Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sen. Carlo Giovanardi, ha inviato in mattinata una missiva al Consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi chiedendogli la lettura in occasione del convegno “Spaccio e consumo di stupefacenti in Appennino”, in programma domani, 15 ottobre, a Castelnovo ne’ Monti. Al termine della conferenza i politici reggiani presenti saranno invitati a sottoporsi ad un test antidroga che avverrà attraverso l’analisi del capello.
Il testo del messaggio:
RINGRAZIO E SALUTO, innanzitutto il l’On. Fabio FILIPPI per l’invito che ha voluto rivolgermi a presenziare a questo importante evento.
Porgo i miei saluti anche alle Autorità presenti, agli organizzatori, ai relatori e a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo meeting.
Mi scuso ma inderogabili impegni assunti ancor prima di conoscere di questo appuntamento (sono a San Patrignano per il “Wefree Day”), mi impediscono di essere presente tra di voi, così come avrei voluto.
Però, considerando anche la tematica oggetto del convegno, non voglio rinunciare a fare alcune brevi considerazioni.
Il fenomeno delle tossicodipendenze in Italia è certamente grave, sia sotto il profilo della domanda che dell’offerta della droga, ma voglio dire ad alta voce che non siamo di fronte ad una situazione irreparabile, né sotto il profilo educativo e sociale, né per quanto riguarda le dimensioni del problema, non così numericamente drammatico come si sente ripetere ogni giorno.
Certo dobbiamo riuscire ad accrescere nei giovani la consapevolezza che ogni “sniffata” di cocaina in meno, ogni spinello fumato in meno, può contribuire a rendere migliore il mondo e la vita di chi vi abita: si potrebbe, in tal modo, salvaguardare l’ambiente dal deforestamento selvaggio dei luoghi di produzione e tagliare le unghie al terrorismo internazionale che si alimenta con i proventi della droga e che con quelle risorse mette in pericolo le nostre società; si potrebbe mettere in crisi la Mafia, la ’Ndrangheta, la Camorra che soffocano le imprese e l’economia del Sud Italia; si potrebbe evitare la morte per overdose di circa 500 ragazzi l’anno e ridurre l’onere per il mantenimento di oltre 130.000 tossicodipendenti nelle comunità di recupero e nei SERT; si potrebbero limitare il numero degli incidenti stradali che, solo l’anno scorso, secondo i dati dell’Ania, hanno prodotto un milione di feriti, 150.000 invalidi permanenti gravi, 20.000 paraplegici e tetraplegici e 4.700 morti.
Però dobbiamo anche dire, così come ripeto fin dall’inizio di questa legislatura con uno slogan volutamente ad effetto, che “la battaglia si può vincere”; e non a caso gli sforzi che il Governo sta producendo, attraverso il Dipartimento antidroga nella mia disponibilità, stanno cominciando a sortire i primi positivi risultati.
Le indagini campionarie sulla popolazione generale e su quella giovanile, riportate nelle ultime due Relazioni al Parlamento, evidenziano un calo generalizzato dei consumi di droga di circa il 25%. Un calo ben documentato anche da varie ricerche indipendenti e dosaggi nelle acque reflue. Si registrano un po’ ovunque un calo delle overdose, che sono passate dalle 1002 del 1999 alle 374 del 2010, a cui si affianca anche un buon contenimento delle infezioni da Hiv e da epatiti.
Diminuiscono negli ultimi anni (2008-2010) le persone tossicodipendenti ristrette in carcere per aver commesso reati (da 30.528 a 24.008) mentre, nello stesso frangente, aumentano quelle uscite dai penitenziari per scontare la condanna all’interno delle comunità terapeutiche (da 1382 a 2526), trasformando la pena in un’occasione di cura della propria dipendenza. A ciò si aggiunga una crescita costante negli anni delle persone tossicodipendenti che dalla strada hanno fatto ingresso nei percorsi di cura e trattamento (da 169.238 nel 2008 a 184.968 nel 2010).
Le cause di questa inversione di tendenza sono certamente molteplici e non tutte completamente analizzate. Gli specialisti ci dicono di esercitare l’arte della prudenza e che bisognerà attendere i prossimi anni per capire se questo andamento si consoliderà nel tempo. Quello che però mi pare innegabile è che quando le istituzioni, la società civile, le agenzie educative, la famiglia “battono pari” sul tema della contrasto del consumo della droga, i risultati, pian piano, arrivano.
