Il caso della dipendente di un’azienda tessile di Carpi a cui il giudice ha annullato il licenziamento ma non ne può disporre il reintegro perché alla ditta non è applicabile l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, è emblematico delle mancate tutele dei lavoratori. Secondo il giudice la dipendente è stata aggredita e “non ha offeso il datore di lavoro ma si è difesa ed ha risposto ad una modalità offensiva di rimprovero” ma nonostante questo non può tornare al proprio lavoro.
Per la dipendente oltre il danno anche la beffa del pagamento di sole 6 mensilità anziché di tutti i mancati stipendi arretrati dal momento che alle ditte con meno di 15 dipendenti non si applicano le tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori.
Alla dipendente va la solidarietà del Prc, e secondo noi è indegno di un paese civile il fatto che di fronte ad un giudice che certifica un sopruso le norme impediscano il pieno risarcimento di una lavoratrice licenziata senza alcun motivo.
Questa vicenda ci dice quanto siano oggi sotto ricatto i lavoratori: dal tentativo di smantellare il contratto nazionale di lavoro, che rende soli è deboli i lavoratori davanti all’azienda, fino all’intenzione del Governo di favorire i licenziamenti anche nei crisi di crisi economica dell’azienda.
Ci domandiamo dove sia il nesso tra precarietà, allungamento dell’età pensionabile, licenziamenti facili da un lato e occupazione e crescita economica dall’altro. Al contrario è del tutto evidente che la riduzione dei diti dei lavoratori e la libertà di licenziare produce come unico effetto l’aumento della disoccupazione e della precarietà.
Non è togliendo tutele e diritti che si garantisce occupazione e sostegno ai lavoratori precari, ma attraverso la loro estensione anche a chi oggi ne è sprovvisto.
(La Segreteria provinciale PRC Modena)
