In Italia sono 1.944.000 i giovani tra 25 e 34 anni senza lavoro, con una crescita costante tra il 2008 e il 2011 di 1.130.000 unità, pari al 15,6%. Sono questi i numeri sulla disoccupazione giovanile pubblicati oggi dall’Ufficio Studi di Confartigianato. Numeri che ci fanno guadagnare il primato negativo in Europa per il più alto tasso di giovani inattivi: una percentuale del 25,9% a fronte del 15,7% della media Ue.
Così commenta il Presidente di Confartigianato Reggio, Rodolfo Manotti: “La situazione è grave, e a ben guardare si complica in un paradosso. A un’Italia di milioni di giovani disoccupati si somma un’Italia di migliaia di piccole e medie imprese che faticano a trovare manodopera qualificata”. L’ultimo rapporto Ocse, pochi mesi fa, parlava in effetti di una difficoltà per a rintracciare circa il 26,7% del personale necessario.
Prosegue il Presidente di Confartigianato Reggio Emilia: “Certo non esistono ricette facili per risolvere la disoccupazione e questa forza lavoro inattiva non potrà essere assorbita solo dalle Pmi artigiane, ma nella distanza tra i giovani e un certo mondo del lavoro si nasconde un nodo fondamentale. A tal proposito in questi giorni dobbiamo registrare l’entrata in vigore di importanti novità legislative, come un modo per cominciare ad affrontare seriamente il problema”.
E’ alla riforma dell’apprendistato voluta dal Ministro Sacconi che si riferisce il Presidente Manotti: il Testo Unico è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale e riguarderà circa 530.368 giovani in tutto il Paese, di cui 51.004 in Emilia Romagna (9,6% del totale). “Per quel che riguarda il contratto di mestiere – commenta Manotti – la riforma prevede tra le altre cose che in ciascun settore produttivo siano approvate le norme collettive che dovranno definire la durata e le modalità di erogazione della formazione, spezzando in questo il legame con la normativa regionale: la Regione non dovrà legiferare a riguardo e, raggiunto l’accordo di settore, il contratto sarà operativo”.
Sul valore dell’apprendistato e sull’effetto benefico che potrebbe venirne per gli squilibri del mercato del lavoro, Manotti è chiaro: “L’apprendistato è un elemento chiave per avvicinare i giovani al mondo del lavoro e farceli restare. Nelle imprese come quelle artigiane si investono parecchie risorse per insegnare il mestiere ai nuovi dipendenti e anche per questo i contratti di apprendistato nel 70% dei casi si trasformano in assunzione a tempo indeterminato”.
Conclude il Presidente di Confartigianato: “Dobbiamo proseguire su questa strada mettendo in campo una batteria di politiche del lavoro moderne ed efficaci, in grado di creare un rapporto più stretto tra scuola e aziende, rilanciare la formazione professionale e e l’istruzione tecnica, orientare i giovani nella scelta della scuola in base alle richieste del mercato del lavoro. Non dimentichiamo infatti di dover superare un modello culturale che contrappone il sapere al saper fare, la conoscenza teorica alle competenze tecniche e pratiche, e non sarà facile ma sarà necessario ristabilire pari dignità tra cultura classica e cultura manuale, scientifica e imprenditoriale”.