L’andamento del mercato del lavoro nella provincia di Modena evidenzia un quadro di sostanziale stabilità per l’anno 2011 rispetto al 2010. Emerge, tuttavia, uno scenario variabile a livello temporale, dove all’andamento relativamente stabile del primo semestre, fa seguito l’incertezza e il conseguente clima di sfiducia delle imprese nei successivi sei mesi dell’anno.
Ad evidenziare un siffatto scenario contribuiscono in particolare i dati relativi alle casse integrazioni guadagni straordinarie, quell’area grigia di persone ancorate alle aziende, quindi sottoposte ad ammortizzatori sociali, sulle quali forti si presentano i dubbi sulla possibilità che, con l’esaurirsi delle procedure, il sistema sia, a tutt’oggi, in grado di riassorbirle totalmente nel mercato del lavoro. A differenza della Cig Ordinaria, che ha carattere temporaneo e non prevede, di regola, il licenziamento dei lavoratori e diversamente dal Contratto di Solidarietà difensivo, che ha la primaria finalità di evitare i licenziamenti, la Cig Straordinaria si riferisce alle sospensioni dei lavoratori dal lavoro, per motivi di crisi strutturale (generalmente di lunga durata) di cessazione, oppure anche di ristrutturazione, riorganizzazione o conversione dell’attività produttiva, con possibilità di applicazione dell’istituto della mobilità collettiva per i lavoratori ritenuti in esubero.
Dal punto di vista qualitativo, concentrando l’analisi su tale tipo di ammortizzatore sociale (CigS) si rileva una riduzione sensibile delle attivazioni nel primo semestre dell’anno, che lasciava sperare che gli effetti della crisi si sarebbero (anche dal punto di vista occupazionale) attenuati. Nella seconda parte dell’anno, tuttavia, l’incertezza ha cominciato ad affacciarsi nuovamente alla porta dell’economia locale. Lo si evince, appunto, dal numero crescente di casse integrazioni guadagni straordinarie attivate.
Dati che tuttavia non eguagliano quelli di fronte ai quali l’economia provinciale si è trovata negli anni 2009 e 2010. Gli ammortizzatori sociali, infatti, attivati dalle aziende del territorio nel corso del 2011 sono sostanzialmente dimezzati rispetto all’anno precedente, il 2010 e comunque minori rispetto al più ostico 2009.
Entrando nel dettaglio dei dati si osserva come, nel corso del 2011, le aziende coinvolte da processi di cassa integrazione guadagni straordinaria siano state 68 (rispetto alle 150 interessate nel 2010 e alle 163 del 2009). Di queste oltre la metà sono state attivate nella seconda parte dell’anno. Nei primi sei mesi del 2011, infatti, le procedure attivate sono risultate pari a 27, mentre nel secondo semestre 47 (la maggior parti delle quali nel quarto trimestre dell’anno, da ottobre a dicembre 2011.
Procedendo ad un’ulteriore analisi quantitativa dei dati relativi agli ammortizzatori sociali, si osserva come continui a perseverare la presenza di casse integrazioni guadagni straordinarie attivate per crisi aziendale (50 i procedimenti attivati nel corso dell’anno, di cui 11 per cessazione dell’attività). La tipologia di cigs per crisi – è bene precisarlo – è stata tipica del periodo di crisi più acuta, anche conseguentemente all’estensione delle possibilità di attivazione offerte dal ministero del Lavoro, non più consentita esclusivamente per eventi eccezionali, ma estesa in generale a qualsiasi evento che determini una riduzione del fatturato e degli ordinativi.
Le aziende, invece, interessate da procedure concorsuali si attestano a 7, di cui 4 per fallimento, le restanti per concordato preventivo (sfociato in alcuni casi in acquisizione da parte di altre realtà imprenditoriali con relativa acquisizione dell’impianto occupazionale, almeno parziale).
Infine, solo 7 delle procedure di cassa integrazione guadagni straordinaria attivate sono conseguenti a processi di ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale, dietro le quali solitamente si accompagna un cospicuo piano di investimenti aziendale in impianti e risorse umane; tipologia tipica del periodo ante-crisi.
