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Emergenza sisma, la CTSS ringrazia gli operatori: “ora l’obiettivo è riaprire subito i due ospedali”

“E’ stata una prova difficile per tutti, ma il modo in cui il sistema sanitario modenese ha affrontato l’emergenza-terremoto ne testimonia l’assoluta qualità”. Emilio Sabattini e Giorgio Pighi, copresidenti della Conferenza territoriale sociale e sanitaria provinciale, insieme ai direttori generali delle due Aziende sanitarie, Mariella Martini (Ausl) e Kyriakoula Petropulacos (Policlinico) sintetizzano gli interventi messi in campo dal 20 maggio ad oggi, mettendo in evidenza “la grande generosità e professionalità del personale, che pur in una condizione di grande disagio ha operato al meglio, per garantire la sicurezza dei pazienti. Basta ricordare – sottolineano Pighi e Sabattini – l’evacuazione degli ospedali di Finale, Mirandola e Carpi, attuata in poche ore, o la riduzione dell’attività del Policlinico. O, ancora, il trasferimento in tempi rapidissimi di centinaia di anziani non autosufficienti e disabili, mentre nel frattempo nei Comuni colpiti dal sisma veniva allestita una risposta sanitaria di grande qualità”.

“E’ stata una prova difficile, che ha dimostrato tuttavia quanto sia stata vincente la scelta di un sistema provinciale strutturato a rete, e il ruolo centrale dell’ospedale di Baggiovara. Passata, si spera, la fase dell’emergenza più acuta – aggiungono Sabattini e Pighi – si sta lavorando adesso alla riorganizzazione dei servizi, a fronte di un quadro di danni consistenti alle strutture sanitarie dell’area nord della provincia. Ma l’obiettivo è quello di ripristinare al più presto la funzionalità degli ospedali di Mirandola e Carpi, riprendendo il disegno strategico di riorganizzazione dei servizi contenuto nella programmazione provinciale. Agli operatori, che ringraziano ancora per la professionalità e disponibilità – concludono i presidenti dalla Conferenza – e ai cittadini diciamo che sarà fatto tutto il possibile per ripristinare al più presto condizioni meno disagevoli di lavoro e di intervento, e che la strada da seguire per il futuro è quella stabilita dalla Conferenza territoriale prima del terremoto. Non ci saranno depotenziamenti né fughe in avanti”.

“Qualunque bilancio, peraltro in una fase in cui l’evoluzione è continua, va fatto con grande ponderatezza – commenta il direttore generale dell’Ausl Mariella Martini – anche perché se da un lato auspichiamo che l’emergenza acuta sia alle spalle, dall’altro le situazioni che stiamo cercando di riportare alla normalità nel più breve tempo possibile restano oggettivamente molte. Dalla sanità modenese è stato data una risposta eccellente e il ringraziamento va ai nostri operatori che hanno agito con professionalità e disponibilità, in sinergia con l’Azienda ospedaliera e con l’ospedale di Sassuolo, affiancati dal volontariato e dalla protezione civile. Purtroppo anche nelle prossime settimane i disagi, spero contenuti, saranno inevitabili ma l’evento è stato davvero pesante per tutti. Faremo ogni sforzo per tornare gradualmente a una situazione di normalità, garantendo sempre la massima sicurezza dei pazienti e degli operatori”.

“Se oggi riusciamo a reggere il pesantissimo impatto organizzativo che le scosse di terremoto hanno avuto anche sulla sanità modenese lo si deve prima di tutto alla maturità degli operatori e alla rete assistenziale provinciale – aggiunge Kyriakoula Petropulacos, direttore generale dell’Azienda Policlinico – Garantire la sicurezza è stato il l’obiettivo prioritario, e a questo proposito, anche per evitare che si diffondano timori totalmente infondati, ribadisco che sono stati effettuati numerosi controlli sia da parte del nostro servizio attività tecniche sia da specialisti esterni, e in nessun caso sono emersi problemi seri, di natura strutturale. E tuttavia – aggiunge il direttore – essendo il Policlinico un complesso che si sviluppa su otto piani, e comunque non di recente costruzione, si è deciso in via cautelativa di trasferire alcuni reparti, partendo da quelli situati ai piani più alti. Una scelta esclusivamente precauzionale. Ora dobbiamo concentrare tutte le nostre energie sulla ripresa delle attività”.

EMERGENZA-TERREMOTO MAGGIO/GIUGNO 2012

 L’area interessata dal terremoto

Il territorio colpito in modo dal sisma comprende un’area di 967 chilometri quadrati, pari al 36% dell’intero territorio provinciale, al cui interno vivono oltre 227 mila persone. L’area, dal punto di vista sanitario, è divisa in 3 Distretti: Carpi (104 mila residenti), Mirandola (87 mila) e Castelfranco Emilia (di 73.851 persone). Nei tre Distretti sono attivi 4 ospedali: Ramazzini di Carpi, “Santa Maria Bianca” di Mirandola, Finale Emilia e “Regina Margherita” di Castelfranco. Di questi, i primi tre sono stati evacuati a causa del terremoto.

