Un’interrogazione del consigliere Roberto Benatti (PdL) è stata presentata nel corso della seduta del Consiglio comunale di Carpi di giovedì 13 ottobre. Tema dell’interrogazione, basata su un articolo del settimanale Voce e composta da ben 14 punti, era il Comparto P.P.11 di via Molise. Benatti ha chiesto all’amministrazione comunale notizie sulla congruità dei lavori rispetto alle autorizzazioni edilizie rilasciate, sul numero e diametro delle tubazioni autorizzate dalla Bonifica, sulla eventuale presenza di una quinta tubatura ‘abusiva’, sul fatto che nello scolo Cavata defluiscono acque in quantità cinque o sei volte superiore a quella concessa nel 2003, sulle distanze dagli ultimi capannoni realizzati nel Comparto dell’argine del Canale di Carpi. E ancora l’esponente del PdL ha chiesto conto della larghezza delle strade interne al Comparto, di chi sarebbe eventualmente responsabile di tali incongruenze o abusi, dei controlli di Arpa dopo l’esondazione del 5 giugno scorso. “Come mai nessuno in Comune si è preoccupato di fare rispettare gli accordi rispetto al trattamento delle acque meteoriche prima della loro immissione nella rete di acque bianche? E’vero – ha continuato Benatti – che già nel 2004 l’ente locale aveva fatto presente agli interessati i problemi della zona e non è opportuno che dopo sette anni continuare a suggerire, proporre ed invitare il progettista Santi e i proprietari a fare verifiche e adeguamenti invece di mandare finalmente i tecnici del Comune a verificare e sanzionare? A cosa è dovuto un comportamento così amichevole nei confronti di chi ha urbanizzato quell’area?”
A Benatti ha risposto in aula l’assessore all’Urbanistica Simone Tosi: “si fa presente che l’amministrazione comunale a seguito della segnalazione dei residenti riferita alla tracimazione delle acque del canale denominato Cavata orientale causato dall’evento meteorico del 5 giugno – ha detto – ha cercato di individuare le possibili cause dei disagi lamentati dai residenti, che si ritiene possano derivare anche dalla mancata ultimazione dei lavori di urbanizzazione dell’area, per questo abbiamo avviato tutte le procedure e gli accertamenti necessari per verificare la congruità dei lavori realizzati con le autorizzazioni edilizie rilasciate. Dalle verifiche effettuate la situazione risulta che l’area è inserita nel Piano particolareggiato di iniziativa privata P.P.11-Via Molise; a seguito dei sopralluoghi effettuati dal Consorzio di Bonifica si era evidenziato che lo scarico di acque pluviali provenienti dal comparto industriale urbanizzato nello scolo Cavata orientale era stato realizzato in difformità dall’Autorizzazione allo scarico rilasciata dal Consorzio, nello specifico prevedendo al posto di due tubazioni in PVC di diametro pari a 30 cm. quattro tubazioni aventi diametro pari a 40 cm; l’ulteriore scarico di 60 centimetri di diametro indicato nell’interrogazione in realtà è ubicato su via Lama, fuori dal Comparto di riferimento, posizionato subito dopo la parte di cavo tombinato prospiciente l’area della Lamiz ed è lo scarico del fosso tombato. L’Ufficio Ambiente con ARPA ha effettuato ulteriori accertamenti e potrebbe sembrare che il ‘liquido oleoso’ altro non sia che aceto, probabilmente dovuto ad operazioni di lavature agricole del contadino che abita nell’edificio posto al fianco della Lamiz, che ha uno scarico diretto nel fosso tombato; nella Relazione Calcolo Udometrico, redatta dall’ing. Santi, si dichiarava che le sezioni dei tubi posti in opera per il deflusso delle acque meteoriche relative al progetto originario erano sufficienti anche per la variante in ampliamento del Comparto; il Servizio Arpa, dopo aver effettuato dei sopralluoghi nell’area, ha inviato una comunicazione con cui si esplicita l’esito delle verifiche compiute, evidenziando i seguenti aspetti: non sono state trovate tracce di sostanze oleose nei canali, nei fossati della zona agricola indicata e neppure nelle caditoie di raccolta delle acque meteoriche del comparto industriale; inoltre Arpa scrive che ‘si ritiene utile suggerire ai responsabili dell’ente locale di compiere una verifica sull’effettiva capacità di smaltimento del Cavo consortile recettore con pulizia e risezionamento dell’invaso oltre che attivarsi per la messa in sicurezza dei lotti edificabili- obbligo a carico dei privati proprietari, come previsto dalle norme di legge e regolamentari- prevenendo abbandoni o versamenti abusivi di rifiuti’; Arpa, con successiva comunicazione al Servizio Ambiente del Comune ed alla Provincia, ha evidenziato alcune piccole irregolarità riguardanti la gestione di alcuni contenitori per pezzi lavorati e cassoni per la raccolta rifiuti presenti nelle aree cortilive di alcune aziende del comparto artigianale in oggetto che, nel caso di forte pioggia o incidente, potrebbero causare trasporto di sostanze indesiderate nel reticolo delle acque bianche; tali irregolarità sono già state segnalate alle ditte interessate ed in fase di risoluzione”.
