potuto rientrare nella nuova prima che si è formata”.
Infine, Sandro Bellei ha illustrato un’interrogazione urgente sulla “mancata precauzione per la messa in sicurezza della Chiesa del Voto”, facendo riferimento alla caduta di una delle palle di marmo del tetto in seguito alla scossa sismica del 29 maggio e ricordando che già in passato era accaduto qualcosa di simile.
L’assessore ai Lavori pubblici Antonino Marino ha spiegato che “la sfera è probabilmente caduta per una sollecitazione simultanea molto elevata” e che “anche dopo la scossa del ’96 tutte le sfere risultavano integre e ben agganciate alla sede, mentre l’episodio riportato dal consigliere si riferiva forse a una croce di ferro”. In ogni caso Dopo l’ultimo evento sismico tutte le palle decorative sono state rimosse e messe in sicurezza.
Bellei ha replicato che, pur non mettendo in dubbio le verifiche effettuate su edifici monumentali e chiese comunali, un evento simile alla caduta della palla era già avvenuto anni prima e quindi si sarebbero potute mettere in atto misure precauzionali preventive.
GAS RIVARA, “NO” AL PROGRAMMA DI RICERCA
Il Comune di Modena chiederà alla Giunta regionale di sollecitare il ministero dello Sviluppo economico a non rilasciare l’autorizzazione al programma di ricerca per l’accertamento della fattibilità dello stoccaggio di gas nella zona di Rivara, alla luce dei dati scientifici evidenti e nel rigoroso rispetto delle norme. Sarà, inoltre, richiesto l’impegno della Regione ad attivarsi per ribadire la propria competenza legislativa in materia, rigettando la revisione dell’articolo 117 della Costituzione richiesta dal Pdl in Parlamento, tesa a ricondurre sotto esclusiva potestà legislativa nazionale il tema dell’energia e della sua disciplina.
Il Consiglio comunale, nella seduta di lunedì 17 settembre, ha infatti approvato con il voto favorevole di Pd, Sinistra per Modena e Modena futura, il voto contrario del Pdl, l’astensione di Mpa, Modena5stelle-beppegrillo.it e Idv, e il non voto di Michele Barcaiuolo del Pdl, una mozione della maggioranza sul tema, presentata in Aula da Federico Ricci (Sinistra per Modena). Respinto, invece, l’ordine del giorno presentato da Sandra Poppi (Modena5stelle-beppegrillo.it) che esprimeva solidarietà alle popolazioni colpite dal sisma “con impegno, per motivi di precauzione, a contrastare gli accertamenti e la realizzazione dello stoccaggio di gas a Rivara ed eventuali altri depositi sotterranei nelle zone a rischio”. Ha ottenuto il voto favorevole anche di Modena futura e Idv, contrario di Pd, Pdl, Sinistra per Modena, l’astensione di Ingrid Caporioni del Pd e il non voto di Michele Barcaiuolo del Pdl.
Il capogruppo del Pd Paolo Trande ha individuato nel “punto d’osservazione” la differenza tra l’odg della maggioranza, e quello di Modena5stelle-beppegrillo.it, che hanno “ampie aree di sovrapposizione”. Trande ha precisato che “abbiamo voluto valorizzare, almeno quanto i comitati ‘No gas’, il ruolo determinante svolto dalle istituzioni, che sono state in grado di raccordarsi con i comitati civici. Ciò ha inciso profondamente sul risultato”, ha aggiunto sottolineando l’importanza di mantenere sempre un profilo dal punto di vista scientifico.
Per il Pdl, Andrea Galli ha sostenuto che “il deposito da qualche parte deve essere fatto ed è assurdo sostenere che a scatenare il terremoto siano stati gli studi di prospezione dei pozzi: le dimensioni della Terra sono tali per cui non si può pensare che le scosse sismiche siano il risultato di qualche carica esplosiva nel sottosuolo. E’ comprensibile che le popolazioni abbiano qualche perplessità, ma le istituzioni non possono fare la caccia alle streghe e se Erg avesse fatto gli studi sarebbe stato un bene per lo conoscenza geologica del territorio”. Luigia Santoro ha ricordato che già a marzo il ministero all’Ambiente aveva dato parere favorevole agli “accertamenti per verificare la sismicità della zona al fine di valutare la fattibilità dell’impianto di Rivara: un’azione di ricerca che richiedeva a Erg un investimento di 20 milioni di euro. Lo Stato – ha aggiunto – non può accettare il diktat di un Regione, poiché le Regioni non possono ostacolare la ricerca che, se fatta con tutti i criteri di sicurezza sarebbe nell’interesse delle popolazioni della zona”. Giancarlo Pellacani si è detto “completamente d’accordo con Galli” definendo “strumentali” gli argomenti dell’odg e ha osservato: “Non mi schiero a favore del deposito perché non ho gli elementi per decidere, mancano le analisi scientifiche, anche se resta il fabbisogno energetico. Non si possono invocare motivi di precauzione senza aver gli elementi per dire che è pericoloso”.
Sergio Celloni di Mpa, premettendo di essersi già schierato a favore del deposito di gas di Rivara, ha però precisato di avere sempre chiesto maggiori valutazioni sul territorio per capire meglio la situazione. “Come Regione Emilia-Romagna abbiamo sempre sottovalutato l’eventualità di una forte scossa sismica – ha commentato – e perseveriamo in questo pressappochismo all’italiana: quindi ci dobbiamo aspettare di tutto”.
Eugenia Rossi dell’Idv ha invece parlato di “follia del nucleare” si è espressa a favore dell’odg della Poppi e ha preso le distanze da quello della maggioranza per tre motivi: “l’eccessiva fiducia nella scienza che troppo spesso ha fallito, i danni che avrebbero potuto essere molto più gravi e il fatto che ora sappiamo trattarsi di una zona altamente sismica dove è quindi impensabile fare un’operazione di stoccaggio”.
Sandra Poppi (Modena5stelle-beppegrillo.it) ha sottolineato quanto poco possa incidere i consiglieri nella richiesta di soprassedere all’impianto, che invece possono supportare i cittadini e le popolazioni della zona nella richiesta al ministro e, in osservanza al principio di precauzione, nel chiedere un censimento di tutti gli impianti di stoccaggio o trivellazione”.