La Costituzione della Repubblica Italiana dopo aver affermato (art. 1) che l’Italia è una repubblica democratica, all’art. 2 riconosce e garantisce i diritti involabili dell’uomo. Ora è fin troppo evidente che il diritto alla vita, quale presupposto di tutti gli altri diritti dell’uomo, anche della stessa libertà, si colloca fra i diritti inviolabili.
La negazione del diritto alla vita del singolo uomo contrasta con la stessa esistenza dello Stato con riguardo al “Popolo”. Ogni colpo inferto al singolo cittadino è portato allo stesso Stato, cioè al suo Popolo.
Ove lo Stato neghi il diritto alla vita ai suoi cittadini, nega se stesso; ove discrimini sulla vita nega l’uguaglianza, e cioè la democrazia. L’inizio della vita dell’uomo si colloca al momento del concepimento, rilevante per il nostro ordinamento giuridico, ne consegue che il concepito è soggetto che gode della tutela costituzionale e il suo diritto alla vita ed al suo nascere si iscrive fra i diritti inviolabili di cui all’art. 2 della Costituzione.
Ora, ricordando che certa sinistra da sempre combatte contro la nostra Nazione e l’esistenza del Popolo italiano, non si capisce proprio come, sempre questa sinistra che si riempie la bocca di cittadinanza, uguaglianza e democrazia continui ostinatamente a combattere contro l’essere umano!
Non vi è democrazia ove si ammettano, con riguardo al diritto alla vita, discriminazioni.
Di questo si sta parlando in questi giorni, facendo una gran polemica sulla sperimentazione messa in atto nel Comune di Correggio, di sostegno alle donne che vorrebbero ricorrere all’interruzione di gravidanza a causa di problemi economici. Avessero almeno il coraggio di chiamare le battaglie con il loro nome! Non si parla di autodeterminazione della donna, bensì, di discriminazione nei confronti del nascituro, in base, cosa gravissima, alla condizione economica della famiglia!
Questo basterebbe a esprimere la mia posizione e quella del partito che rappresento, ma, in questi giorni, leggo descrizioni della legge 194 come di uno strumento magico che avrebbe ridato dignità alla donna, quando, piuttosto dovremmo parlare, con queste polemiche, dell’ennesimo tentativo di disumanizzare la gravidanza, senza tenere in alcun conto che interrompere la relazione fisica tra madre e figlio non significa affatto interrompere il legame psicologico e affettivo. Al contrario il trauma che un tale avvenimento provoca, accompagna la donna per tutta la vita, un dolore che lacera la sua persona e che nessuno le potrà mai togliere.
Sostenere che la 194 sia un segno di civiltà, senza restringere questo giudizio esclusivamente alla riduzione degli aborti clandestini (dato per altro non provabile e che prendiamo con un logico ragionevole dubbio) è svilire la donna, è giudicare la donna basandosi sulla sua volontà o non volontà, capacità o non capacità, possibilità o non possibilità di essere madre. Questo si che è razzismo! E anche oscurantismo, ottusità e chiusura mentale.
Tanto più che nel caso in discussione, si parla di sostegno economico a quelle madri che pensano di ricorrere all’interruzione di gravidanza perché credono di non poter mantenere un figlio.
Caso ancor più drammatico e lacerante di quello in cui un figlio non lo si vuole!
Provate a pensare ad una madre che scopre, in un momento così triste e drammatico, di non essere sola, che incontra volontari che hanno a cuore la sua vita e quella di suo figlio, che trova il sostegno di un’amministrazione pubblica, quella stessa alla quale versa tasse e imposte, più umana, più vicina e più attenta ai problemi e al vivere sereno dei suoi cittadini!
Ecco, fatevi questo quadro, mettetevi nei panni di questa donna, prima di lanciare anatemi e gridare allo scandalo per uno Stato che svolge il suo compito: difendere e sostenere i suoi cittadini, il suo Popolo!
Ma chiedetevi anche come l’essere umano si possa essere disumanizzato a tal punto da ritenere una nuova vita non degna di essere difesa, protetta e valorizzata.
(Roberta Rigon, Coordinatrice Provinciale PDL Reggio Emilia)