In questi giorni è all’ordine del giorno un tema fondamentale: la riforma del welfare, cioè il nostro benessere. Ed è in questa linea che pochi giorni fa si sono svolti gli stati generali sul welfare a Reggio Emilia. La Cisl da tempo ha posto la necessità di rifare un patto sul welfare, perché il precedente era figlio di una situazione superata. Siamo lieti che il tema sia stato posto all’attenzione di tutti. L’impostazione va nella giusta direzione. Occorre ora riempirla di contenuti e passare dalle parole ai fatti, e per poterlo fare in modo coerente con gli obiettivi espressi, e condivisibili, è necessario porre alcune premesse.
La prima osservazione è culturale, filosofica, economica: il welfare non è un lusso, non è una cosa che ci possiamo permettere solo in certi momenti e non in altri. E’ fonte di benessere e di lavoro. Si calcola che a livello europeo nel 2050 più di 20 milioni di persone lavoreranno nei servizi alla persona.
La seconda osservazione è sulla fiscalità, che oggi viene percepita come un costo, una negatività. E’ invece un elemento di coesione importante: basta pensare, ad esempio, che è con la fiscalità pubblica che si finanzia il fondo regionale della non autosufficienza, a tutela dei cittadini più deboli.
Terzo elemento è il livello di coesione di concezione della società: l’alternativa al “Ghe pensi mi” è la comunità che si fa carico di chi ha bisogno.
Occorre partire dall’analisi dei bisogni per impostare una risposta che metta in campo i valori di fondo della società. C’è troppa attenzione ai costi, alla sostenibilità economica. Non sono i costi che debbono determinare il modello di welfare: dietro ad una siffatta impostazione ci sono interessi da difendere o da promuovere. Il Libro Bianco di Sacconi (“La vita buona nella società attiva”) propone soluzioni individualistiche, fondate sulla capacità economica dei singoli (welfare sostenuto dalle assicurazioni private, e affida inoltre al volontariato una missione filantropica: soccorrere l’indigente. Il povero rimane così uno da assistere, non una persona con dei diritti e doveri.
Certo, nel momento in cui si parla di ridisegnare il welfare è necessario affrontare anche il tema della sua sostenibilità. Chi paga? I tagli dei trasferimenti giustificano il fatto che il pubblico cerchi di tirarsi fuori? Dobbiamo rassegnarci al ridimensionamento drastico dei servizi? Assistiamo ad un privato profit o non profit che non interviene se mancano le risorse, che non è interessato più di tanto a investire e che al massimo gestisce quello che è già coperto nei costi.
Di fatto, le famiglie sono sempre più povere e incapaci di sostenere i nuovi costi. E allora? L’apertura verso forme di welfare aziendale, attraverso la contrattazione di secondo livello, può rappresentare una opportunità, avendo però presente che le dimensioni dell’impresa locale non permettono risposte aziendali significative.
Parlando di risorse non possiamo non pensare all’evasione fiscale, al delitto che si compie privando la società delle risorse di cui avrebbe diritto e bisogno e dell’ulteriore scandalo insopportabile di chi oltre a non pagare usufruisce delle prestazioni togliendole a chi paga onestamente.
Le risorse ci sono nel privato e anche nel pubblico. Occorre non arrendersi ai tagli ingiusti ma anche avere il coraggio di analizzare la spesa corrente dei vari Enti: siamo poi sicuri che la spesa è giusta così come storicamente si è determinata? Non è il caso di fare verifiche su risorse, impegno e servizi erogati? Così come occorre avviare una seria verifica di ciò che hanno significato, o meno, in termini di economicità, efficienza e qualità dei servizi i processi di costituzione delle aziende dei servizi pubblici o delle Unioni dei Comuni.
Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e neopresidente Anci, ha chiamato tutti al confronto, alla progettazione, alla condivisione di un progetto. La società reggiana nelle sue varie componenti sociali, (sindacati, terzo settore, volontariato, cooperazione sociale, cooperazione profit e mondo imprenditoriale insieme alla rete dei servizio del pubblico), sarà in grado di rispondere positivamente alla sfida? Noi Cisl, assieme ai pensionati e alle categorie che rappresentano i lavoratori che operano nei servizi, ci stiamo a un confronto che porti ciascuno all’assunzione della responsabilità nel ridisegno di un nuovo modello di welfare.
(Margherita Salvioli Mariani, Segretaria Generale Cisl Reggio Emilia)