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Bologna, Consiglio provinciale contro accordi separati “modello Fiat” nelle aziende

Il Consiglio provinciale ha approvato ieri pomeriggio due ordini del giorno sul tema della rappresentanza sindacale della Fiom-Cgil all’interno delle aziende del gruppo Fiat, argomento che ha impegnato l’Assemblea in una lunga discussione, seguita in aula da una rappresentanza di lavoratori Fiom.

Il primo odg, che era stato presentato lunedì scorso da Giovanni Venturi (Fds) e sottoscritto da Idv, è stato approvato ieri con 12 voti a favore (Pd, Fds, Idv), 4 astenuti (Maenza-Pdl e i consiglieri Pd Zaniboni, Torchi e Mazzanti) e 10 contrari (Fli, Pdl, Lega, Udc, Pagnetti e Rambaldi del gruppo Misto). Il documento auspica che “le imprese metalmeccaniche e non, del nostro territorio, non assumano i contenuti del Contratto nazionale dei lavoratori dell’auto del Gruppo Fiat firmato il 13 dicembre a Torino, ma continuino ad operare all’interno del Contratto collettivo nazionale dei lavoratori ancora in essere”. Giovanni Venturi, durante il suo intervento in aula, ha proposto al presidente del Consiglio Stefano Caliandro di realizzare al più presto un Consiglio straordinario congiunto con il Comune di Bologna per affrontare i temi lavoro nella crisi e libertà sindacale nel rispetto della Costituzione. Il presidente Caliandro ha raccolto con favore la richiesta che porterà al primo incontro dei presidenti dei Gruppi consiliari e ha ricevuto in omaggio dai lavoratori presenti alla seduta una felpa rossa della Fiom.

Il secondo documento prende le mosse dalla chiusura della sede sindacale della Fiom-Cgil all’interno della Magneti Marelli “dovuta alle conseguenze dell’accordo sindacale in cui questa organizzazione non si è riconosciuta”. L’odg è stato proposto da Pd (prima firmataria Marilena Fabbri), Fds, Idv, Pagnetti e Rambaldi del gruppo Misto e ha ottenuto 17 voti a favore (Pd, Fds, Idv, Pagnetti e Rambaldi), 7 astenuti (Maenza-Pdl, Udc, Lega e Fli) e 2 contrari (Mainardi e Leporati del Pdl). Il testo esprime “il proprio rincrescimento per il venir meno, per la prima volta dal dopo guerra, della presenza in fabbrica di una storica rappresentanza sindacale tuttora fortemente radicata tra i lavoratori”.

Con questo documento il Consiglio auspica che “nella nostra città, in ogni azienda, siano consentite le libere espressioni di tutte le sigle sindacali e la loro partecipazione agli organismi di rappresentanza dei lavoratori”.

















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