“La legge Reale, che vieta l’uso di caschi o altro che nasconda il viso di una persona, non può essere applicata all’uso di burqa e niqab, perché la norma si riferisce a casi in cui l’obiettivo è non rendersi riconoscibile. Non è possibile intervenire nemmeno con ordinanze, poiché una sentenza della Corte costituzionale limita l’azione dei sindaci solo a situazioni di contingenza e urgenza”.
E’ la risposta che il sindaco di Modena Giorgio Pighi ha dato ieri in Consiglio comunale all’interrogazione del consigliere Andrea Galli (Pdl) sull’utilizzo del burqua a Modena. Galli aveva presentato l’istanza lo scorso giugno, “dopo aver visto in piazza Roma una donna completamente coperta da un burqa, simbolo religioso d’intolleranza, di segregazione e di sottomissione della donna secondo gli usi di alcune minoranze musulmane”. Nell’occasione il consigliere, “sollecitato da un cittadino”, aveva avvisato le forze dell’ordine. Il consigliere, in particolare, ha chiesto all’Amministrazione “se intende davvero promuovere l’integrazione con le minoranze religiose presenti in città attraverso la reciproca comprensione che prevede, anche, il rispetto della donna e non la sua umiliazione, la sua segregazione, la sua ridicolizzazione”, e se “intende emettere un’ordinanza che vieti, nel territorio comunale, l’uso del medioevale burqa”.
Il sindaco ha precisato che per vietare l’uso di tali indumenti è necessaria una iniziativa legislativa e che “la mancanza di caratteristiche riferibili all’ordine pubblico e alla sicurezza urbana impediscono al Comune di intervenire con ordinanza”.
Nella replica, Galli ha definito la risposta del sindaco “grave e povera di contenuti”. Per il consigliere, Pighi si sarebbe nascosto “dietro arzigogoli giuridici”, mentre “lo scopo dell’interrogazione era che l’Amministrazione prendesse una posizione sulla prigione ambulante che segrega le donne musulmane, tema sul quale – ha concluso Galli – non è stata spesa una sola parola”.