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Terme e Fonti di Poiano, Noè (UDC): “dubbia correttezza in uso fondi pubblici”

Risale alla seduta del 21 ottobre 1997 una deliberazione della Giunta della Comunità montana dell’Appennino reggiano nella quale si approvò il progetto delle Terme e delle Fonti di Poiano per un importo di spesa pari a 922 milioni e 500 mila di vecchie lire, di cui metà della Regione, con fondi dell’Obiettivo 5B, e i rimanenti da finanziamenti dei Comuni di Villa Minozzo, Toano, Busana e Carpineti, che considerarono utile per l’economia locale l’investimento in questa struttura.

Ne dà notizia la consigliera regionale Silvia Noè (Udc) in un’interrogazione in cui ricorda che il progetto in questione, concluso nell’esercizio finanziario dell’anno 2000, permise la realizzazione di una vasca coperta ove pompare le acque delle fonti di Poiano ed una fontana da cui si potesse berla.

Pur ufficialmente inaugurate, queste strutture – denuncia Noè – non sarebbero mai state utilizzate e, addirittura, oggi non esisterebbero più perché distrutte e cementate, con la piscina che sarebbe stata riempita e piastrellata, come tutta l’impiantistica.

Tutto ciò sarebbe avvenuto – prosegue la consigliera – “nell’ambito di un progetto del Parco nazionale Tosco Emiliano, accorpato sotto la dicitura ‘nuova porta di accesso al Parco e centro visita di Poiano’, in cui è rientrato anche l’ampliamento del vicino ristorante gestito da un’azienda che opera in regime di convenzione con l’Amministrazione pubblica”.

Questo progetto, alla cui documentazione presso l’Ente Parco risulterebbe difficile accedere, avrebbe ricevuto un finanziamento dallo stesso Parco di 40.000 euro e uno stanziamento di 25.000 euro dal Comune di Villa Minozzo.

Noè chiede quindi alla Giunta regionale se sia a conoscenza di questa situazione e, in considerazione dell’utilizzo di fondi pubblici, se siano state chieste le autorizzazioni necessarie ai vari Enti interessati.

La consigliera vuole anche sapere per quali motivi non abbia funzionato il primo progetto, realizzato con i finanziamenti dell’Obiettivo 5B, strategico per lo sviluppo della montagna, se il mancato utilizzo delle opere e la loro successiva demolizione non presentino aspetti di “dubbia correttezza gestionale e programmatoria degli attori coinvolti nelle decisioni”.

Noè infine, sollecitando la Regione a fare chiarezza sulla vicenda, domanda se, quando, con quale strumento urbanistico e da quale Ente sia stato autorizzato il nuovo progetto del Parco, in particolare per quel che riguarda il piano di demolizione e l’ampliamento dello spazio di ristorazione.

















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