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Servizi per la prima infanzia, Emilia-Romagna al primo posto in Italia per offerta dei posti

E’ la regione in Italia con la più alta offerta di posti nei servizi educativi per la fascia di popolazione 0-2 anni: 39.693, che tradotto significa 31,5%, mentre la media nazionale si aggira sul 17% (l’obiettivo europeo indicato è del 33%). Un sistema, quello costruito e consolidato negli anni in Emilia-Romagna da Regione ed enti locali, su cui gravano pesantemente le manovre di governo con la scomparsa pressoché totale dei fondi nazionali a sostegno dei servizi educativi. E’ uno dei temi affrontato oggi a Bologna durante il convegno, promosso dalla Regione, dal titolo “Di qualità, sostenibili e appropriati. I servizi per la prima infanzia, laboratorio di coesione sociale alla base del sistema di welfare”. Un’occasione per riaffermare, anche sulla base degli orientamenti espressi dalla Commissione europea, il valore strategico del sistema dei servizi per l’infanzia quale elemento essenziale del diritto all’educazione e fattore competitivo di sviluppo sociale ed economico, capace di promuovere al tempo stesso l’accesso a una buona occupazione per le donne e le opportunità educative migliori per i bambini.

“Abbiamo avviato un percorso per rivedere il modello organizzativo dei servizi per la prima infanzia, in modo da venire incontro alle mutate esigenze della società, delle tipologie di famiglie e delle modalità di lavoro dei componenti delle famiglie, in primo luogo delle donne – ha ricordato l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – . Vogliamo promuovere una riflessione sulle attuali condizioni dell’offerta, ricercando le forme per continuare a garantire i servizi educativi coniugando qualità e sostenibilità, anche promuovendo forme innovative e flessibili. Il problema è che tutto questo sistema è messo fortemente in discussione dalle tre manovre di governo. Come Regione, fino al 2010 avevamo 16 milioni di euro per i nidi, tra conto corrente e conto capitale, da trasferire alle Province. Quest’anno i milioni sono 1,6; per il 2012 non c’è nulla. La situazione – ha concluso l’assessore – è drammatica”.

Servizi educativi per la prima infanzia in Emilia-Romagna, sintesi dei dati

Sono complessivamente 1217 i servizi, tra nidi d’infanzia (985), spazi bambini (77), centri per bambini e genitori (90), educatrici domiciliari e familiari (65), con 39.693 posti per piccoli nella fascia 0-2 anni (dati riferiti all’anno educativo 2010-2011). L’Emilia-Romagna registra un numero di servizi educativi per la prima infanzia tra i più alti a livello nazionale e, grazie anche al mix tra servizi tradizionali, integrativi e sperimentali, ha un’offerta di posti pari al 31,5% della popolazione residente d’età interessata. Numeri che, nel corso degli anni, sono aumentati: si è passati infatti da un’offerta del 23,9% nell’anno 1995-1996 al 28,1% nel 2006-2007, al 29,5% del 2008-2009, al 30,3% dell’anno 2009-2010, fino all’attuale 31,5%.

Gli impegni avviati dalla Regione

I cambiamenti sociali, economici e finanziari che si sono verificati richiedono, a distanza di dieci anni dalla legge regionale in materia di servizi educativi per la prima infanzia (1/2000), un ripensamento complessivo delle politiche di welfare nel settore, per dare risposte adeguate alle richieste, sempre più diverse e articolate, delle famiglie. Per questo la Regione ha costituito un gruppo di lavoro composto da dirigenti amministrativi, pedagogisti e funzionari di Comuni e Province e rappresentanze del privato convenzionato. Tra gli obiettivi c’è l’analisi dei modelli gestionali e organizzativi attualmente in vigore nei servizi 0-2 e l’individuazione di ipotesi per la modifica e l’integrazione alla direttiva 646/05 (che applica la legge regionale 1/2000) in due ambiti: gli standard strutturali di alcuni servizi, sia tradizionali che sperimentali, e gli standard organizzativi. Il gruppo di lavoro dovrà entro giugno del prossimo anno individuare anche ipotesi organizzative e gestionali “virtuose”, che possano essere “assunte” come leva per il cambiamento e per la diffusione di buone pratiche. Parallelamente a questo percorso è stato avviato un tavolo di lavoro composto dai referenti tutor dei coordinamenti pedagogici provinciali (Cpp) per predisporre orientamenti e indicazioni comuni per la realizzazione e l’autovalutazione dei progetti pedagogici.

















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