Una rappresentanza del Coordinamento dei taxisti bolognesi, organismo nato da meno di una settimana, è stato ricevuto da Silvia Noè (Udc), che ha ascoltato le preoccupazioni espresse sulle intenzioni del Governo nazionale di liberalizzare il settore taxi e NCC (noleggio con conducente). Il rischio, a loro avviso, sarebbe quello di assumere un provvedimento che mette sullo stesso piano situazioni virtuose, come quelle presenti in Emilia-Romagna, e realtà che non funzionano, aumentando confusione e anarchia. Sono quindi le singole Regioni e in particolare gli Enti locali che devono continuare a detenere la prerogativa di decidere su questa materia, come prevede anche l’art. 5 della Costituzione, per il territorio di competenza.
Di qui uno dei tre principi cardine espressi dai rappresentanti del Coordinamento, quello della territorialità, mentre gli altri riguardano la contrarietà al cumulo di licenze e alle licenze gratuite in più come indennizzo.
L’obiettivo – affermano – deve essere quello di avere tante licenze quante ne servono veramente sul territorio, sulla base di parametri trasparenti e reali.
Uno dei problemi più pressanti è infatti quello dell’ ”abusivismo”: fenomeno che colpisce anche Bologna. A fronte di una realtà di circa mille lavoratori, 706 taxi e 280 NCC regolari, ci sono almeno 140 ‘abusivi’, che, dopo aver comprato la licenza di NCC fuori provincia o addirittura fuori regione, con costi e tassazioni molto inferiori rispetto a Bologna dove le licenze hanno costi ‘istituzionali’, vengono a esercitare nel capoluogo emiliano, associandosi a certe compagnie o tra di loro, creando quindi associazioni autonome. Questo fenomeno ha un effetto distorsivo non solo del mercato, ma anche della percezione che utenti e istituzioni hanno della realtà, anche perché questi ‘abusivi’, per esempio, non sono tenuti a osservare le stesse tariffe previste da taxisti e conducenti regolari. La richiesta è quindi anche quella di sollecitare i Comuni, e in particolare, l’amministrazione bolognese, ad avviare controlli e monitoraggi tali da evitare queste ‘presenze’ anomale.
I rappresentanti del Coordinamento hanno anche ricordato di aver presentato di recente alla Regione un progetto di legge per ‘normare’ il servizio di trasporto persone non di linea, per rendere più equilibrate le risposte all’utenza sia nelle aree a forte domanda, sia in quelle a domanda debole.
Silvia Noè ha dichiarato di considerare le liberalizzazioni condivisibili e necessarie: ciò nonostante, si deve tenere conto delle professionalità e del reale fabbisogno dei territori. Noè concorda infatti sulle preoccupazioni che potrebbero nascere di fronte a un incremento indifferenziato di licenze che non fosse rapportato e condizionato dal parametro della territorialità: ci sono infatti – ha riconosciuto la consigliera – comuni dove il servizio è già buono e dove una liberalizzazione selvaggia comporterebbe situazioni di ulteriore precariato e ci sono aree, al contrario, completamente scoperte. Servirebbe quindi un’autorità terza, svincolata da ogni effetto persuasivo da parte di gruppi di pressione, che definisca e misuri autonomamente il reale fabbisogno di licenze e autorizzazioni per ogni comune, sulla base di parametri trasparenti e oggettivi.
Anche Noè sostiene quindi il principio della territorialità e richiama i Comuni ad assumersi le responsabilità del caso, in particolare attivando un’azione di monitoraggio della situazione attuale. Il richiamo è soprattutto rivolto al Comune di Bologna, che non può pretendere autonomia su questa materia, se poi consente la presenza di ‘abusivi’ senza controllare e monitorare la situazione denunciata dai lavoratori ‘regolari’.
Noè ha infine ricordato che il tempo è scarso: si devono quindi assumere posizioni nette e scegliere con decisione le priorità, una delle quali è certamente la territorialità.