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Morto Simoncelli: Asaps, la pista resta sicura, le strade no

L’improvvisa scomparsa di Marco Simoncelli, campione del mondo di simpatia fra i campioni di motociclismo, non deve trarre in inganno. La pista rimane comunque il posto più sicuro del mondo per un motociclista. I motivi sono intuibili: pur con velocità medie di quasi 200 km/h e punte da 300 km/h, ci corrono i migliori piloti, bardati con le migliori protezioni, le vie di fuga non hanno piante e manufatti, ma sono fatte di decine di metri di sabbia. I soccorsi arrivano in 20 secondi e non in 20 -30 minuti. Ma soprattutto in pista c’è un fattore di valore assoluto per la sicurezza: le regole.

In pista chi brucia il rosso alla partenza è fuori, chi entra ai box superando il limite previsto trova gli autovelox dei giudici di gara, non quelli della polizia, e sono almeno 10 secondi di stop. Quando il commissario di gara sventola la bandiera gialla non si può sorpassare, quando sventola quella blu ci si deve far sorpassare e non ci sono storie, né ricorsi ai Giudici di Pace.

Sulla strada il discorso complessivo per i motociclisti è completamente diverso. Intanto a differenza della pista può capitare che ti venga incontro qualcuno anche dalla parte opposta. Le strade sono spesso trappole piene di buche e con micidiali guard rail per i motociclisti che causano anche record di amputazioni, le regole sono poco frequentate (non solo dai motociclisti), la distrazione è la consuetudine, la potenza e la velocità delle moto è più proporzionata ai portafogli che alle reali capacità dei conducenti e risultati sono sotto gli occhi di tutti.

In 10 anni dal 1998 al 2008 sono morti sulle strade 14.293 motociclisti e 860.520 sono rimasti feriti. Più dei dati di alcune recenti guerre. Anche nel 2009 (ultimi dati Istat disponibili) hanno perso la vita sull’asfalto 1.249 dueruotisti motorizzati: 212 ciclomotoristi e 1.037 motociclisti. Nel 2011 abbiamo come riferimento i soli dati degli incidenti del fine settimana rilevati dalla Polizia Stradale e dai Carabinieri (mancano quelli rilevati dalle Polizie Locali) e fino al week end di metà ottobre, secondo l’Osservatorio il Centauro-Asaps, si sono già contati 370 incidenti mortali con un incremento dell’1,5% rispetto al 2010, mentre il totale complessivo delle vittime dei fine settimana è invece in positivo calo del 12%. In alcuni week end estivi sono morti nel nostro Paese anche una quindicina di bikers, con una drammatica punta di 25 morti nel secondo fine settimana di luglio.

Insomma la tragedia di Marco, forse dovuta ad un insieme di strani e sfortunati elementi che hanno determinato una anomala traiettoria di ritorno nella scivolata, col trascinamento del campione fino all’incrocio col percorso di Edwards e Valentino Rossi, ci deve far riflettere su una pericolosità complessiva delle due ruote, che ha bisogno di interventi mirati, più sulle strade che nelle piste.

















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