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Proteste polizia, i Sindacati in Provincia a Modena

I sindacati modenesi della Polizia Siulp, Sap e Silp saranno ricevuti lunedì 24 ottobre dai capigruppo del Consiglio provinciale di Modena per approfondire le ragioni delle proteste di questi giorni. Lo annuncia il presidente del Consiglio provinciale Demos Malavasi che martedì 18 ottobre ha incontrato alcuni rappresentanti sindacali al presidio organizzato da Siulp e Sap per richiamare l’attenzione sulla mancanza di carburante per le volanti.

Nei giorni scorsi, inoltre, il Consiglio ha approvato un documento sui problemi di sicurezza al Centro di identificazione ed espulsione dei clandestini che invita a fare il punto sulla situazione del Cie di Modena e individuare possibili modalità di intervento per migliorarla convocando un tavolo presso la Prefettura al quale partecipino le istituzioni locali, le Forze dell’ordine, le parti sociali e il volontariato.

L’ordine del giorno è stato approvato da Pd, Idv e gruppo Misto; voto contrario di Pdl e Lega nord. Il documento è stato presentato da Cecile Kyenge (Pd) che ha sottolineato come la struttura, nata alla fine degli anni ’90, «sia stata voluta dai modenesi e quindi spetta a noi anche la responsabilità di ripensarla».

I centri di permanenza temporanea non sono carceri, ha affermato nel dibattito Denis Zavatti (Lega nord), «anche se dovrebbero essere gestiti come tali visto che spesso ospitano clandestini che sono delinquenti. L’unico scopo che può avere un tavolo quindi è chiedere più sicurezza e più Forze dell’ordine per garantirla». «Clandestino non significa per forza delinquente» ha replicato Sergio Pederzini (Idv) per il quale «è assurdo detenere le persone per 18 mesi solo per identificarle». Concorda sull’eccessiva durata dei tempi di identificazione Mauro Sighinolfi (Pdl) che però rileva come «molto spesso ambasciate e consolati non collaborino. E l’identificazione è necessaria se un Paese vuole tutelarsi».

Secondo Luca Gozzoli (Pd) il Governo «è incapace di gestire perfino le politiche reazionarie che progetta. Il problema – ha detto il consigliere – è che i Cie applicano una forma di condanna senza processo a persone che diventano clandestine per legge». Mentre per Bruno Rinaldi (Pdl) se si parte «attribuendo tutte le colpe alla legge Bossi Fini, il tavolo non può cambiarla e quindi è inutile. Diverso il caso se si vuole capire come alleviare le sofferenze, reali, di queste persone». Fausto Cigni (Pd) ha sostenuto che la Bossi Fini «oltre a essere una legge scellerata e inaccettabile per un paese democratico, è fallita perché ha fatto solo aumentare i clandestini», e Livio Degliesposti (Lega nord) ha risposto sottolineando che «non è una vergogna venire in Italia presentandosi con nome e cognome, volendo lavorare e rispettare le leggi. Si può fare». Per Elena Gazzotti (Pd) è importante che le istituzioni «si occupino del problema di una struttura di sicurezza che invece diffonde insicurezza» e Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) ha aggiunto che è compito dei politici tutelare sia chi sta dentro che chi sta fuori».

















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