E’ Trento ad aggiudicarsi il primo posto nella classifica di Ecosistema Scuola, la ricerca annuale di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado dei Comuni capoluogo di Provincia. Seguono Verbania, Prato, Reggio Emilia, Pordenone, Asti, Parma, Biella, Piacenza e Terni. Con Piacenza per la prima volta nella top ten.
All’indagine di Legambiente, che intende restituire una fotografia degli investimenti degli enti locali per la sostenibilità e la sicurezza degli edifici scolastici, hanno partecipato 91 Comuni. I dati presentati sono relativi al 2010 e sono stati raccolti tramite questionario. Pochi, nel complesso, i passi in avanti rispetto agli anni precedenti.
“Non si riesce a uscire dall’emergenza – commenta Vanessa Pallucchi, responsabile Legambiente Scuola e Formazione –. Gli enti locali, strozzati fra il patto di stabilità e il mancato trasferimento di fondi dallo Stato, non riescono più a stanziare sufficienti finanziamenti per la manutenzione delle scuole e il livello di qualità dei servizi scolastici, come mette in evidenza il nostro rapporto. Il primo stralcio di 358 milioni di euro del miliardo dei fondi Cipe per l’edilizia scolastica pare non essere arrivato ancora a destinazione. Il nodo aperto rimane l’aumento dei finanziamenti previsti per la messa in sicurezza delle scuole, associato a una programmazione che individui le priorità da affrontare. Ma per fare questo è necessario l’accesso ai dati dell’anagrafe scolastica, che malgrado gli annunci non sono ancora noti. Per questo chiediamo ancora una volta che l’anagrafe sia finalmente pubblicata, anche con dati parziali, riconoscendo ai cittadini il diritto di sapere le condizioni reali delle nostre scuole”.
La scarsità di risorse si registra anche in Emilia Romagna. Nei capoluoghi regionali, nel 2010 si è registrata una forte contrazione della spesa sia per la manutenzione ordinaria che per quella straordinaria anche se le strutture che necessitano di interventi urgenti (16%) sono comunque al di sotto delle medie nazionali.
Scarsa invece l’attenzione da parte dei Comuni per l’esterno delle scuole con solo l’1% di edifici all’interno di zone pedonalizzate e solo il 4% all’interno delle ZTL. Positivo la presenza del servizio di piedibus (la possibilità per i bambini di andare a scuola a piedi con un accompagnatore) nel 9% delle strutture.
“Anche se il patrimonio edilizio regionale è mediamente migliore rispetto al panorama nazionale c’è ancora molto da fare – dichiara Lorenzo Frattini, Presidente di Legambiente Emilia Romagna –. Per questo ci preoccupa il calo di investimenti segnalato dal dossier” Non tutto però è imputabile alla crisi “Esistono molte azioni a costo zero che possono influire sulla qualità ambientale e sulla salute degli studenti- continua Frattini- come ad esempio la pedonalizzazione delle aree limitrofe alle scuole. Al contrario oggi quasi tutte queste zone si trasformano negli orari di punta in veri e propri concentrati d’auto e di smog. Un segnale importante e da rafforzare è la diffusione del servizio del Piedibus spesso portato avanti anche dai volontari di Legambiente”
LA FOTOGRAFIA DELL’EMILIA ROMAGNA
Dalla fotografia di Ecosistema Scuola 2011 anche quest’anno il Centro Nord si conferma in testa alla graduatoria: sono l’Emilia-Romagna e il Piemonte, entrambe con 3 città tra le prime dieci e rispettivamente con 5 e 6 città tra le prime venti, le regioni che con Trentino-Alto Adige e Toscana guidano la graduatoria su la qualità dei servizi e dell’edilizia scolastica.
A rientrare nella top ten dei comuni capoluogo di provincia vi sono Reggio Emilia (4° posto), Parma (7°) e Piacenza (9°) che pongono la nostra regione fra quelle più attente ai problemi relativi all’edilizia scolastica. Se i primi due capoluoghi sono da anni ai vertici della classifica Piacenza, – che nel 2010 si trovava al 20° posto – cresce anche grazie alle politiche energetiche attuate, tra cui l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile negli edifici scolastici.
Anche Forlì e Ravenna si trovano in posizione virtuosa, rispettivamente al 12° e 15° posto, mentre gli altri capoluoghi sono decisamente più in basso con Modena che arriva al 36° e Ferrara che passa dal 31° al 58° posto. Preoccupanti le situazioni di Bologna in 62° posizione e Rimini che scende dal 45° al 64° posto.