Bisogna proseguire su questa strada, non solo con l’opera di repressione dello spaccio e del traffico, ma anche attraverso tanti interventi di prevenzione.
A questo proposito segnalo alcune delle tante iniziative avviate dai responsabili del Dipartimento antidroga per ridurre il consumo della droga tra i giovani e meno giovani. Penso ad esempio:
1) alle campagne di comunicazione istituzionale, svolte su stampa e televisioni, rivolte principalmente ad un pubblico di giovanissimi. Dopo lo spot con i calciatori del 2010, tutti ricorderete, per averlo visto almeno una volta, il corto “Non ti fare, Fatti la tua vita”, in cui l’inganno della droga è rappresentato attraverso la metafora di una ragazza particolarmente avvenente che si trasforma in mostro truculento che divora il protagonista.
2) alle iniziative sperimentali, come il progetto “Drugs On Street: no crash” del Dipartimento delle dipendenze dell’ULSS 20 di Verona, a cui il Dipartimento antidroga ha da tempo aderito, per lo svolgimento con particolari modalità degli accertamenti alcol-droga “su strada”, per ridurre il fenomeno degli incidenti stradali provocati da persone che guidano sotto l’effetto della droga e dell’alcol;
3) alle iniziative normative in tema di vendita e somministrazione, dopo una certa ora della notte, di bevande alcoliche e superalcoliche, con l’estensione di taluni divieti dai soli locali di divertimento a tutti gli esercenti l’attività di vendita e somministrazione di tali bevande;
4) all’adeguamento della normativa in tema di accertamenti per la verifica dell’assenza della tossicodipendenze e dell’alcoldipendenza nei lavoratori a rischio. Dopo circa 20 anni, è finalmente attivo su tutto il territorio nazionale un sistema di controlli che impone ai datori di lavoro di sottoporre a test antidroga i propri lavoratori addetti a mansioni che comportano rischi per la salute e la sicurezza dei terzi.
E in quest’ottica ben si colloca l’iniziativa di questo meeting di offrire a consiglieri e parlamentari della provincia di Reggio Emilia l’opportunità di sottoporsi agli accertamenti antidroga per testimoniare la propria astinenza da qualsiasi droga. Un gesto di trasparenza e di responsabilità che non può che incontrare il mio plauso e il mio sostegno . Io stesso, come ricorderete, nel novembre del 2009, portai avanti un’analoga iniziativa, cui chiamai a partecipare i senatori e deputati del Parlamento nazionale e che si concluse con oltre 230 test ed un solo caso positivo. Sono convinto infatti, che, come autisti di TIR e carrellisti, medici o rappresentanti delle Forze dell’ordine, anche le persone investite del mandato elettorale debbano garantire ai cittadini il possesso della piena consapevolezza delle proprie azioni per portare avanti nel modo migliore i delicatissimi compiti in campo politico, economico e sociale loro affidati.
Vi ringrazio per l’attenzione e Vi auguro il pieno successo di questa manifestazione.
Carlo Giovanardi
“La politica – afferma Filippi – deve dimostrare di avere a cuore la salute e conseguentemente il futuro dei nostri giovani”.
Filippi ha presentato, nell’ottobre 2010, un progetto di legge in Regione Emilia-Romagna che chiede l’obbligatorietà per i Consiglieri regionali e gli Assessori a sottoporsi al test tossicologico. L’Ufficio di Presidenza della Regione, è passato un anno, non ha ancora deciso per la discussione in aula.
“L’obiettivo – ha aggiunto Filippi – è quello di contrastare la ‘cultura’ della droga. Dobbiamo ostacolare la diffusione di quelle droghe che devastano i giovani (cocaina, eroina, amfetamine, cannabis e altre droghe sintetiche). La cannabis non può essere considerata in alcun modo una droga leggera. Attraverso lo studio degli effetti sul cervello si è visto che questa sostanza è in grado di produrre danni per la salute mentale, provocare alterazioni cerebrali irreversibili.
La politica deve lavorare sulla prevenzione e l’informazione, ad iniziare dalle scuole, dalle famiglie, dalle parrocchie, dalle stesse sedi degli enti pubblici e dai luoghi di aggregazione: è sul territorio che si combattono e si vincono le battaglie. Non possiamo dare ai giovani dei messaggi sbagliati o contradditori”.