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Lo scenario di previsione macro-economica di Unioncamere Emilia-Romagna

Anche per l’Emilia-Romagna il 2012 sarà un anno di recessione: il prodotto interno lordo si ridurrà infatti dell’1,5 per cento rispetto all’anno precedente. È quanto risulta dalla nuova edizione dello scenario di previsione macro-economica realizzato dall’Area studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna, in collaborazione con Prometeia.

Lo scenario rivede sensibilmente al ribasso la precedente stima di una stazionarietà del Pil per il 2012. La crescita dovrebbe riprendere nel 2013, ma non andrà oltre lo 0,6 per cento. I livelli del Pil raggiunti prima della crisi del 2008-2009 resteranno molto lontani.

L’andamento regionale è negativo, ma risulta meno pesante di quello prospettato a livello nazionale dove per il 2012 è prevista una contrazione dell’1,7 per cento.

Lo stato di crisi caratterizzerà anche il 2012 dell’Europa, seppure con intensità più lieve. Le più recenti previsioni della Commissione Europea, prospettano una fase di stagnazione per i paesi dell’Unione e una lieve recessione per quelli dell’area dell’euro (-0,3 per cento). Il prodotto interno lordo italiano dovrebbe ridursi dell’1,3 per cento nelle stime della Commissione.

I settori.

Tornando all’Emilia-Romagna, nel 2012 il valore aggiunto prodotto dal settore industriale dovrebbe subire una caduta del 3,7 per cento. La ripresa attesa per il 2013 sarà lieve e non dovrebbe andare oltre lo 0,8 per cento.

Il reddito derivante dal comparto delle costruzioni subirà per l’anno in corso una nuova flessione del 2,2 per cento. Infine si valuta che anche il valore aggiunto del variegato settore dei servizi dovrebbe subire una seppur modesta contrazione (-0,5 per cento) nel 2012.

Il mercato del lavoro.

Gli occupati si ridurranno dello 0,7 per cento nel 2012 e scenderanno nuovamente dello 0,1 per cento l’anno prossimo. L’incremento dell’1,4 per cento registrato nel 2011 costituirà quindi solo una breve parentesi positiva tra due fasi della crisi.

Il tasso di disoccupazione dovrebbe risalire al 5,5 per cento per l’anno in corso e aumentare ulteriormente al 5,6 per cento al termine del 2013. Era stato del 2,8 per cento nel 2007 e dopo essere salito al 5,7 per cento al termine del 2010, lo scorso anno si era ridotto al 5,0 per cento.

Il tasso di attività e il tasso di occupazione si ridurranno su tutto l’orizzonte di previsione. Il dato regionale resta strutturalmente più elevato di quello nazionale, ma vede progressivamente ridursi la differenza con quest’ultimo.

Nel complesso quindi gli indicatori relativi al mercato del lavoro evidenziano un quadro in progressivo deterioramento, più marcato rispetto all’edizione precedente.

 

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