“L’eredità di Gilles e il premio Ilaria Alpi”: è il titolo del corsivo del presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, pubblicato oggi sul sito web presidenterrani.it. Di seguito il testo del corsivo:
“A volte alcune persone pagano con la vita, la violenza o con la privazione della libertà il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano, di raccontare ciò che vedono. Così è stato per troppi giornalisti che in questi anni, sempre maggiormente, sono stati uccisi o feriti nelle zone calde del mondo per aver praticato l’elementare diritto all’informazione.
Nei giorni scorsi siamo stati raggiunti dalla tristissima notizia dell’uccisione, il primo sul campo nella Siria della rivolta contro Assad, di Gilles Jacquier, 45 anni, inviato speciale di France 2. Un ottimo giornalista, molto legato all’Emilia Romagna dove aveva ricevuto due volte il “Premio Ilaria Alpi” per i suoi reportages, l’ultimo riconoscimento proprio quest’anno per un servizio televisivo sui giovani della rivoluzione tunisina.
Ucciso come Ilaria Alpi, come altri suoi 106 colleghi solo nel 2011, molti dei quali in Egitto, Libia, Siria, Tunisia, Yemen ma anche in Paesi come il Pakistan o il Messico, dove la libertà di stampa va spesso a disturbare interessi illegali o gruppi terroristici. Non a caso i rapporti specializzati dicono che in due casi su tre i giornalisti sono obiettivi mirati. A essi si aggiungano, solo nello scorso anno, oltre un migliaio di reporter arrestati, quasi il doppio che nel 2010, e ancora migliaia aggrediti, minacciati, costretti a fuggire dal proprio Paese.
Nessuna zona può considerarsi immune come dimostra, nella stessa nostra regione, il caso del giovane giornalista della Gazzetta di Modena costretto a vivere sotto scorta a causa di minacce ricevute dalla malavita organizzata. E non dimentichiamo che nei rapporti internazionali, soprattutto a causa delle spropositate concentrazioni nel campo dei media, il nostro viene definito come un Paese non completamente libero nei confronti dell’informazione.
Infine, in un momento in cui la crisi di fiducia nelle istituzioni coinvolge anche il cosiddetto “quarto potere”, penso sia necessario fare tesoro della lezione di Gilles Jaquier, il cui lavoro deve essere indicativo per quanti giudicano con forse troppa fretta i meccanismi di un’informazione che ha bisogno di essere anche ripensata e riformata, ma sempre rispettata per quanto oggi contribuisce a rendere questo mondo più accettabile e giusto.
E credo che il “Premio Ilaria Alpi” debba essere orgoglioso di essere stato onorato da questo bravo e coraggioso giornalista”.