Il Laboratorio di Urbanistica sul Piano Strutturale (Psc) del Comune di Mirandola, realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna, è giunto al suo secondo appuntamento e l’Assessore all’Urbanistica Roberto Ganzerli fa il punto.
«La partecipazione è stata ottima, sia in termini di presenza che di qualità degli interventi. – spiega Ganzerli – Fino ad oggi si sono avvicendate nei gruppi di lavoro una cinquantina di persone interessate a dare il loro contributo. In questa fase ci siamo occupati dell’area vasta in cui è inserito il Comune di Mirandola e della complessità della rete territoriale. Al di là della soddisfazione per il lavoro svolto, per il quale ringrazio i dipendenti comunali che hanno collaborato, la Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, l’Università, è doveroso fare alcune considerazioni sul dibattito effettuato. Ciò che emerge in maniera diffusa – prosegue Ganzerli – è la necessità di fare sistema, specie in un momento di crisi come l’attuale. Il limite di questo Psc è quello di qualsiasi Psc comunale: pur sforzandosi di considerare i Comuni limitrofi, nell’andare a disegnare le decisioni future non sarà mai come se si lavorasse su un Psc dell’Unione dei Comuni dell’Area Nord. Il territorio della Bassa dovrà essere considerato in futuro nel suo complesso, se si vogliono dare risposte efficaci ed efficienti su ambiente, energia, viabilità e sanità. Proprio su questo tema, nei giorni scorsi, è stato sottoscritto un documento con la Regione Emilia Romagna per iniziare a ragionare di una programmazione d’area, attraverso un piano di fascia cispadana, nell’ottica dei cambiamenti che la realizzazione dell’autostrada porterà sul nostro territorio. A mio parere – dice ancora l’Assessore – occorre pensare a sistemi amministrativi e politici più vasti e in questo senso una delle strade è la fusione dei Comuni. L’Unione è un’esperienza positiva ed interessante ma ora serve una evoluzione in tempi brevi, per un salto di qualità politico che ci porti a massimizzare l’efficienza amministrativa e fare economie di scala dove è possibile. Il rischio che si corre inoltre è di arrivare a “svuotare” progressivamente i Consigli comunali, visto che si trasferiscono sempre più funzioni all’Unione e che, di conseguenza, le decisioni vengono prese altrove, in Consiglio dell’Unione. Non penso però ad una fusione dei nove Comuni, ma piuttosto all’accorpamento di una serie di questi per vicinanza storica, politica e culturale. Ma attenzione: fondere i Comuni – conclude Ganzerli – non è una parola magica. Per essere sempre efficaci ed efficienti occorre arrivare a fusioni che possono far arrivare i nuovi Comuni ad almeno 50 mila abitanti, una dimensione che consente di “fare massa critica” e di entrare nelle cabine di regia regionali, con capacità di incidere sulla programmazione e di decidere del proprio futuro».