Il servizio civile nazionale, istituito in Italia nel 2001, in questi undici anni ha offerto a migliaia di giovani la possibilità di operare nell’ambito delle buone pratiche per la coesione sociale, per la difesa dell’ambiente, per la tutela delle persone più deboli. Durante l’anno di servizio civile i giovani mettono a disposizione del paese le proprie energie e i propri talenti, e fanno spesso un’esperienza che arricchisce il loro bagaglio umano e che molto spesso può rivelarsi decisiva per la loro stessa vita professionale. Per questi motivi negli scorsi mesi era stata assai opportunamente lanciata la campagna “Non tagliate il futuro dell’Italia” promossa dalla Conferenza nazionale enti servizio civile (Cnesc), di cui fanno parte Arci Servizio Civile, Caritas Italiana, Acli, Aism, Anpas, Anspi, Avis nazionale, Cnca, e molti altri. La campagna, cui avevo aderito con convinzione, si opponeva fermamente ai tagli che negli ultimi anni hanno colpito il servizio civile, il cui fondo nazionale, dal 2008 al 2012, è passato da 299 a 68 milioni. In Italia i ragazzi fra i 18 e i 28 anni che avrebbero diritto di accedere al servizio civile sono oltre 8 milioni, ma siamo passati dai quasi 46 mila volontari del 2006 ai 9 mila dello scorso 1° febbraio.
Dopo mesi di incertezza, finalmente è arrivata una buona notizia: nei giorni scorsi il Ministro Riccardi ha annunciato che dopo un’attenta e faticosa ricognizione nell’ambito del bilancio della Presidenza del Consiglio è stato possibile reperire 50 milioni di euro aggiuntivi per il servizio civile nazionale. Grazie a questo stanziamento nel biennio 2013-2014 potranno effettuare il servizio civile circa 19 mila volontari.
In questo momento abbiamo bisogno di incentivare le forme di partecipazione e di formazione per tutti i giovani e il segnale dato dal Ministro Riccardi è molto importante: anche se i numeri sono ancora lontani dalle vette di qualche anno fa il Governo dimostra che il Servizio civile non è in smobilitazione e che c’è la volontà di investire in forme di cittadinanza attiva che possono rafforzare coesione sociale e relazioni solidali. Occorre proseguire senza esitazioni in questa direzione.