“Quanto al punto 5 dell’interrogazione – ha continuato Tosi in aula – si precisa che la fascia di rispetto definita come di tutela ordinaria dal PRG, così come individuata sulla cartografia vigente, prevede una fascia di tutela pari a 50 metri misurata dall’asse del canale: da misure effettuate sul posto risulta che gli edifici prospicienti il Canale di Carpi siano collocati ad una distanza di circa 48 metri dal ciglio del canale stesso, alla quale occorre aggiungere circa 5 metri dall’asse dello stesso, per una distanza complessiva pari ad oltre i 50 metri previsti per legge. Quanto al punto 6 dell’interrogazione si precisa che l’impostazione del progetto iniziale e successiva variante prevedevano una strada principale denominata via Emilia Romagna della sezione di 12 metri, comprensiva di marciapiedi laterali pari a 3 metri e vie di collegamento secondarie della dimensione di 10 metri, comprensive di 3 metri di marciapiedi laterali: tale è la situazione attuale nel rispetto di quanto previsto dagli elaborati approvati. Quanto al punto 7 si ritiene poi che i responsabili di eventuali inadempienze in ordine alle problematiche sollevate dall’amministrazione comunale e riferite all’esecuzione delle opere di urbanizzazione siano i soggetti firmatari della Convenzione urbanistica relativa all’attuazione del Comparto in oggetto. Quanto al punto 9 si ricorda che dopo l’evento meteorico del 5 giugno in data 6 giugno è pervenuto al Servizio Ambiente l’esposto di un cittadino che lamentava l’allagamento dei propri terreni e la presenza sugli stessi di residui oleosi. A seguito di tale esposto in data 11 giugno il Servizio Ambiente richiedeva ad ARPA di effettuare i relativi accertamenti come da segnalazioni sollevate con l’esposto. ARPA ha ritenuto di effettuare i relativi accertamenti secondo ordini di priorità, anche in funzione di altre problematiche verificatesi sul territorio carpigiano per lo stesso evento meteorico. Quanto al punto 10 si evidenzia che, ai sensi della legislazione vigente alla data di approvazione del Piano particolareggiato, nella Convenzione urbanistica si prescriveva che doveva essere previsto nei progetti esecutivi di ogni singolo lotto, ‘un adeguato sistema per il trattamento delle acque meteoriche provenienti dalle aree cortilive, prima della loro immissione, da ogni lotto, nella rete pubblica delle acque bianche, allo scopo di evitare lo scarico in corpo idrico superficiale di eventuali sostanze inquinanti accumulate sui piazzali e dilavate dalle acque di prima pioggia’. Ai sensi della legislazione attualmente vigente l’obbligo di realizzazione degli impianti di trattamento delle acque meteoriche è legato alle attività svolte dalle imprese che si andranno ad insediare nei lotti di progetto, pertanto nel progetto edilizio sarà necessario specificare se, in relazione alle attività svolte, vi sia il rischio di dilavamento da superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose”.