Una situazione difficile anche per molti dipendenti

Sui 6.100 dipendenti dell’Azienda Usl di Modena, ad oggi, operano fuori dalle loro sedi circa 1.450 persone (il 24%), di cui 1.150 ospedalieri e 300 territoriali. A questi professionisti vanno aggiunti circa 50 medici di medicina generale.

1. Gli effetti immediati del terremoto

a) Le conseguenze sugli ospedali

A seguito delle due forti scosse di terremoto del 20 e 29 maggio le principali strutture sanitarie dell’Area Nord hanno subito danneggiamenti. Dei quattro poli ospedalieri attualmente esistenti, Finale Emilia (30 posti letto) e Mirandola (120) sono stati evacuati immediatamente dopo la prima scossa a causa dei danni subiti. Il Ramazzini di Carpi (250 posti letto) è stato evacuato a seguito della seconda scossa sismica del 29 maggio. Castelfranco è rimasto sempre operativo e non ha subito alcun danno.

Quanto al Policlinico di Modena. Come dichiarato nella relazione dal consulente esterno al quale è stata affidata la perizia tecnica, attraverso una serie di controlli puntuali e mirati, l’ospedale non risulta aver subito danni strutturali. E tuttavia, essendo un complesso che si sviluppa su otto piani e, comunque, di non recente costruzione, si è deciso – in via cautelativa – di trasferire alcuni reparti ubicati al 6°, 7° e 8° piano nei locali disponibili posizionati più in basso, per attenuare la tensione psicologica di pazienti, operatori e famigliari ed evitare il rischio che, in caso di effettiva urgenza, potessero crearsi situazioni non ottimali per l’evacuazione dallo stabile

I reparti ad oggi trasferiti sono: Cardiologia (spostata al Pronto Soccorso), la Neonatologia (in Terapia Intensiva), la Pediatria (palazzina delle Malattie dell’apparato respiratorio insieme alla Chirurgia pediatrica), l’Oncologia pediatrica (trasferita all’interno del Padiglione Beccaria), Ostetricia e Ginecologia le cui degenze, attualmente, sono state traslocate all’ingresso 2, primo piano e l’Urap.

Rispetto al numero di posti letti, la scelta effettuata dalla direzione del Policlinico ha portato a una ulteriore contrazione di circa 250 posti.

A seguito dei due sismi la rete ospedaliera pubblica provinciale è passata da 2.450 posti letto attivi a circa 1.800.

Per rispondere all’emergenza le aziende sanitarie locali hanno rivisto le dotazioni e le priorità di ricovero di tutte le strutture della rete, disponendo il sostanziale blocco delle attività programmate di tipo internistico e di quelle chirurgiche differibili. Attualmente, giorno per giorno, viene monitorata la disponibilità residua di posti letto ed è stato promosso un incontro con la sanità privata accreditata, con la quale, nei prossimi giorni, verrà stabilito un piano d’intervento mirato per aumentare il numero di letti immediatamente disponibili in caso di necessità. Con l’Hesperia Hospital di Modena, ad esempio, si è già trovato un accordo per mettere subito a disposizione del servizio sanitario locale 10 posti letto di cardiologia e 5 monitorati.

b) I servizi territoriali

Anche se meno evidenti, gli effetti del sisma sono ricaduti in modo significativo anche sui cosiddetti servizi territoriali, oltre che sulla complessa e articolata attività programmata, come ad esempio l’esecuzione di interventi chirurgici, esami specialistici e visite ambulatoriali.

Per riorganizzare complessivamente la rete assistenziale è stato necessario, in un primo momento, gestire le fasi di pura emergenza mentre, ad oggi, si sta iniziando a lavorare per far ripartire i servizi programmati. La specialistica ambulatoriale dei Distretti di Carpi e Mirandola è stata sospesa per circa due settimane, dal 20 maggio scorso, e quindi riprogrammata orientando buona parte delle attività nelle strutture sanitarie non colpite dal sisma.

Le strutture protette di Mirandola, Finale, Concordia e Novi sono state evacuate e, al momento, tutti gli ospiti sono riassegnati a strutture ricettive sul territorio regionale, così come alcuni pazienti sono invece assistiti a domicilio. Da lunedì 4 giugno è stato attivato un “Punto unico provinciale disabili e non autosufficienti” per gestire le richieste della Casa di Residenza che ospita la maggior parte delle persone non autosufficienti residenti nei comuni interessati dall’emergenza. Il punto è operativo dalle 8.30 della mattina fino alle 19.30 di sera.

La maggior parte degli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta sono stati seriamente danneggiati dal sisma. Nel distretto di Mirandola su 98 presidi 73 sono stati dichiarati inagibili mentre nel distretto di Carpi su 99 ambulatori presenti 23, al 4 giugno, risultavano ancora non agibili.

