(Adnkronos Salute) – Uno ‘spettro’ spesso ignorato. Il 12,6% degli italiani adulti, quindi quasi 6,5 milioni di persone, è a rischio di sviluppare il diabete e, tra loro, solo uno su quattro (26%) ne è consapevole. Inoltre, solo il 50% dei connazionali è a conoscenza del fatto che il diabete possa causare disturbi cardiovascolari, che rappresentano la principale causa di morte legata alla malattia, ed è responsabile di 75.000 infarti del miocardio e di 18.000 ictus ogni anno nel nostro Paese. Sono i dati frutto di un’indagine condotta su un campione di 500 persone rappresentativo della popolazione italiana, dall’Istituto Tns Gallup per conto di Novo Nordisk.
La ricerca è stata presentata oggi in occasione del Changing Diabetes Sport Day organizzato per celebrare la Giornata mondiale del diabete, a Roma, nel salone d’onore del Coni, da Diabete Italia, Associazione nazionale italiana atleti diabetici-Aniad, Federazione italiana Hockey, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio di ministero della Salute, dell’Università, della Ricerca e dell’Istruzione, ministro della Gioventù, Comitato olimpico nazionale italiano, International Diabetes Federation, Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, Italian Barometer Diabetes Observatory, Sport senza Frontiere, con il sostegno non condizionato dell’azienda farmaceutica danese.
“Il diabete – ha detto Umberto Valentini, presidente di Diabete Italia, organizzazione che raccoglie le principali associazioni di volontariato fra persone con diabete e le società scientifiche della medicina specialistica, generale e dei professionisti sanitari coinvolti nella cura e nell’assistenza – è una malattia in forte crescita anche nel nostro Paese e riguarda oltre 3 milioni di persone, il 5-6% della popolazione. Negli ultimi 10 anni il numero di persone colpite da questa malattia è quasi raddoppiato in Italia e questi dati ci fanno capire come la crescita nei prossimi anni sarà esponenziale. E’ fondamentale intervenire subito con un’attenta opera di prevenzione, volta a migliorare le conoscenze e gli stili di vita dei nostri connazionali”.