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‘Giorno della Memoria’: Simona Lembi, Presidente Consiglio comunale di Bologna

Il discorso di Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale di
Bologna, tenuto oggi nel corso della seduta congiunta dei Consigli comunale
e provinciale in occasione del “Giorno della Memoria”.

“Il  punto  da cui vorrei partire per aprire questa seduta di Conaglio è il
richiamo  a  una  legge  del  nostro Paese: la nr 211 del 2000, che nel suo
primo  articolo  sancisce:  “la  repubblica italiana riconosce il giorno 27
gennaio,  data  dell’abbattimento  dei cancelli di Auschwitz, ‘giorno della
memoria’,  al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le
leggi   razziali,  gli  italiani  che  hanno  subito  la  deportazione,  la
prigionia,  la  morte,  nonché  coloro  che,  anche in campi e schieramenti
diversi,  si  sono  opposti  al  progetto  di sterminio, ed a rischio della
propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati’.

Parto  da questo articolo per ribadire il fondamentale compito che svolgono
le   azioni  delle  istituzioni  pubbliche  e  le  parole  e  i  gesti  dei
rappresentanti di queste ultime per ricordare.

Viviamo  un  momento particolarmente delicato, nel quale vengono meno molte delle  certezze  delle  quali si sono nutriti la nostra cultura e il nostro
vivere  civile per tutti i decenni successivi alla seconda guerra mondiale,
a  cominciare  da  una delle più preziose: il sentirsi parte dell’Europa. E
come  in  tutti  i  momenti  di  crisi, una delle cose più importanti è non
perdere  il contatto con il passato, non solo per il debito che abbiamo con
esso,  con i nostri antenati che hanno costruito il nostro mondo, spesso, a
prezzo  di  grandi  sofferenze;  ma  anche  perché  la  perdita del passato
comporta  lo  svanire  dell’esperienza  storica  e il rischio gravissimo di
ripetere  errori  e  tragedie.  Il  contatto con il passato non è un riparo
sufficiente,  e tuttavia è necessario. Ricordare: ricordare gli errori e le
tragedie,  ma  anche  il  coraggio  dei  “Giusti”,  la  saggezza  di chi ha
costruito  la   parte  migliore  della  nostra civiltà non è quindi solo il
dettame,  quanto mai opportuno, di una legge del nostro Stato, ma un nostro
bisogno di oggi, un bisogno -e anche un dovere- di noi tutti.

Mi hanno molto colpito, di recente, le parole di Agnese Moro: ‘non c’è’ una
politica  della memoria nel nostro paese. Tutto è molto legato a noi e alle
nostre  associazioni, ma per motivi anagrafici noi ce ne andiamo: non è che
in  eterno  potremo fare questo ruolo di supplenza di una politica pubblica
sulla  memoria’.  Queste  parole  non sono state dette ad un convegno sulla
giornata  della  memoria, e tuttavia mi sono sembrate un monito e un invito
per  chi agisce (seppur temporaneamente) nelle istituzioni pubbliche a fare
di più.

Per  queste  ragioni  il  Consiglio  Comunale  di  Bologna  e  quello della
Provincia  hanno  scelto  di  rinnovare  l’ impegno a ricordare, e di farlo
invitando  il  Sindaco  di  Mauthausen,  e  cioè  il  Sindaco  di un comune
austriaco di alcune migliaia di abitanti, sul cui territorio si è consumata
una parte della tragedia più orrenda del ‘900: una macchina della morte che
non  ha  risparmiato nessuno che fosse considerato ‘diverso’ dal modello di
conformità  totale  al  regime  nazifascista.  Fra  l’altro,  il Sindaco di
Mauthausen  andrà  domani  in visita alla sinagoga di bologna e domenica in
visita  a Marzabotto, e questi mi paiono gesti di altissimo valore morale e
politico.

Detto questo, ricordare non basta. Dobbiamo tornare ad una nuova educazione alla  democrazia, alla libertà, alla giustizia sociale che fecero rinascere l’Europa dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.