Relativamente all’organico aziendale, invece, si osserva come i licenziamenti ad oggi registrati, siano stati pari ad 96 unità, poco meno del 2% dell’organico complessivo (4988), oltre il 3% dei dipendenti effettivamente sospesi (3031): tale numero esiguo è senza dubbio frutto dell’attivazione dell’ammortizzatore sociale e della conseguente possibilità da parte delle Aziende di evitare l’espulsione dei lavoratori in esubero.
Accanto alla Cigs di cui si è trattato fin’ora, merita attenzione altresì il campo di applicazione dei cosiddetti ammortizzatori in deroga, di competenza regionale e quindi erogati dalla Regione Emilia Romagna, nelle forme della Cig Ordinaria e Straordinaria in deroga. Questi particolari strumenti valgono per aziende di piccole dimensione (sotto i 15 dipendenti), o appartenenti a settori tradizionalmente esclusi dagli altri ammortizzatori (ad esempio servizi), oppure ancora per contratti di lavoro non destinatari degli stessi (come quelli di apprendistato).
Tali ammortizzatori prevedono, l’obbligo, per i lavoratori che ne fruiscono, di partecipare alle misure di politica attiva, funzionali alla riqualificazione professionale e/o al reinserimento dei lavoratori stessi nel mercato del lavoro, previa “presa in carico” da parte dei Centri per l’Impiego operanti sul territorio.
I lavoratori operanti nei servizi alle imprese interessati da ammortizzatori sociali in deroga presi in carico dai centri per l’impiego della Provincia di Modena nel 2011 sono 306, su un totale di 1866 dell’intero anno.
Procedendo nella disamina relativa allo strumento della deroga, si osserva come meno significativo sia per settori come la fabbricazione di mezzi di trasporti a quota 2 lavoratori; la sanità e assistenza sociale (6 lavoratori); l’istruzione (6) e il turismo (9).
Dati a due cifre, invece, per il settore delle riparazioni e manutenzione di macchine e apparecchiature con 16 lavoratori interessati; l’agricoltura a quota 17; l’alimentare con 25 lavoratori; la fabbricazione di mobili (e altre industrie manifatturiere) con 28; il comparto della chimica, gomma, plastica con 48 lavoratori e il comparto della fabbricazione di macchinari e di apparecchiature con 63 addetti coinvolti.
Più significativo il dato del comparto legno, carta ed editoria con 101 lavoratori; l’edilizia (non industriale) con 105 lavoratori; la fabbricazione di prodotti di elettronica e delle apparecchiature elettriche (118); il commercio (156); la lavorazione di minerali non metalliferi (177) e la metalmeccanica con 185 lavoratori interessati.
Il numero relativo al comparto tessile – abbigliamento, infine, segna la cifra più elevata, con 468 lavoratori interessati nel corso dell’intero 2011.
Persone sospese dall’attività lavorativa in seguito a procedure di cassa integrazione ordinaria e straordinaria in deroga e prese in carico dai Centri per l’Impiego della provincia di Modena ai fini delle politiche attive per il reinserimento nel mercato del lavoro. Fonte: elaborazione sui dati dell’Amministrazione Provinciale – Modena.
Un’ultima considerazione, comunque connessa alle connotazioni dell’attuale situazione nel territorio provinciale, riguarda la gestione di crisi aziendali di particolare gravità, per le quali la sola attivazione della Cassa integrazione Guadagni Straordinaria non avrebbe consentito di superare tutte le criticità delle Aziende coinvolte, in particolare sotto il profilo delle relazioni tra parti sociali. Tali casi – una ventina in tutto il territorio provinciale – hanno coinvolto l’Assessorato provinciale alla Formazione e al Mercato del lavoro, quale sede di mediazione delle differenti esigenze e di garanzia di adempimento degli impegni reciprocamente assunti dalle parti sociali, con particolare riguardo alla gestione degli esuberi, nel modo meno traumatico possibile.
In conclusione È utile evidenziare come il territorio provinciale presenta andamenti mutevoli, derivanti dal fatto che l’economia locale è legata profondamente all’andamento discontinuo dei mercati esteri. In presenza di una crisi globale come quella in atto, qualsiasi misura relativa al mercato del lavoro dovrà tenere conto dell’impatto occupazionale e sociale alla luce della situazione sopra evidenziata e delle difficoltà di reinserimento dei lavoratori coinvolti negli ammortizzatori sociali di tipo conservativo.