Nonostante la situazione di emergenza sia i medici di medicina generale che i pediatri, in stretta collaborazione con l’Azienda Usl, si sono organizzati per ripristinare il prima possibile il servizio di assistenza, confermandosi un importante riferimento per la popolazione. Le soluzioni provvisorie adottate sono principalmente di tre tipi:

– posizionamento presso i campi attrezzati, in tende o container

– utilizzo di ambulatori di colleghi che si sono resi disponibili ad ospitare i medici sfollati

– utilizzo dell’area antistante gli studi inagibili.

Per facilitare l’accesso dei cittadini a questi servizi è stata istituita una lista, continuamente aggiornata e distribuita nei capi di accoglienza dei vari comuni, di tutti gli studi e gli ambulatori agibili e attivi, presso i quali, tra l’altro, è ripartita l’attività ambulatoriale.

Per quanto riguarda le farmacie, già poche ore dopo il primo terremoto la distribuzione dei farmaci era stata riorganizzata utilizzando strutture mobili (come i camper) laddove le sedi erano state rese inagibili mentre altre si trovavano all’interno delle cosiddette ‘zone rosse’. In totale, nei Distretti di Carpi e Mirandola le farmacie aperte sono 42, quelle chiuse – secondo gli ultimi dati forniti da Federfarma Emilia-Romagna – soltanto 2. Delle farmacie aperte 17 sono temporaneamente spostate all’interno di container o unità mobili. Vanno inoltre segnalati due punti distributivi di farmaci a Carpi e Mirandola gestiti direttamente dall’Azienda Usl di Modena.

2. La gestione delle prime emergenze

a) Unità di crisi

Dalla mattina del 20 maggio è attiva una unità di crisi per la gestione e l’organizzazione dei servizi sanitari che opera in stretta collaborazione con la Protezione Civile e gli Enti locali. In particolare grazie al forte senso di responsabilità della varie realtà coinvolte i dirigenti delle due Aziende Sanitarie e dell’Ospedale di Sassuolo hanno condiviso strategie e piani attuativi rendendo molto rapida l’attuazione delle decisioni assunte. I due punti cruciali sui quali si è concentrata l’attenzione sono stati la messa in sicurezza dei pazienti, degli operatori e la rimodulazione della organizzazione complessiva della rete socio-sanitaria.

b) Trasferimenti

Le criticità da affrontare immediatamente state numerose. Tra queste l’evacuazione delle strutture ospedaliere. Si è trattato di operazioni complesse e delicate. A seguito delle due scosse principali di terremoto è stato necessario trasferire circa 700 persone.

A questo dato va aggiunto quello relativo ai pazienti dimessi dalle strutture ospedaliere, quando le condizioni cliniche lo consentivano. Sono stati inoltre trasferiti oltre 1700 anziani non autosufficienti e disabili che erano ospitati nelle strutture protette danneggiate o si trovavano in residenze o abitazioni che dopo il sisma sono state giudicate non sicure.

Da un punto di vista operativo la centrale del 118 ha coordinato tutti i trasferimenti mettendo in campo complessivamente oltre 20 mezzi (ambulanze e auto mediche); in parte propri e in parte messi a disposizione dal mondo del volontariato.

c) I punti di assistenza medica

Sono oltre 40 i punti di assistenza messi in funzione sul territorio. Per rendere sicuri tali insediamenti (che accolgono le persone sfollate) il Dipartimento Salute Pubblica ha provveduto, e provvede, a fare periodici sopralluoghi finalizzati alla verifica delle condizioni igieniche e ambientali di tali strutture (controlli su eventuali focolai di malattie infettive, altri controlli della qualità dell’acqua o ancora sulla qualità e la sicurezza degli alimenti). Per garantire una presenza continua dei servizi socio-sanitari è stato creato inoltre il Punto di Continuità assistenziale, attivo durante le ore notturne e nei giorni festivi e prefestivi sia a Mirandola che a Finale e a Carpi. Negli ultimi giorni il servizio è stato ulteriormente potenziato per rispondere alle necessità segnalate anche dai medici di Novi e Rovereto.

Per la gestione immediata dell’emergenza, causata dall’inagibilità degli ospedali e al contempo da un’imponente richiesta di interventi, decisamente sopra la media, sono stati attivati due Punti Medici Avanzati (PMA) a Finale Emilia e Mirandola, oltre a due Punti di Accoglienza Medica (PAM) a San Felice e Massa Finalese. Analogamente, il 29 maggio è stato attivato, in prossimità dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, un altro PMA strutturato con le funzioni e le competenze legate principalmente all’emergenza-rianimazione, alla cardiologia e alla pediatria. Servizi che risultano, ad oggi, in servizio attivo 24 ore su 24.

d) Lavoro straordinario per i Pronto Soccorso

Rispetto ai Pronto Soccorso provinciali, nei giorni successivi la seconda scossa di terremoto, la loro attività è andata progressivamente aumentando. Dal 3 all’11 giugno gli accessi sono stati oltre 5.000. In circa il 25% dei casi si è trattato di persone provenienti da zone terremotate. L’incremento totale degli accessi rispetto a una situazione ordinaria è stato di circa il 15%.

















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