E’ partito, in modo informale ma sostenuto da autorevoli interventi, il dibattito sull’opportunità di ridurre di un anno (12 anni complessivi) il percorso scolastico. Non c’è stato fino ad ora alcun pronunciamento da parte del Ministro Profumo, che ha individuato nell’audizione alla Commissione Cultura al Senato altre priorità di lavoro – per me totalmente condivisibili – quali la edilizia scolastica e la valorizzazione dell’autonomia responsabile.
Un argomento portato a favore della proposta è che, in tal modo, l’Italia si metterebbe in sintonia con i paesi Europei, nei quali i ragazzi terminano a 18 anni il percorso di istruzione.
E’ vero, ma prima di questa ci sono tante altre differenze tra la scuola italiana e quella europea che andrebbero colmate in via assolutamente prioritaria: pensiamo ad esempio al differenziale sulla dispersione scolastica o sull’educazione degli adulti.
Il tema di ridurre a 12 anni il percorso d’istruzione dovrà essere affrontato nel quadro di una ridefinizione dei cicli e degli obiettivi di apprendimento: ritengo che non sia oggettivamente la priorità dell’oggi per una scuola pubblica stremata da anni di incertezze, svilita e impoverita.
La scuola ha bisogno da subito di sostegno alle innovazioni nella didattica, di diffusione delle migliori sperimentazioni, attraverso le quali fare anche la formazione in servizio dei docenti.
Ha bisogno di norme che valorizzino l’autonomia scolastica, che diano certezze e trasparenza nella distribuzione delle risorse; necessita dell’organico funzionale, della stabilizzazione del personale docente, di norme chiare sul reclutamento.
Ritengo che concentrare ancora una volta la discussione e l’attenzione sulla “cornice” sia una scelta non condivisa dal mondo della scuola e non condivisibile, anche alla luce delle numerose esperienze di riforma della cornice, formalmente approvate ma mai applicate realmente, che hanno prodotto incertezze, fibrillazioni, non cambiamenti e solide riforme strutturali.
Sul merito della proposta ogni valutazione deve essere rinviata alla luce di alcune preliminari scelte: come si intendono articolare i cicli scolastici? Dove togliere un anno? Quali modifiche conseguenti negli obiettivi di apprendimento?
Un’altra decisione dovrebbe essere preliminarmente assunta: tutte le risorse economiche e di personale liberate dalla riduzione di un anno devono essere utilizzate a vantaggio dell’innovazione e della qualità della scuola.