Riteniamo un atto importante l’iter proposto dall’assessore provinciale all’ambiente e coordinatore del consiglio locale della nuova agenzia regionale (ATERSIR), Mirko Tutino. Ma pensiamo che quella sede debba l’occasione per iniziare un più inclusivo percorso di democrazia partecipava e deliberativa, cercando di coinvolgere direttamente tutta la cittadinanza. Nello stesso tempo rileviamo che il quesito dev’essere, non già nella scelta tra gestione pubblico o privata, ma bensì sul come ripubblicizzare e riaffidare il servizio (scaduto nel 2011) ad una nuova azienda pubblica e partecipata, così come affermato dai molti milioni di italiane e italiani che si sono espressi con i quesiti referendari.
Questa iniziativa viene presentata ad un anno dalla straordinaria vittoria referendaria, nata da una rete che ha visto nella nostra provincia il contributo di idee e azioni promosse da un variegato arcipelago di associazioni, movimenti, uomini e donne legati da un unico obbiettivo, la difesa dei beni comuni.
Questo impegno si colloca ben aldilà da ogni appartenenza partitica: è un nuovo impegno civico e culturale che attraversa i luoghi tradizionali della politica riportando le persone protagoniste del loro futuro. Purtroppo le istituzioni preposte ad applicare il responso referendario hanno a lungo indugiato cercando di rendere vana la scelta democratica fatta da milioni di cittadine e cittadini.
In particolare i primi due quesiti, con la loro combinazione, hanno sancito la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato, portando il bene comune acqua fuori dalle logiche del mercato e del profitto come imperativo categorico, ciononostante ora vengono rimessi in discussione con arzigogolate alchimie interpretative che si fanno gioco dell’espressione democratica del popolo italiano.
In questo quadro desolante di sospensione della democrazia gli unici veri portatori di rinnovamento sono e rimangono tutti quei cittadini che da anni difendono i valori alti della nostra Costituzione.
In una nazione che vede il lento ma inesorabile declino degli stati e dei rispettivi mercati, il rispetto e la valorizzazione dei Beni Comuni (fuori dalla diatriba pubblico-privato) sono il fondamento di una nuova visione. La gestione dell’acqua (ma ricordiamo che i referendum riguardavano altri servizi pubblici locali come i rifiuti e il trasporto locale) è diventata il paradigma imprescindibile per dare voce e consistenza alla richiesta di partecipazione dei cittadini.
Pensiamo che la gestione dei beni comuni nella nostra provincia non possa essere affidata ad una impresa sempre più lontana dal territorio e sempre più lanciata verso la finanziarizzazione e la ricerca del profitto sopra ogni cosa. In questo quadro non possiamo che essere contrari alla creazione della GUI (grande multi utility del nord) che vuole scaricare sulle tasche dei cittadini gli enormi indebitamenti su scelte industriali scellerate e giochi in borsa.
Continueremo a confrontarci con il Comitato Acqua Bene Comune, di cui sosteniamo le attuali proposte e le azioni di valorizzazione del risultato referendario e, proprio per questo, parteciperemo attivamente all’assemblea provinciale di sabato 8 giugno in modo da dare spazio e voce alla loro e nostra battaglia: non far cadere nel vuoto il rispetto del voto e della democrazia.
(Maurizio Vergallo e Daniele Lonidetti, Forum Beni Comuni Sinistra Ecologia Libertà Reggio Emilia)