Nel 2011 l’Emilia-Romagna ha stanziato in media per ogni edificio circa 20.000 € per la manutenzione straordinaria, e circa 10.000€ per quella ordinaria, ponendosi nella media nazionale in questa pratica. Si registra però una notevole diminuzione degli investimenti rispetto al 2010, quando i fondi stanziati furono 53.160€ per la manutenzione straordinaria e 18.220€ per quella ordinaria. Va tuttavia precisato che se il calo degli investimenti per la manutenzione straordinaria è presumibilmente legato a una minore necessità di interventi urgenti (nel caso della nostra regione solo nel 16,17% degli edifici se ne registra l’esigenza), appare invece ingiustificabile il minor apporto di risorse economiche per la manutenzione ordinaria.
L’Emilia-Romagna resta indietro anche nell’utilizzano di energia da fonti rinnovabili per gli edifici scolastici, al 7° posto con un dato del 14,98% di edifici interessati da queste tecnologie.
Per quanto concerne le buone pratiche, la nostra regione si distingue non solo per le accortezze in tema di risparmio di energia elettrica (nell’86,39% delle scuole sono in uso fonti di illuminazione a basso consumo), ma anche riguardo raccolta differenziata. La raccolta della carta si effettua in 9 scuole su 10, quella della plastica in più di 7 su 10, mentre oltre 8 scuole su 10 smaltiscono correttamente anche i toner e le cartucce delle stampanti.
Sul versante dell’alimentazione nel 63,93% delle mense scolastiche dei capoluoghi regionali si servono pasti biologici, un risultato tuttavia lontano dalle punte di eccellenza e dagli obiettivi fissati dalla legge regionale 29/2002. Al contrario nella quasi totalità di esse (99,72%) si beve acqua del rubinetto.
LA FOTOGRAFIA NAZIONALE
Trento conquista il podio grazie ai buoni risultati conseguiti da parte di tutti gli edifici scolastici per il possesso dei certificati di collaudo statico, agibilità, agibilità igienico-sanitaria, impianti elettrici a norma, porte antipanico e requisiti di accessibilità. Sicurezza ma anche servizi e buone pratiche a favore delle scuole: il 30% degli edifici è servito da pedibus; il 74% dispone di piste ciclabili nelle aree circostanti; la raccolta differenziata viene praticata in tutte le scuole; tutte le mense scolastiche sono dotate di cucina interna e utilizzano posate riutilizzabili; nel 19% degli edifici sono installati impianti di energia rinnovabile.
Anche quest’anno la forbice tra le città del sud e delle isole e quelle del nord e del centro è molto ampia: Benevento (21°) e Lecce (22°) sono le prime città del sud in graduatoria mentre Olbia (32°) è la prima tra quelle delle isole. Un divario che non accenna ad assottigliarsi soprattutto sul fronte dei servizi e delle buone pratiche a favore delle scuole.
Dall’analisi dei singoli parametri emerge una lieve flessione dei dati relativi alle certificazioni, ad evidenziare una difficoltà o una scarsa sensibilità da parte delle amministrazioni alla messa a norma degli edifici scolastici. Solo il 54,12% di questi è, infatti, in possesso del certificato di agibilità mentre una scuola su quattro non ha impianti elettrici a norma, una su due non dispone di scale di sicurezza e circa un terzo degli edifici non è in possesso del certificato di agibilità igienico-sanitaria.
Molto alta (93,06), invece, la percentuale delle scuole che svolgono regolarmente le prove di evacuazione e quelle con i requisiti in materia di accessibilità (78,98%). Trend positivo per gli interventi volti a eliminare le barriere architettoniche.
A fronte di un 41,48% di edifici posti in Comuni a rischio sismico, solo il 10,30% è costruito secondo criteri antisismici e solo sul 24,81% degli istituti è stata eseguita la verifica di vulnerabilità sismica.
Il patrimonio immobiliare scolastico è e rimane vecchio: più del 60% degli edifici risale a prima del 1974 e solo il 7,97% è stato costruito negli ultimi venti anni. Il 36,47% degli edifici continua a necessitare di manutenzione urgente e, negli ultimi 5 anni, una struttura su due è stata sottoposta a interventi di manutenzione straordinaria. Nel complesso, gli investimenti per la manutenzione straordinaria e ordinaria scendono entrambi del 14% rispetto all’anno precedente, ma i dati seguono andamenti diversi da regione a regione. Campania, Marche, Sardegna e Toscana registrano i migliori segnali di crescita sul fronte della manutenzione straordinaria mentre sono in discesa Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Sicilia e Umbria. Il maggior progresso degli investimenti in manutenzione ordinaria si riscontra invece in Basilicata, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Veneto mentre il calo più significativo si ha in Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte.
