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Seta, il dibattito in Consiglio provinciale a Modena

La fusione che dà vita a Seta, la nuova società di trasporto pubblico locale dell’Emilia occidentale, «è una coraggiosa scommessa sul futuro e una delle risposte che, come sistema degli enti locali, possiamo mettere in campo per sconfiggere la crisi». Lo ha affermato il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini chiudendo in Consiglio provinciale il dibattito che ha dato il via libera alla costituzione della nuova società Seta (Società emiliana trasporti autofiloviari) per la gestione del trasporto pubblico locale di Modena, Reggio Emilia e Piacenza. Il presidente ha inoltre sottolineato come il progetto di Seta «sia stato condiviso da territori che hanno governi di diverso orientamento politico. Non ci sono quindi motivi – ha concluso Sabattini – per non votare a favore». Appello raccolto dall’Udc, che ha votato a favore del provvedimento insieme a Pd, Idv e gruppo misto, mentre Pdl e Lega nord hanno votato contro.

Nel corso della seduta è stato approvato anche un ordine del giorno presentato da Fabio Vicenzi, capogruppo dell’Udc, che ha evidenziato la necessità che il progetto di Seta, «oltre ai criteri aziendali di maggior efficienza, tenga in considerazione le necessità degli utenti, in particolare quelli più deboli e più lontani. Va infine attuata – ha aggiunto il consigliere – una politica tariffaria che privilegi il sostegno alle famiglie». Il documento è stato votato da Pd, Idv, gruppo misto e Udc; astenuti Pdl e Lega nord.

Secondo Dante Mazzi (Pdl) è condivisibile il principio di creare un’unica azienda per il trasporto pubblico, ma «il percorso con cui ci si è arrivati presenta troppi punti oscuri». Tra i dubbi sollevati dal consigliere la difficoltà di realizzare economie di scale con il “buco” creato dall’assenza di Parma, il rischio che il personale subisca rimodulazioni («un bel nome edulcorato per dire tagli»), e la mancata condivisione con i sindacati: «Il percorso per arrivare a Seta è stato affrettato, incidentato e poco chiaro. Al presidente, che ha definito becere e stupide le nostre critiche, replico che si cambia tutto per non cambiare nulla, infatti l’unica certezza è stata la volontà di chiudere entro l’anno per evitare di andare a gara per la concessione».

Evidenziando ancora l’unità di intenti di amministrazioni di diverso colore politico, Luca Gozzoli (Pd) ha affermato che la creazione di Seta «è un passo importante nella direzione decisiva per la risoluzione dei problemi del trasporto pubblico locale che però va sostenuto anche in altri modi, come il ridisegno della città». Anche per il consigliere Gozzoli inoltre è necessario «costruire un percorso virtuoso per le tariffe di chi usa maggiormente l’autobus, magari perché non ha alternative, e appartiene alle categorie più deboli».

Anche per Patrizia Cuzzani (gruppo misto) «il diritto alla mobilità di tutti i cittadini deve essere salvaguardato con adeguate politiche tariffarie» e bisogna porre particolare attenzione anche alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori. «Scettico sulla fusione perché allontana il servizio dal territorio», Lorenzo Biagi (Lega nord) che ha contestato al progetto diverse criticità tra le quali «il taglio di seicentomila chilometri nelle corse del prossimo anno che è facile prevedere ricadrà sui lavoratori e sulle corse della montagna e della bassa». Dopo aver ricordato i tagli del governo al trasporto pubblico, Sergio Pederzini (Idv) ha affermato che è prioritario «fare in modo che Modena, che con molti sacrifici, anche dei cittadini, è riuscita a riequilibrare il bilancio, non si accolli i debiti delle altre aziende», Ivano Mantovani (Pd) ha sottolineato come l’esperienza modenese verso il miglioramento dell’efficienza e dell’organizzazione «abbia fatto scuola nelle altre province» e Mauro Sighinolfi (Pdl) ha osservato che la nuova struttura del trasporto pubblico «dovrebbe integrare maggiormente anche il trasporto su ferro».

Davide Baruffi (Pd) è intervenuto in chiusura di dibattito annunciando il «rischio di default che corre il trasporto pubblico locale su tutto il territorio nazionale a causa del taglio del 75 per cento dei fondi operato dal governo a partire dal prossimo anno. La scelta di oggi però – ha proseguito il consigliere – non dettata solo dai tagli, ma è coerente con un progetto partito già tre anni fa con l’apertura ai privati e che ha portato a risultati importanti».

















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