“Quanto ai punti 11, 12 e 13 si precisa – ha detto ancora Tosi – che in più occasioni l’amministrazione comunale ha manifestato ai Soggetti attuatori l’esigenza di adeguare le opere realizzate secondo i titoli autorizzativi rilasciati. Inoltre si ricorda che i Soggetti attuatori nell’arco di validità della Convenzione urbanistica, pari ai dieci anni dalla sottoscrizione, possono effettuare tutti gli adeguamenti necessari: in caso contrario in sede di collaudo delle stesse opere da parte dell’amministrazione comunale vengono contestate le inadempienze riscontrate e intimato ai proprietari di procedere al loro adeguamento secondo una precisa tempistica. Allo scadere dei termini assegnati se persiste la situazione di inadeguatezza riscontrata in sede di collaudo, l’amministrazione comunale può sostituirsi ai Soggetti attuatori e procedere ai lavori di adeguamento previa escussione delle garanzie economiche prestate con specifiche fideiussioni bancarie. Per ciò che riguarda il rilascio delle autorizzazioni allo scarico è competenza del Consorzio di Bonifica intervenire. A seguito di quanto precedentemente esposto è stato avviato un percorso di confronto tecnico con il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale al fine di individuare una serie di possibili interventi progettuali e di opere idrauliche da realizzare, che dovrebbero ovviare a future emergenze idrauliche e che, nello specifico possono essere così brevemente descritte, così come da elaborati allegati: realizzazione di una vasca a cielo aperto per la laminazione dei colmi di piena generati in occasione di intensi eventi meteorici mediante uno scavo di sbancamento: esecuzione di un manufatto di sfioro per lo smaltimento di acque meteoriche in corrispondenza del Canale Cavata; compatibilmente con la proprietà dello strada vicinale Gargallo, l’allargamento della larghezza di fondo del Cavo Cavata orientale fino a 2 metri e la profilatura della sponda. Le soluzioni tecniche prospettate dovrebbero interessare alcune aree libere, di proprietà dei Soggetti convenzionanti, esterne al Comparto e di futura cessione al Comune, così come già previsto nella citata Convenzione urbanistica con cui, in particolare, si prescriveva ai soggetti attuatori dell’intervento di ‘cedere le suddette aree opportunamente piantumate, con essenze arboree e arbustive, sulla base di un progetto esecutivo da presentarsi contestualmente alle opere di urbanizzazione primaria, preventivamente concordato con i competenti uffici del Comune’. Pertanto l’amministrazione ha invitato i Soggetti convenzionanti, in considerazione delle criticità idrauliche manifestatesi nel comparto, a presentare un nuovo titolo abilitativo che consenta di completare le opere di urbanizzazione del Comparto, integrando gli interventi progettuali previsti nel progetto originario con le opere idrauliche sopra descritte. Si tiene a precisare che i disegni allegati alla comunicazione sono delle proposte progettuali, di cui è necessario approfondire la fattibilità con uno studio preciso delle caratteristiche dell’area; a tal fine dovranno essere predisposti i seguenti elaborati: rilievo del terreno e delle opere di urbanizzazione realizzate in modo da dimensionare la vasca di laminazione e definire le corrette caratteristiche idrauliche delle opere da realizzare per lo smaltimento delle acque invasate; planimetria aggiornata della rete delle acque meteoriche interna al comparto, individuando tutti i punti di scarico previsti nel Cavo Cavata orientale ed autorizzati: planimetria aggiornata della rete delle acque nere interna al comparto, individuando tutti i punti di scarico nella rete pubblica delle acque nere: relazione tecnica inerente tutti gli interventi da realizzare a completamento delle opere di urbanizzazione primaria, accompagnata da uno studio idraulico del comparto aggiornato, documentazione fotografica dell’area e degli scarichi realizzati: planimetria di progetto e tutti gli elaborati grafici di progetto necessari per descrivere le opere idrauliche da realizzare: collaudo delle opere idrauliche e delle reti fognarie (bianche e nere) realizzate per la futura cessione alla mano pubblica”.
“L’amministrazione – ha concluso l’assessore – ha prescritto di concordare il progetto con il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale e di aggiornare anche gli elaborati relativi all’Autorizzazione allo scarico. Si prescrive di prevedere, comunque, le opere di mitigazione rispetto all’area agricola confinante richiesta dalla Convenzione, piantumando l’area con essenze arboree e arbustive; il progetto dovrà individuare il posizionamento delle essenze intorno e/o all’interno della vasca di laminazione ed in fregio al canale, previo accordo con il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale su tipologia di essenze da mettere a dimora. Infine, come richiesto da ARPA, si inviteranno i proprietari delle aree in indirizzo ad attivarsi per la messa in sicurezza dei lotti edificabili – obbligo a carico dei privati proprietari, come previsto dalle norme di legge e regolamentari – prevenendo abbandoni o versamenti abusivi di rifiuti”.
Benatti si è dichiarato insoddisfatto delle risposte di Tosi, rimarcando come a molte delle domande contenute nella sua interrogazione in realtà l’assessore non avesse di fatto replicato preferendo fare solo una cronistoria della questione. Benatti ha poi rilanciato alcuni dei suoi quesiti criticando l’amministrazione per il suo comportamento e ponendo nuove domande sulla vicenda “alle quali il Comune dovrebbe dare presto una risposta e che diventeranno – ha concluso l’esponente PdL – argomento di una nuova interrogazione”.