Come si è effettivamente chiuso l’anno 2010 per tante piccole aziende del commercio e dei servizi? Quali sono i risultati economici conseguiti e come si intrecciano i ricavi reali delle imprese con i valori considerati congrui dal Ministero delle Finanze in base agli studi di settore? Una risposta approfondita arriva dall’elaborazione effettuata dall’Osservatorio Economico di Confesercenti Modena. Dall’esame delle dichiarazioni relative all’anno d’imposta 2010 del campione di aziende attive sul territorio provinciale, l’80% risulta congruo con i parametri ministeriali; dato per altro assolutamente in linea con i valori del 2009. “Un risultato tutto sommato positivo – fa notare Confesercenti – che non si sarebbe comunque potuto raggiungere senza il ricorso ai correttivi anticrisi”.
Lo studio compiuto dall’Osservatorio ha interessato 2.400 imprese ed ha focalizzato l’attenzione sull’andamento delle aziende del territorio modenese. Analizzando pertanto i dati che emergono dalle dichiarazioni, il settore che mostra il dato migliore nel 2010 è quello dei professionisti (avvocati, architetti, etc…), congruo con i parametri introdotti dal Ministero delle Finanze per il 93%. Sfiora l’80% – il 79% per la precisione – il settore del commercio che include sia l’ingrosso che il minuto, alimentare ed extra comprendendo abbigliamento, elettronica etc. Il risultato può essere interpretato positivamente anche per l’area dei servizi – che comprende l’intermediazione oltre ai pubblici esercizi come bar, ristoranti e le attività ricettive del turismo – congruo per il 78%; come del resto il manifatturiero, congruo per il 75%. “È importante ricordare però – tiene ad evidenziare Confesercenti – che il raggiungimento di questi obiettivi, è stato possibile anche e soprattutto grazie al funzionamento dei correttivi anticrisi, che hanno permesso ad un 23% di imprese di risultare comunque congrue”.
“Un’analisi – precisa Confesercenti Modena – che mette anzitutto in primo piano ancora una volta il ruolo e l’importanza del ruolo che le associazioni che rappresentano la piccola e media imprenditoria hanno svolto nei confronti del Ministero per adeguare i parametri ad una realtà economica che sconta ancora gli effetti di una lunga e grave crisi. La congruità, emersa dall’80% delle ditte monitorate mostra infatti come non ci sia una distanza eccessiva tra l’andamento reale dei ricavi e quanto chiesto effettivamente dal Ministero delle Finanze. Il livello di soddisfazione dei parametri stabiliti attesta come gli studi di settore rimangano un efficiente strumento atto a favorire la trasparenza nei rapporti tra il fisco e le imprese, ed il fatto che solamente il 20% delle imprese abbia ritenuto di non potersi adeguare, esponendosi così al forte rischio di controlli induttivi da parte dell’Agenzia delle Entrate, dimostra che nemmeno quest’anno come nel 2009 questo rapporto è stato disatteso. Piuttosto siamo preoccupati per il futuro. Alla luce della delega fiscale, ora tra le competenze del Ministro dell’Economia, non vorremmo aumentasse a seguito della manovra estiva la discrezionalità della pubblica amministrazione nel formulare i parametri degli studi di settore e la necessità di aumentare le entrate fiscali esponesse le imprese al rischio di vedersi tarati verso l’alto i parametri di congruità. Oltre ad auspicare che continui il rapporto di collaborazione col ministero nell’adeguamento degli studi di settore, sarà sicuramente importante il mantenimento dei correttivi anticrisi, in considerazione soprattutto del difficile momento economico che non si prevede cesserà a breve. Noi faremo di tutto affinché siano salvaguardate queste misure, e che gli studi di settore continuino a rispecchiare l’effettivo andamento dell’economia e delle imprese”.