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Una nuova sezione del Museo della ceramica di Spezzano dedicata alle targhe devozionali

Il prossimo 21 aprile al Castello di Spezzano verrà inaugurata una nuova sezione permanente, interamente dedicata alle targhe devozionali. La possibilità di questo nuovo allestimento, prestigioso ed esclusivo per la peculiarità dei pezzi e il loro valore, si deve a Raffaella e Giorgio Olivieri, cittadini fioranesi che hanno donato l’intera raccolta: quasi ottanta targhe, che vanno a comporre la nuova sezione del museo e sottolineano uno degli usi più curiosi e tradizionali della ceramica nelle nostre zone.

Le targhe ceramiche devozionali sono testimonianza di una radicata fede popolare; collocate sui muri, a esse era affidato un ruolo miracoloso. A Fiorano e dintorni si incontrano applicate sulle porte, negli angoli degli edifici; in campagna stanno all’ingresso delle case, nelle stalle, nei fienili e nei pilastrini o maestà, collocati ai crocicchi, lungo gli itinerari più battuti, a volte poste tra i rami degli alberi, nei cosiddetti tabernacoli arborei.

Questo tipo di devozione è dedicata principalmente a Sant’Antonio Abate, eremita, taumaturgo, patrono degli animali, nato nel 250 e morto nel 357, ultracentenario.

Nel secolo XI le sue reliquie furono trasportate in Francia, presso Vienne, dove fu costruita una chiesa per venerarle. Qui affluivano folle di malati, per accoglierli si rese necessaria la formazione dell’Ordine ospedaliero degli Antoniani, al quale il Papa concesse il privilegio di allevare maiali, il cui lardo veniva usato per curare dal “fuoco di S. Antonio”. Da ciò l’associazione tra il maiale e l’Eremita considerato il protettore dei suini, degli animali domestici e da stalla, dei contadini, allevatori, macellai.

Le rappresentazioni più ricorrenti lo mostrano come un vegliardo dalla barba bianca, avvolto nel saio monastico, oppure in abito pontificale con pastorale e mitria secondo il suo titolo di Abate.

La predominante collocazione esterna delle targhe ceramiche devozionali determina le loro caratteristiche; sono quasi sempre realizzate in terracotta a rilievo, spesso ingobbiata, invetriata e policroma. Il procedimento tecnico più diffuso è quello dello stampo.

Dal XVIII secolo si diffondono le terrecotte smaltate o maiolicate, tecnica che prevede una prima fase di pressatura in stampi, l’essicazione e la prima cottura e una seconda fase con l’ingobbiatura o smaltatura, la decorazione e la seconda cottura.

Nella collezione Olivieri si trovano fra gli altri pezzi di pregio, realizzati dalle storiche manifatture Rubbiani di Sassuolo e produzioni artistiche delle botteghe romagnole.

La nuova sezione verrà inaugurata il 21 aprile alle 17 con un evento che includerà anche il commento musicale affidato alla fisarmonica di Claudio Ughetti.
















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