In Emilia-Romagna, anche a fronte dei tagli ai servizi (-30% nei trasporti), il trasporto sociale è a rischio.
E’ questa la denuncia dell’Anteas Fnp Cisl (Associazione terza età attiva e solidale dei Pensionati Cisl) dell’Emilia-Romagna, considerato che il servizio, svolto gratuitamente dai volontari, copre il 60% del fabbisogno e consente a disabili, anziani non autosufficienti o parzialmente tali di accedere ai servizi sociali, sanitari e ricreativi.
A fronte di 83.000 over 80enni non autosufficienti, sui 120 mila non autosufficienti stimati in regione, almeno 25 mila hanno bisogno di trasporto, ai quali il pubblico già ora non è in grado di dare adeguata risposta.
Nel 2010 l’Anteas ha garantito il trasporto sociale ad oltre 4500 persone, effettuando 5519 viaggi per un totale di oltre 222.550 km, tramite i suoi 25 pulmini (di cui una decina attrezzati per disabili) guidati da oltre 300 volontari autisti, impegnati per più di 16.800 ore.
“Un esempio dell’entità anche economica del trasporto sociale –puntualizza Andrea Arnone, coordinatore regionale Anteas- è che se moltiplichiamo il valore di un’ora di trasporto sociale (volontario e gratuito) per le 16.800 ore effettuate nell’anno si ha un totale di 168 mila euro ‘regalate’ annualmente dall’Anteas alla comunità. E questo senza che nessuno lo sappia”.
“Il volontariato –afferma Auterio Brusa, presidente Anteas ER- è un bene prezioso per tutta la comunità. Se i nostri 300 autisti smettessero di farlo migliaia di persone non potrebbero più avere questo aiuto con conseguenze anche tragiche, perché smetterebbero per esempio di seguire cicli di cure con detrimento della propria salute. Il nostro compito nella società –osserva Brusa- non è quello di realizzare servizi a costi più bassi, ma quello di costruire relazioni solidali e fraterne”.
“Il ruolo del volontariato –ribadisce con forza Giancarlo Bacchilega della segreteria Fnp ER “è meramente integrativo, di attivazione della partecipazione e di denuncia, ma assolutamente non sostitutivo del volontariato rispetto al pubblico, onde evitare rischi di deleghe improprie”.
Conseguentemente, l’Anteas ER sollecita la messa in rete territoriale delle attività legate al trasporto sociale, creando una sorta di ‘cabina di regia’ tra associazioni ed enti pubblici, così da coordinare al meglio le attività, realizzare la mappatura del servizio e l’ottimizzazione dell’uso dei mezzi (convenzioni, contributi per acquisto di auto, finanziamenti fondazioni).
Inoltre, per risolvere i problemi degli autisti volontari, l’Anteas chiede: l’inserimento del trasporto sociale all’interno dei piani di zona, piani per la salute e benessere sociale; una direttiva regionale per accedere alle zone a traffico limitato, alle strutture ospedaliere, ai parcheggi riservati ai disabili; l’estensione del contrassegno handicap anche alle associazioni abilitate al trasporto sociale, così da sostare, durante l’accompagnamento, senza rischiare multe o punti sulla patente; la condivisione con altre associazioni dell’uso dei mezzi, qualora questi non siano pienamente utilizzati.
L’Anteas ER con i suoi oltre 2600 iscritti e circa 1000 volontari si propone di contrastare ogni forma di esclusione sociale, migliorare la qualità della vita, diffondere la cultura e la pratica della solidarietà. A livello nazionale conta più di 60.000 iscritti ed oltre 11.000 volontari impegnati in varie attività di solidarietà. Ogni associazione, a seconda del contesto, delle competenze e delle risorse disponibili, svolge specifiche attività, quali: ambulatori sociali; trasporto sociale e accompagnamento; tele compagnia; visite e animazione in case di riposo; attività intergenerazionali con le scuole; visite a domicilio ad anziani soli; consegna pasti a domicilio; animazione del tempo libero degli anziani; turismo sociale; banche del tempo; servizio volontario europeo per i giovani.