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Alla Camera dei Deputati a Roma un convegno sulla reumatologia organizzato dal Policlinico di Modena

Il 26 gennaio 2012 ore 15.30 si terrà presso la Camera dei Deputati a Roma, un convegno dal titolo “Le malattie reumatiche cronico-infiammatorie: problematiche clinico-terapeutiche ed impatto socio-sanitario”, organizzato dal prof. Clodoveo Ferri, Direttore della Struttura Complessa di Reumatologia del Policlinico di Modena, che tratterà lo stato dell’assistenza reumatologica a livello nazionale e regionale, incluse le linee guida della nostra regione recentemente stilate con il contributo della struttura modenese. Parteciperanno all’iniziativa il Ministro della Salute Renato Balduzzi, il Sottosegretario all’Economia e alle Finanze Gianfranco Polillo ed i membri della XII Commissione Affari Sociali on. Lucio Barani, Livia Turco, Domenico Di Virgilio e la senatrice Paola Binetti. All’iniziativa partecipano rappresentanti della Società Italiana di Reumatologia, di Unireuma (Collegio dei Professori Ordinari di Reumatologia) e dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR).

Scopo del convegno è fare il punto sulle malattie reumatiche infiammatorie croniche, porre le basi per la creazione di un’adeguata rete assistenziale territoriale e definire un’adeguata programmazione del numero di nuovi specialisti da formare nei prossimi anni. In tal senso, è in atto una notevole contrazione del numero di nuovi specialisti, ben al di sotto di quelle che dovrebbero essere le reali necessità e di quanto viene realizzato negli altri Paesi dell’Unione Europea.

Le malattie reumatiche coinvolgono oltre il 10% della popolazione italiana e rappresentano una delle prime cause di disabilità nel nostro Paese. “Il nostro reparto – ha sottolineato il prof. Clodoveo Ferri – svolge annualmente più di 6000 visite reumatologiche ed ha in carico oltre 2500 pazienti con malattie autoimmuni-infiammatorie croniche. In Italia, a differenza di quanto avviene nella maggior parte dei Paesi europei, in virtù di una lunga consuetudine, il Reumatologo non viene visto come lo specialista di riferimento per le malattie mediche dell’apparato locomotore e soprattutto il suo ruolo per la cura delle malattie autoimmuni sistemiche. Questa particolarità, come è emerso da un’indagine conoscitiva del Senato della Repubblica, si traduce spesso in un estremo ritardo fra l’esordio dei sintomi e la consultazione di uno specialista in Reumatologia. Questa condizione è ulteriormente complicata da un’estrema disomogeneità nella presenza delle strutture reumatologiche in Italia, con poche Regioni in grado di offrire un’assistenza territoriale ramificata, mentre in altre sono presenti solo pochi Centri di primo livello, in assenza di qualsiasi rete territoriale”.

Il risultato è la migrazione dei pazienti nei Centri di Riferimento di altre regioni, con ricadute negative sull’efficacia dei trattamenti intrapresi spesso tardivamente rispetto all’esordio della malattia.

Le malattie reumatiche, in particolare le forme autoimmuni-infiammatorie, hanno andamento cronico ed evolutivo e sono caratterizzate da progressive alterazioni strutturali che possono coinvolgere, oltre all’apparato muscolo-scheletrico ed articolare, uno o più organi interni (polmone, cuore, rene, ecc.). La disabilità conseguente ed i costi totali sono direttamente proporzionali allo stadio di progressione. Ne consegue che una diagnosi e un trattamento precoci siano indispensabili al fine di raggiungere standard di salute più alti nella popolazione e, secondariamente, per contenere la spesa sanitaria e i costi indiretti sulla società.

Il ritardo nell’erogazione della prestazione specialistica reumatologica ha ovviamente conseguenze di varia entità in rapporto alla gravità dei pazienti afferenti; meno gravi per i pazienti con reumatismi di tipo degenerativo, come l’osteoartrosi ed i reumatismi extra-articolari localizzati, ma spesso molto gravi per quel 2% della popolazione generale affetto da poliartriti croniche, spondiloartriti, connettiviti e vasculiti sistemiche. “Da qui la necessità, quanto mai impellente – ha continuato il prof. Ferri – di creare reti territoriali efficienti, che facciano riferimento a Centri Reumatologici di terzo livello con caratteristiche di eccellenza; una tale organizzazione prevede la cura di pazienti con malattie di grado lieve-moderato presso i centri periferici di primo-secondo livello, riservando la presa in carico dei pazienti con malattia reumatica infiammatoria sistemica, ad andamento cronico-aggressivo, presso i Centri di terzo livello, dove con il coordinamento dello specialista reumatologo è spesso necessario un approccio multidisciplinare. Soprattutto in questi ultimi casi, la continua e rapida evoluzione della ricerca, sia per quanto riguarda le possibilità diagnostiche che terapeutiche, rende ancora più cruciale il ruolo del reumatologo; il suo elevato livello di specializzazione e competenza permette una tempestiva identificazione e trattamento delle forme più rare ed aggressive, caratterizzate da elevata morbilità e mortalità se non correttamente inquadrate”.

Nel nostro Policlinico esiste da anni un Centro specializzato in queste patologie. I reumatologi dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena hanno collaborato alla definizione delle linee guida regionali, primo esempio in Italia, per il “trattamento dell’artrite reumatoide e il corretto utilizzo dei farmaci biologici” ed è stato predisposto un registro regionale per monitorare i pazienti in terapia. Ciò garantirà una maggiore accuratezza diagnostica e terapeutica, riservando l’utilizzo di questi nuovi farmaci ai Centri altamente qualificati, migliorando la qualità e la sicurezza delle cure per i pazienti e ottimizzando le risorse a disposizione.
















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