martedì, 7 Maggio 2024
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Camorra, estorsione ad imprenditori: nono arresto

E’ stato individuato ed arrestato ieri pomeriggio, presso un campo nomadi di Ferrara, il nono uomo ricercato nell’ambito dell’operazione conclusasi il 19 aprile scorso in cui sono stati catturati altri otto uomini per concorso in estorsione e rapina con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso (di cui all’art. 7 d.l. 13 mag 1991 n.152), in danno di cinque imprenditori residenti nella provincia di Modena e Rovigo.

Si tratta di un 38enne nato a Sermide (MN) e residente Carpi, già conosciuto dalle Forze dell’Ordine, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Bologna.

Nel pomeriggio di ieri a Ferrara, i carabinieri della Compagnia di Sassuolo e quelli della locale Compagnia, sostenuti da un equipaggio del 13° Elinucleo Carabinieri di Forlì che ha fornito supporto aereo, hanno circondato il campo nomadi di via delle Bonifiche, facendo irruzione all’interno. Nonostante la resistenza passiva attuata da alcuni domiciliati nel campo, i Carabinieri sono riusciti a raggiungere uno dei alloggi ove si nascondeva il 38enne.

Come noto, l’esecuzione delle 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere  emesse dal Tribunale di Bologna, consegue ad una attività investigativa promossa dalla Compagnia Carabinieri di Sassuolo, sotto la direzione ed il coordinamento della DDA di Bologna. L’indagine nasce nel luglio 2011 dalla denuncia di estorsione presentata alla Compagnia Carabinieri di Sassuolo da un imprenditore di origine campana, operante nel settore edile, residente in uno dei comuni del cosiddetto “comprensorio ceramico”.

Le indagini hanno permesso di rilevare che l’attività estorsiva attuata da due dei soggetti destinatari di ordinanza di custodia, non era diretta soltanto nei confronti del denunciante, ma portata in concorso con altri soggetti, tutti identificati e colpiti da misura restrittiva della libertà, e vedeva come vittime altre 4 persone, piccoli imprenditori o artigiani, residenti tutti nella bassa modenese, tranne uno dimorante nella provincia di Rovigo. Gli accertamenti hanno inoltre permesso di verificare che per rendere più efficace l’azione intimidatrice, accanto alle minacce alla incolumità personale delle vittime e dei loro familiari, in talune occasioni portate esibendo armi in altre malmenando la vittima, gli estorsori proclamavano la propria appartenenza al clan camorrista dei “Casalesi”.
















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