Tra i parametri sui rischi ambientali interni agli edifici scolastici, si registra un significativo incremento dei Comuni che hanno realizzato il monitoraggio sulla presenza di amianto all’interno delle strutture (92,11%). Aumentano i monitoraggi e diminuiscono i casi certificati ma, purtroppo, calano anche le azioni di bonifica. Tendenza inversa per il monitoraggio del radon, realizzato solo dal 29,87% dei Comuni. La presenza di questo gas continua, infatti, a essere sottovalutata anche in quelle regioni dove si riscontra la maggiore concentrazione nel suolo, come nel Lazio dove il dato pervenuto è pari allo 0%.
Segnale positivo sul fronte dei monitoraggi delle fonti esterne d’inquinamento ambientale: i controlli degli elettrodotti e delle emittenti radiotelevisive, rispettivamente al 13,33% e al 11,54%, crescono rispetto allo scorso anno. Decresce invece quello sulle antenne cellulari (34,09%) che risultano tuttavia la fonte più monitorata. Va precisato che questi dati sono relativi quasi esclusivamente alle regioni del nord e del centro mentre il sud e le isole appaiono completamente deficitari rispetto al monitoraggio degli elettrodotti e delle emittenti radio televisive.
In merito alla prossimità degli edifici scolastici alle fonti d’inquinamento ambientale, i valori maggiori si riscontrano per la vicinanza di aree industriali tra uno e cinque chilometri (17,11%), di antenne cellulari (15,86%) e di fonti d’inquinamento acustico (10,17%).
Anche per i servizi e le pratiche ecocompatibili il confronto con gli anni precedenti non evidenzia passi avanti, anzi rileva un peggioramento rispetto ad alcuni parametri. La presenza di prodotti biologici nei pasti rimane ferma al 52,38% ma calano la somministrazione di pasti interamente biologici (5,92%) e le cucine interne alle scuole (21,53%). In una scuola su tre non viene distribuita acqua di rubinetto nelle mense. In flessione il dato sulla presenza di giardini nelle aree antistanti le scuole e quello sulle strutture per lo sport, presenti nel 52,09% degli edifici scolastici. Il servizio di scuolabus è in decrescita costante, con il 32,57% degli edifici serviti, e quello del pedibus non si sposta dal 5,03%. Nuovo rispetto alle indagini precedenti il dato sugli edifici raggiungibili da piste ciclabili che si attesta al 9,45% evidenziando una netta frattura tra le regioni del nord, al 16,29%, e quelle del sud che non indicano edifici raggiungibili da piste ciclabili. Il rapporto introduce anche per la prima volta i parametri sulla localizzazione delle scuole in isole pedonali (1,14%), ZTL (5,07%) e all’interno di parchi urbani (1,62%).
Cresce l’utilizzo di fonti d’illuminazione a basso consumo (65,98%) e quello sull’impiego di fonti rinnovabili (11,56%). Un fronte, quest’ultimo, che vede il Veneto, la Puglia, la Toscana e il Friuli-Venezia Giulia con risultati ben al di sopra della media e la Basilicata e il Molise in coda con un dato dichiarato pari a zero. Costante il dato sulla raccolta differenziata, con la carta al 74,97%, la plastica al 64,34% e il vetro al 54,18%.
Dei 91 Comuni che hanno partecipato all’indagine Massa, Oristano, Novara, Roma e Siracusa hanno inviato dati incompleti (inferiori al 50%) e per questo non sono stati inseriti in graduatoria.
Legambiente prosegue l’approfondimento sui temi della scuola e dell’educazione all’interno del CONGRESSO NAZIONALE DI LEGAMBIENTE SCUOLA E FORMAZIONE che si terrà a Bologna presso l’Eremo di Ronzano nelle giornate di venerdì 21 e sabato 22 ottobre. L’associazione intreccerà i propri lavori congressuali con momenti di riflessione e approfondimenti culturali e pedagogici insieme a educatori ed esperti, su cosa significa oggi “Educare al futuro, tra scuola e territorio” e sulla “Nuova responsabilità educativa per una nuova cittadinanza”.