Entro novembre sarà realizzato in Emilia-Romagna un Patto regionale per lo sviluppo intelligente, sostenibile e inclusivo. L’obiettivo è stato fissato oggi in Regione durante i lavori del ‘Tavolo istituzionale del Patto per attraversare la crisi’ di cui fanno parte la Regione Emilia-Romagna, l’Upi, l’Anci e la Lega Autonomie regionali, l’Unioncamere, le associazioni imprenditoriali, le organizzazioni sindacali regionali, l’Abi e i rappresentanti del terzo settore.
«Il nuovo Patto – ha evidenziato il presidente della Regione Vasco Errani – dovrà sintetizzare, attraverso la partecipazione di tutto il sistema economico, sociale e delle autonomie, le scelte che dovremo fare tutti assieme per cambiare passo e supportare la società emiliano romagnola a uscire dalla crisi. Il Patto è necessario per tracciare una direzione di marcia diversa da quella in cui va il Paese ed è, alla luce delle esperienze fatte in questi anni, una risorsa importante di cui abbiamo ancora bisogno per affrontare le sfide che ci attendono nel prossimo futuro».
Durante l’incontro sono stati tracciate le traiettorie e le proposte che dovranno caratterizzare i contenuti del nuovo Patto i cui pilastri per il presidente Errani dovranno: «affrontare in maniera innovativa il tema del credito, sostenere il Piano energetico regionale, tenere il ritmo su internazionalizzazione e innovazione ed impegnarsi sul tema del lavoro, in particolare per i giovani con percorsi di stabilizzazione».
Nell’introdurre i lavori l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli ha evidenziato che: «scienza, green economy e made in Italy sono gli assi lungo i quali orientare il cambiamento della manifattura, dell’agricoltura e dei servizi della regione. Per sostenere la crescita nel breve e lungo periodo non c’è ovviamente una ricetta semplice. E quindi il Patto dovrà orientarsi attraverso: il sostegno dell’export, la realizzazione delle le riforme strutturali delle istituzioni e della pubblica amministrazione, del welfare e del mercato del lavoro ma anche una forte spinta alla ricerca e alla innovazione di impresa e di sistema agganciato ad un grande investimento sulla formazione del capitale umano. Snodo fondamentale del patto riguarderà anche la qualità delle relazioni industriali.
Lo scenario
Le previsioni di Prometeia, a livello nazionale, mettono la crescita del Pil allo 0,6% quest’anno, allo 0,2% l’anno prossimo (quasi stagnazione) e allo 0,7% nel 2013 e il rimbalzo di agosto della produzione industriale difficilmente basterà a ridipingere il quadro. L’Emilia-Romagna si trova ancora in una posizione relativamente migliore: più 0,9% nel 2011, 0,5% nel 2012 e 1% nel 2013.
Le ore di cassa integrazione del periodo gennaio-agosto 2011 sono scese rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 34%. Il tasso di disoccupazione, dopo aver superato il 6% a fine 2010 è sceso al 5% nel secondo trimestre dell’anno. Se invece del dato netto della disoccupazione si prende un indice di malessere occupazionale, formato da disoccupati, cassa integrati, persone in mobilità e persone che hanno smesso di cercare attivamente un lavoro si arriva al 10,2%. Il tasso di disoccupazione dei giovani fra i 25 e 34 anni è al 7,9%, per le ragazze è al 10,2%.
L’export non ha ancora recuperato tutta la perdita e si colloca ancora del 2,7% sotto il 2008. Però le potenzialità dell’export regionale sono notevoli: infatti le esportazioni regionali si stanno riposizionando. Rispetto ai primi sei mesi del 2008, nello stesso periodo del 2011 l’export cresce del 2% verso la Germania, del 3,8% verso la Francia, del 23% verso l’India, del 42% verso la Turchia, del 63% verso il Brasile e del 95% verso la Cina.
La domanda interna resta debole, a causa del rallentamento dei consumi delle famiglie, dei redditi reali e dei consumi collettivi . Ciò provoca inevitabilmente, almeno per il mercato interno, una diminuzione della propensione ad investire. Alcuni settori produttivi, in particolare quelli rivolti al mercato interno, restano in profonda difficoltà. Una parte consistente del potenziale produttivo rimane sottoutilizzata a causa della carenza di domanda: un terzo delle imprese mostra persistenti segni di debolezza.
Una serie di crisi aziendali si sta acuendo e in assenza di politiche industriali e strumenti ad hoc è sempre più difficile risolverle caso per caso, con il rischio di perdere lavoro e marchi storici: il clima di fiducia dell’industria manifatturiera volge al brutto.