Critiche all’uscita della Fiat da Confindustria e alla manovra bis del governo; apprezzamento per l’accordo interconfederale del 28 giugno, ratificato il 21 settembre. Sono le posizioni del consiglio generale (il “parlamentino interno”) della Fim-Cisl di Modena, riunito per valutare l’attuale situazione economica, politica e sociale. La Fim di Modena non condivide la scelta di Fiat di uscire dalla Confindustria in quanto non utile al progetto Fabbrica Italia; giudica pretestuosa la motivazione addotta da Torino perché non esiste, secondo la Fim, alcuna necessità di derogare alla legge per assicurare il governo degli stabilimenti Fiat. Riguardo alla situazione generale, i metalmeccanici cislini condividono la relazione introduttiva del segretario provinciale Fim, Claudio Mattiello, che giudica negativamente la manovra finanziaria del governo e l’introduzione di misure non equilibrate prive di qualsiasi strategia strutturale per favorire la crescita del Paese. Il consiglio generale della Fim di Modena ritiene sbagliato l’aumento dell’Iva al 21 per cento sui beni di largo consumo, lamenta l’assenza di una patrimoniale sulle rendite finanziarie, respinge l’innalzamento delle età pensionistica per le donne. «Sono tutti segnali di iniquità e ingiustizia sociale, – afferma Mattiello – , così come la mancanza di interventi seri per contrastare l’evasione fiscale. L’assenza, poi, di qualsiasi misura credibile per la riduzione dei costi della politica dimostra quanto il governo intenda in realtà tutelare i privilegi della “casta” piuttosto che quelli del Paese». Per quanto riguarda l’art. 8 della manovra, oggetto di polemiche nell’ultimo periodo, per il consiglio generale Fim riveste un enorme valore la firma unitaria di Cgil-Cisl-Uil sull’accordo del 28 giugno. Una firma che, sottolineano i metalmeccanici della Cisl, elimina il pericolo di licenziamenti e di modifiche all’ art. 18. dello Statuto dei Lavoratori. Il consiglio generale della Fim-Cisl di Modena chiede, infine, a Fim e Cisl nazionali di tradurre in azioni efficaci l’indignazione e la protesta sociale che stanno crescendo nel Paese, a sostegno delle richieste di una nuova stagione di responsabilità della politica.
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