Il  nuovo  Consiglio  Comunale  di Bologna, è costituito prevalentemente da
trentenni,  alla  prima esperienza consigliare. È una generazione cresciuta
nel  vaccino  della democrazia: a scuola, all’università, in famiglia, ci è
stato  spiegato  che  la  guerra  è  un male e che le dittature non portano
benessere ma solo ingiustizia e dolore.

Ma   nessuno   di   queste   giovani  generazioni  ha  vissuto  di  persona
quell’orrore.  E  se  si  abbassa  la  guardia,  anche  i  vaccini migliori
rischiano di perdere efficacia.
Noi  stiamo  vivendo  dentro  quelle  istituzioni  democratiche  volute  in
risposta   al   nazi  fascismo:  l’unione  europea,  il  paese  libero,  le
istituzioni locali. Questo, insieme con i racconti dei nostri nonni, che la
guerra  l’hanno  fatta  davvero,  sono  stati la forza più grande che ci ha
permesso di guardare con speranza e con fiducia all’avvenire.

Questi  non  sono  discorsi  di  circostanza,  ma  si legano ad una precisa
situazione  che  si sta verificando (e progressivamente allargando) oggi in
Europa e non solo. La rinascita di movimenti e opinioni che ricordano o che
esplicitamente  si  richiamano al nazismo e’ un fenomeno che sta sotto i ns
occhi.  Sarebbe  troppo  facile  limitare questo riferimento a vicende come
quelle  dell’Ungheria o di qualche altro paese dell’est europeo. In realtà,
de nobis fabula narrator (di te racconta la storia), la cosa riguarda tutti
.
Ecco  perche’  parlare  oggi  di  queste  cose, non ha nulla di rituale, ma
risponde ad una necessita’ storica contingente molto precisa.

Proprio  all’interno  di  questa  necessità   sono  particolarmente grata a
quegli studenti e a quelle studentesse de (indicare le 6 scuole), che hanno
partecipato  alla visita al campo di sterminio di Mauthausen lo scorso 27 e
28 novembre.

LICEO “LEONARDO DA VINCI” CASALECCHIO DI RENO
I.T.C. “GAETANO SALVEMINI” CASALECCHIO DI RENO
LICEO “LAURA BASSI” BOLOGNA
I.I.S. “CADUTI DELLA DIRETTISSIMA” CASTIGLIONE DEI PEPOLI
LICEO “ENRICO FERMI” BOLOGNA
I.T.C. “ROSA LUXEMBURG” BOLOGNA
I.I.S. “ARCHIMEDE” SAN GIOVANNI IN PERSICETO

Una  visita  analoga,  nelle  scorse settimane, da parte di 150 studenti da
tutt’Italia   ad   Auschwitz/Birkenau,   ha   portato   l’attuale  Ministro
dell’Istruzione  ad  affermare  che quell’esperienza avrebbe fatto crescere
più  in  fretta  quegli  studenti.  Non  so dire se è vero. Ce lo diranno i
ragazzi  tra  poco.  Di certo, sono convinta che abbiamo consentito loro di
avere  una  cassetta degli attrezzi più ricca, per contrastare le cause che
resero  allora possibile l’ideazione dei lager nazisti. Li abbiamo chiamati
‘gli  ambasciatori  del  mai  più’  e  non  ho  dubbi  che  i loro racconti
dimostreranno  come  sia  davvero  possibile  trasmettere la memoria e fare
quindi  l’unica  cosa  che  ci  compete  davvero:  non  tornare  in  quelle
condizioni che resero possibile la barbarie delle persecuzioni.

Permettetemi   infine   di   ringraziare   chi  ha  partecipato  al  tavolo
istituzionale   composto   dalla  Provincia,  dalla  Regione,  dall’ufficio
scolastico  regionale  e  provinciale,  dalla  comunita  ebraica, dal museo
ebraico,  aned,  anei e istituto parri, che hanno reso più’ ricca di eventi
questa giornata della memoria e contribuito fattivamente a ricordare.

E’  per me (ma credo anche per molti di voi) motivo di particolare emozione
il  fatto  che  oggi  ricorra anche il 25 anniversario della morte di Primo
Levi,   grande  testimone  della  Shoah,  al  quale  dobbiamo  molto  delle
conoscenze e della consapevolezza dei temi di cui anche oggi parliamo”.

















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