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Il Comune di Modena risponde alle 10 domande sull’acqua

“Se prendessimo per buone le posizioni illustrate dai referenti di Modena Attiva, non solo non si dovrebbe costruire nulla tra via Canizzaro e via Aristotele, ma dovremmo sgombrare i circa 12 mila cittadini che attualmente risiedono nella zona che sovrasta le falde acquifere. Dovremmo farlo se la residenza fosse davvero incompatibile con la presenza delle falde, ma sappiamo bene che non è così e sono le norme a indicarlo”. L’assessore comunale all’Ambiente Simona Arletti replica alle dieci domande formulate dal Comitato Villaggio Giardino sui temi della tutela delle acque.

1) Non esistono criticità gravi, ma un problema che riguarda i nitrati, oggi sotto controllo, sicuramente da affrontare con solerzia per evitare possibili emergenze in futuro. La conferenza stampa è stata convocata per rendere pubblico quanto era stato illustrato il pomeriggio precedente ai sindaci dei Comuni dell’area nord che avevano chiesto spiegazioni sulle politiche del Comune di Modena in materia di acqua potabile. La possibilità di potabilizzare l’acqua del Secchia era uno degli argomenti trattati. Sull’utilizzo delle acque di superficie esiste comunque un preciso riferimento nel piano di conservazione della risorsa idrica deliberato da Ato nel 2008. Bologna, Forli e Ferrara, ma anche Roma e Torino, utilizzano acque di superficie potabilizzate.

2) Essendo una proposta rivolta ad Ato, il tavolo tecnico è ovviamente da costituire; si tratterebbe di un organismo qualificato e rivolto ad affrontare il problema acqua con un approccio scientifico e di prospettiva.

3) La proposta è stata presentata ad Ato proprio perché l’assessore all’Ambiente conosce bene i livelli di competenza.

4) Non si vuole cambiarlo, si propone di aggiornarlo dopo 30 anni di onorata carriera. Il mondo è un po’ cambiato, la città e cambiata, è cambiato l’uso delle acque, si è manifestato il problema dei nitrati. Quel piano è valido nei principi e anche in gran parte delle applicazioni, ma aggiornare e migliorare è compito di ogni Amministrazione lungimirante: il Comune ha presentato una base di discussione.

5) A questa domanda non c’è risposta, perché non è una domanda ma un’affermazione palesemente falsa: l’assessore Sitta non ha mai sostenuto che i pozzi di via Canizzaro e via Aristotele devono essere chiusi. Anzi, ha sempre sostenuto che si deve operare per salvaguardarli.

6) Il tavolo dei nitrati è costituito e gestito dalla Provincia. Il Comune di Modena non ne fa parte e anche per questo ha chiesto che al più presto venga definita una linea di condotta condivisa.

7) Altro presupposto falso. Il Comune di Modena e Hera non hanno tagliato proprio nulla, anche perché è evidente che la prevenzione dei nitrati non si può attuare nella fase finale del trattamento. Bisogna intervenire a monte ed è in questa direzione che va la nostra proposta.

8) L’area di via Canizzaro che si intende trasformare è da sempre edificabile: in quanto area destinata ad attrezzature generali potrebbe ospitare una casa di cura, un palazzetto dello sport, la stazione delle corriere e altro. La proposta del Comune è di realizzare un intervento di edilizia residenziale, pulito, controllato, di qualità e con un’ampia dotazione di verde pubblico e quindi anche con la possibilità di procedere all’eventuale perforazione di nuovi pozzi.

9) Buona parte dell’investimento è già stato realizzato con la traversa sul Secchia e la condotta che arriva fino a Modena. Prima si inizia, comunque, e prima si capirà se l’intervento può essere efficace ed economicamente compatibile. La potabilizzazione del Secchia, infatti, è una soluzione di prospettiva, ma per essere pronti al momento del bisogno è necessario approfondire oggi le eventuali possibilità. Lo studio sul Secchia lo deve fare Hera? Certo, e chi altrimenti? Il gestore del servizio idrico integrato, Hera appunto, nel 2010 su tutto il territorio di competenza, ha trattato acque superficiali pari al 51% del totale distribuito. Poi tocca gli organismi istituzionali valutare e decidere. Quindi sì, siamo nel pieno dello spirito referendario: controllo pubblico, servizio efficiente, costi contenuti per gli utenti.

10) L’Amministrazione è in grado di indicare quali sono le aree previste per eventuali ampliamenti delle attività di prelievo; non è difficile perché sono chiaramente elencate nel Prg del 1989 che accoglieva le linee del Piano di tutela delle acque del 1981. Siamo anche in grado di indicare altre aree aggiuntive, a nord della tangenziale, che potrebbero garantire l’eventuale ampliamento dei prelievi.

“Queste le nostre risposte, anche se dalle domande si intuisce con chiarezza che chi le ha formulate non sembra essere interessato all’ambiente, alla tutela delle acque e a null’altro che non sia la realizzazione di nuovi alloggi vicini, e nemmeno poi tanto, ai propri”, conclude Arletti. “Se è questo il problema, e ora risulta evidente, l’Amministrazione è comunque disposta a discutere della qualità e della quantità dell’intervento, come del resto abbiamo sempre fatto”.

















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