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UniCredit e RegiosS presentano il Focus sull’economia delle regioni italiane. Capitale territoriale: l’Emilia Romagna è la regione più ricca

Il capitale territoriale è una delle leve per favorire lo sviluppo economico e sociale delle regioni italiane. Ciò per l’Emilia Romagna costituisce una buona notizia, dal momento che la regione si pone al top della classifica italiana, con un indice in aumento tra il 2003 e il 2009. A dirlo sono i risultati delle ricerche presentate oggi nel corso del workshop sull’economia delle regioni italiane che per il quarto anno consecutivo si è svolto a Bologna.

Il Salone dei Carracci di Palazzo Magnani, sede di UniCredit, ha ospitato infatti la quarta edizione del Workshop “Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali” quest’anno focalizzato sul tema “Il capitale territoriale: una leva per lo sviluppo?”, realizzato grazie alla sinergia tra l’Associazione RegiosS (fondata da un gruppo di ricercatori e studiosi di economie regionali appartenenti a diversi Atenei e istituzioni di ricerca) e UniCredit, in collaborazione con la Banca d’Italia.

Patrocinato dall’Università degli Studi di Bologna – Dipartimento di Scienze Statistiche – e promosso da Econag, spinoff dell’Università di Bologna, il workshop è stato aperto da Rodolfo Ortolani, Responsabile Identity and Communications Italy di UniCredit, ed è proseguito con la presentazione dei contributi di ricerca sulle economie territoriali da parte di Zeno Rotondi, Responsabile dell’Ufficio Territorial Research and Strategies di UniCredit; Cristina Brasili, Presidente dell’Associazione RegiosS e docente dell’Università di Bologna; e Marcello Pagnini, ricercatore della Banca d’Italia, sede di Bologna.

La seconda parte del workshop sulle economie regionali è stata animata dalla tavola rotonda sul tema “Il capitale territoriale: una leva per lo sviluppo?”, alla quale hanno preso parte Riccardo Crescenzi, Docente alla London School of Economics; Francesco Trimarchi, Direttore della sede di Bologna della Banca d’Italia; Adriano Giannola, Presidente Svimez e Docente all’Università di Napoli Federico II; Morena Diazzi, Direttore Generale Attività Produttive della Regione Emilia Romagna; Giuliano Poletti, Presidente LegaCoop; Luca Lorenzi, Responsabile di Territorio Centro Nord UniCredit.

“Per il quarto anno consecutivo – ha spiegato Luca Lorenzi – presentiamo il Focus sull’economia delle regioni italiane: un momento di confronto e di riflessione che si rivolge in primo luogo agli interlocutori istituzionali con l’obiettivo di stimolarne l’attenzione e di fornire un servizio costruttivo per lo sviluppo del territorio. Vogliamo così offrire un ulteriore contributo a favore delle realtà locali italiane, mettendo in evidenza specifiche dinamiche per incrementare la conoscenza dei punti critici e la consapevolezza del potenziale di crescita, al fine di individuare il cammino da percorrere per uscire dalla crisi e procedere nel rilancio dell’economia”.

Le ricerche

Partendo dalla definizione di “capitale territoriale”, ovvero l’insieme degli elementi (capitale umano, cognitivo, sociale, infrastrutturale, produttivo, relazionale, ambientale e insediativo) propri delle aree prese in esame, gli interventi nel corso del Workshop hanno messo in evidenza quelli che possono essere considerati i punti di forza o, viceversa, i vincoli per lo sviluppo dello stesso territorio.

In generale, il livello di dotazione di capitale territoriale delle regioni italiane è rimasto pressoché invariato tra il 2003 e il 2009, per effetto di andamenti molto differenziati. In particolare, l’Emilia Romagna risulta essere la regione con un indice di capitale territoriale maggiore nel 2003 e nel 2009. Nel periodo esaminato, metà delle regioni ha visto un incremento del proprio capitale territoriale, l’altra metà non ha evidenziato variazioni rilevanti o ha subito una diminuzione della propria dotazione. Emergono così gruppi di regioni con dotazione di capitale territoriale diversificato e una generalizzata gradualità di valori crescenti dal Sud al Nord del Paese.

Il contributo maggiore all’indice di capitale territoriale dell’Emilia-Romagna deriva dalle dimensioni del capitale umano, produttivo, sociale, relazionale e cognitivo. In un’ideale classifica delle regioni italiane nel 2009, trovano posto in cima l’Emilia-Romagna per il capitale umano, il Lazio per quello cognitivo; il Trentino Alto Adige per quello sociale, la Lombardia per quello infrastrutturale, di nuovo l’Emilia-Romagna (seguita a ruota dalle Marche) per quello produttivo, la Lombardia per quello relazionale, la Valle D’Aosta per quello ambientale e la Toscana per quello insediativo.

Dopo un’analisi dei diversi modelli di sviluppo delle regioni italiane, che riflettono specifiche strutture degli interscambi commerciali di beni e servizi, nell’ambito del capitale territoriale è stata posta in evidenza l’importanza delle infrastrutture per la competitività dei territori.

In particolare, l’analisi condotta dall’Ufficio Territorial and Strategies di UniCredit ha dato risalto alla correlazione positiva riscontrata tra dotazione infrastrutturale e la competitività delle esportazioni, chiave di volta, quest’ultima per il rilancio dell’economia. Inoltre, un efficiente sistema infrastrutturale e logistico rappresenta un vantaggio soprattutto per i traffici diretti al di fuori dell’Europa, dove la competizione è più difficile: le regioni con un’adeguata rete infrastrutturale – emerge dalla ricerca UniCredit – hanno maggiore possibilità di accedere ai mercati più distanti e dinamici, come i BRIC. In tal senso, spiccano, nell’ordine, la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, seguita a ruota dal Friuli Venezia Giulia. Secondo la ricerca presentata oggi, inoltre, la dotazione infrastrutturale è importante anche per la capacità di commercio delle regioni sui mercati locali interni. Lombardia e Lazio si distinguono su questo fronte, a conferma di un modello di sviluppo, per queste due regioni, orientato prevalentemente alla domanda interna nazionale.

Infine, nell’ultima delle ricerche presentate nel corso del workshop, Marcello Pagnini ha sottolineato come i rapporti banca-impresa possano costituire una parte importante della dotazione di capitale sociale di un territorio. Tuttavia non tutti i modelli organizzativi adottati dalle banche sono funzionali ad una loro partecipazione attiva alla formazione del capitale sociale a livello locale. Ad esempio quelli che prevedono un maggior decentramento decisionale a favore dei responsabili di filiale sono certamente più funzionali al coinvolgimento delle banche nel network di relazioni locali. Da questo punto di vista emergono notevoli differenze tra le banche anche quando queste abbiano dimensioni o natura istituzionale simili. Infine la recente crisi economico-finanziaria offre la possibilità di domandarsi quali effetti abbiano avuto appunto le scelte organizzative maggiormente coerenti con l’accumulazione di capitale sociale sulla dinamica dei prestiti. Ne emerge un quadro complesso nel quale è difficile individuare costi e benefici delle diverse soluzioni adottate.
















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