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Aster, da laboratori reggiani nuovi sistemi di controllo

Composizione chimica, proprietà fisiche, difetti: tutte le caratteristiche del prodotto rivelate in una frazione di secondo, e senza rovinarlo. Verifiche sicure quasi al 100%. Applicabili dall’uva ai panini per i fast food, dal grasso suino al pesto alla genovese. Sono i risultati garantiti dai nuovi sistemi di controllo dei prodotti alimentari messi a punto in questi mesi dal laboratorio Siteia-Biogest, uno dei due centri della Piattaforma Agroalimentare della Rete Alta Tecnologia con sede a Reggio Emilia.

I risultati sono stati illustrati oggi nel corso del convegno “Ricerca industriale e trasferimento tecnologico a supporto delle imprese alimentari per migliorare la qualità e ridurre i costi” organizzato dalla Piattaforma e da Aster – il consorzio regionale che riunisce imprese e Università – nell’ambito di CibusTec. “L’innovazione – spiega il direttore generale di Aster Paolo Bonaretti – si sta rivelando capace di assicurare una marcia in più sui mercati anche a un settore che ha fatto e farà della tradizione e della tipicità il proprio principale punto di forza”.

Come accennato Siteia-Biogest sta lavorando per sperimentare sistemi per controllare i prodotti alimentari in tempo reale e con tecnologie non distruttive, in grado di fornire informazioni su composizione chimica, presenza di difetti, provenienza geografica lasciando intatto il campione dopo l’analisi e con una minima possibilità d’errore. La spettroscopia NIR fornisce ad esempio una curva che è come l’impronta digitale del prodotto, descrivendone la composizione chimica e le proprietà fisiche. È stata testata, ad esempio, per monitorare il tempo di lievitazione e l’acidità dell’impasto per produrre panini o per valutare la composizione del grasso suino.

Le immagini digitali RGB riescono, invece, a verificare l’omogeneità dei lotti o a identificare eventuali difetti, classificando ad esempio al volo il vitigno da cui proviene una partita d’uva o – dai pigmenti – la qualità di un pesto alla genovese, vedendo cose invisibili all’occhio umano e sempre con una possibilità d’errore tra lo zero e il 5-6% massimo. Se poi si fondono le due tecnologie si ottengono immagini iperspettrali, che garantiscono entrambi i risultati d’analisi. E l’investimento iniziale necessario per imboccare questa strada può essere ampiamente ripagato dalla grande quantità di informazioni ottenibili.

La Piattaforma Agroalimentare riunisce – oltre a Siteia-Biogest, altri cinque laboratori: Siteia.Parma, Cipack e Cim a Parma; Crpa Lab a Reggio Emilia e Ciri Agroalimentare a Cesena. Complessivamente in questi laboratori lavorano 201 ricercatori, di cui 70 a tempo pieno. Così tra le sei Piattaforme che danno vita alla Rete Alta Tecnologia, quella Agroalimentare è la seconda – alle spalle solo della Meccanica – per numero di contratti di ricerca attivati: finora ben 95, per un importo complessivo di 5,57 milioni, di cui la maggior parte (51) finanziati direttamente dalle imprese del settore.
















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