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Tumori: 80% malati perde o cambia lavoro, 30% teme impatto crisi su cure

(Adnkronos Salute) – In tempi di crisi anche il cancro fa più paura. L’80% dei malati di tumore ha sperimentato l’impatto della patologia sulla propria professione, dalla perdita del lavoro al crollo del reddito, e il timore è che il contesto economico attuale possa peggiorare ulteriormente il peso del cancro sul portafoglio. Non solo: quasi il 30% dei malati e di chi li assiste pensa che la scure dei tagli possa limitare anche la disponibilità delle terapie anticancro innovative, più mirate e quindi più efficaci e con meno effetti collaterali. A fotografare le paure degli italiani alle prese col tumore è una maxi-indagine condotta dal Censis su oltre mille malati e 700 caregiver.

La ricerca, realizzata con il supporto di Roche e in collaborazione con la Favo (Federazione italiana associazioni di volontariato in oncologia), è stata presentata oggi a Roma da Giuseppe De Rita e Carla Collicelli, presidente e vicedirettore del Censis, e discussa da Francesco De Lorenzo, presidente di Favo, e Maurizio de Cicco, amministratore delegato di Roche in Italia. Secondo l’indagine, oggi sono più di 274 mila le persone che, a causa di un tumore, nel corso della loro vita sono state licenziate, costrette alle dimissioni o a cessare la propria attività autonoma. Di queste, sono quasi 85 mila quelle a cui è accaduto negli ultimi 5 anni. In generale, circa 8 malati di cancro su 10 hanno subito un cambiamenti sul fronte economico-lavorativo.

Una speranza arriva dalle nuove cure, che hanno abbattuto il tempo fra l’intervento chirurgico o i trattamenti medici e la ripresa della normale vita quotidiana. Dai 17 mesi in media di 10 anni fa, si è scesi a 4 mesi: -13 mesi, fatte salve le ricadute per un eventuale peggioramento della patologia, che riguardano il 25% dei pazienti. Sempre secondo l’indagine, poco meno del 13% del campione (il 16% al Sud) giudica insufficiente la disponibilità attuale di terapie innovative. Sul futuro, però, aleggia la paura che i tagli ai bilanci pubblici complicheranno anche l’accesso alle cure ‘intelligenti’: per il 40% degli intervistati a causa della lunghezza delle liste di attesa per controlli ed esami, per il 33,5% a causa delle attese quando ci si reca in terapia, per il 29,5% a causa delle difficoltà di bilancio della sanità, che limiteranno la disponibilità di terapie più efficaci e sicure. Il 25,7%, infine, teme che ci saranno ulteriori differenze nelle cure tra varie aree del Paese, in particolare per quanto riguarda i farmaci biologici. Sensazione di fragilità e tendenza alla facile commozione (lamentate dal 57,9% del campione), apatia, debolezza e perdita di forze (54,7%), dolori e disturbi fisici (52,9%), perdita del desiderio sessuale (47,6%), ansia (46,7%), problemi relativi all’aspetto fisico (42,2%): sono questi – secondo i risultati dell’indagine del Censis – i principali disturbi psicofisici con cui i malati di cancro si adattano a convivere, pur di tornare il prima possibile alle normali attività quotidiane.

Dalla ricerca emerge anche che l’82,5% dei pazienti oncologici può contare su una persona di riferimento per l’assistenza. Ma il welfare è essenzialmente familiare: nella gran parte dei casi sono infatti le famiglie, in particolare le mogli o conviventi (62,3%), a offrire le cure necessarie con un impegno quotidiano, anche notturno. Il 68,3% dei caregiver convive con il paziente e il 6,7% dei pazienti è completamente non autosufficiente. E’ alta anche la quota di anziani che assistono altri anziani: quasi un terzo dei caregiver ha più di 65 anni.In generale, dall’istantanea scattata dal Censis risulta che sono buoni e migliorati negli ultimi 2 anni i servizi sanitari con cui i pazienti entrano in contatto: lo pensa il 77% degli intervistati. E’ invece negativo il giudizio sui servizi sociali (il 45% li ritiene buoni o ottimi, ma il restante 55% li valuta insufficienti o addirittura non riesce nemmeno a entrarci in contatto), sui servizi territoriali (l’assistenza domiciliare è giudicata insufficiente dal 42% degli intervistati) e sulle varie forme di tutela, inclusi i supporti economici (quasi il 50% le definisce insufficienti). Quasi il 66% del campione sentito dal Censis è convinto che vi siano disparità nelle opportunità di cura per i pazienti oncologici. Tra le priorità che i pazienti indicano per il futuro, il 74% cita la necessità di avere terapie innovative sempre più personalizzate e con minori effetti collaterali. Pazienti e caregiver, poi, chiedono una maggiore attenzione agli impatti psicologici della patologia (32%).

















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