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Modena, Morandi (PDL): “Hera è una piccola Iri che genera sempre nuove poltrone a spesa dei cittadini”

Con il rinnovo del patto di sindacato di voto e di disciplina dei trasferimenti di azioni di Hera, la Giunta Pighi ha perso un’altra occasione per ridurre concretamente i “costi indiretti della Politica”, che continuano a lievitare perché la multi utility ha anche una funzione di ‘poltronificio’.

Il decreto Ronchi aveva previsto che le società in mano pubblica dovessero vendere le loro azioni nell’arco di qualche anno, per arrivare ad abbassare le loro partecipazioni fino alla soglia del 30%.

Il principale obiettivo era quello di fare in modo che la politica allentasse i legami che storicamente intratteneva con le aziende pubbliche e /o municipalizzate, ovvero che non le utilizzasse più come strumenti per alimentare il consenso elettorale e come ‘cimiteri degli elefanti’ dove ricollocare i politici non rieletti o non più rieleggibili. Successivamente, però, il Referendum sull’acqua ha mutato nuovamente lo scenario, facendo tramontare la portata normativa del decreto Ronchi.

Ho già avuto modo di rimarcare che la governance di Hera nel suo complesso -considerando la Holding e le società controllate e partecipate – aveva un costo di oltre cinque milioni di Euro.

Ma il sindaco Pighi- rispondendo ad una mia interpellanza sull’argomento- minimizzò, dicendo che era una situazione normale, non dissimile da tante altre.

Oggi viene ripresentato il patto di sindacato di Hera (con poche e non rilevanti modifiche), che purtroppo continua a stabilire che gli enti che ne fanno parte non possono vendere le azioni della controllata se non di comune accordo, al fine di non scendere mai al di sotto il 51 per cento, così da mantenere inalterato il controllo totale della società.

Lo scopo è quello di continuare a mantenere un carrozzone utile al partitone della sinistra, che vi colloca tanti simpatizzanti, che garantiscono così il consenso elettorale.

D’altra parte l’opinione pubblica si è accorta del perpetuarsi di questo neostatalismo municipale, e chiede un alleggerimento dei costi.

Il sindaco ha dichiarato che, seguendo quella che ormai è opinione diffusa e condivisa, si è accordato con Hera per diminuire i consiglieri da 18 a 13, all’insegna della “snellazza” da tanti invocata.

Il numero dei consiglieri rimane comunque molto elevato; ma quello che più indigna è che a ciascun consigliere verrà assegnato un compenso di 75.000 euro, e a quelli che avranno deleghe, € 100.000: quindi il CDA di Hera costerà oltre un milione di euro. Sarebbe stato opportuno che i consiglieri degli enti fossero dirigenti dei comuni, che già sono stipendiati lautamente dagli stessi, senza aggiungere ulteriori costi.

Nella aziende private la snellezza è altra cosa; i compensi agli amministratori vengono assegnati in funzione dei risultati raggiunti.

Nelle imprese pubbliche, che hanno in gestione i servizi pubblici locali in una condizione di monopolio, e che sono quindi facilmente controllabili dalla politica, che utilizza in questi carrozzoni per collocare con stipendi elevati, tutti quei politici non rieletti, facendo finta di non vedere che questa famiglia improduttiva si allarga sempre di più, e grava sulle spalle dei cittadini, che vedono di converso aumentare le tariffe.

Con il risultato che i cittadini sono doppiamente beffati: da un lato aumentano gli esborsi per le bollette di Hera che sono sempre più alte (perché comprensive del mantenimento di strutture esose e pleonastiche) e dall’altro devono pagare sempre più imposte, poiché il costo del neostatalismo municipale è a carico dei cittadini-utenti.

(Il Capogruppo del Popolo della Libertà, Dott. Adolfo Morandi)

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