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Martelli, segretario Uil Bologna, al Consiglio comunale straordinario di Bologna

L”intervento di Gianfranco Martelli, segretario Uil Bologna, effettuato durante il Consiglio comunale straordinario bolognese.

“Purtroppo, come era facilmente prevedibile, la ripresa post feriale è apparsa da subito molto complicata. Nel 2011 l’economia, dopo qualche timido segnale positivo, anche sotto le spinte negative delle turbolenze finanziarie internazionali, pare aver esaurito quello che sembrava una possibile ripresa. E comunque vanificati dalla speculazione e dal mercato.

E si ha la spiacevole sensazione che dal 2008 ad oggi, tutti i tentativi messi in atto dai vari Governi per rimettere in moto il sistema produttivo, siano stati poco efficaci. In questo scenario di grande difficoltà, in cui anche gli Stati Uniti hanno rischiato il default e la stessa Germania, che pareva avviata ad una concreta ripresa, si presenta – ad oggi – ridimensionata con una crescita del Pil sotto l’1%. Con questo quadro di riferimento, per il nostro Paese, s’impongono riforme strutturali non più rinviabili. Credo che sia illusorio pensare che si possa uscire dalla crisi senza affrontare alla radice i nodi strutturali che il nostro Paese si trascina da tanto tempo. Il debito pubblico è una triste realtà, sottovalutata da tutte le forze politiche nel corso degli ultimi 20 anni.

Anzi, sono aumentate e consolidate le anomalie del sistema della spesa pubblica. Favorendo così inefficienze e sprechi. Ed oggi avendo di fatto vissuto al di sopra delle nostre reali possibilità, appare tutto traumatico. Ed è estremamente complicato trovare una medicina che sia facilmente digeribile. Non a caso, cresce l’incertezza ed il disagio nella società e tra i cittadini. Credo che a nessuno debba sfuggire come l’attuale contesto sia molto delicato ed imponga a tutti una riflessione.

Nel nostro Paese ci sono tante anomalie, un Governo confuso ed incapace di compiere scelte coerenti e credibili. E un’opposizione che non appare in grado di esprimere una valida alternativa. Da non sottovalutare, inoltre, che nel Paese ci sono forze in cui è prevalsa la logica del “tanto peggio, tanto meglio” e che cercano di canalizzare le giuste proteste sul pericoloso binario dello scontro sociale.

La manovra approvata il 14 settembre non risolve i problemi. E gli ultimi inserimenti, dopo la quarta riscrittura, appaiono odiosi per quanto riguarda le pensioni, sbagliati ed iniqui nel loro insieme. L’aumento dell’IVA era forse la strada più facile, ma anche la più sbagliata. I danni si vedranno molto presto. Francamente stupisce la cecità politica dei fautori di questo provvedimento in quanto non si sono resi conto di avere condannato l’Italia alla stagnazione. E nessuno, al momento, è in grado di stabilire per quanto tempo. Certamente i mercati ci stavano sbranando ed iconti andavano aggiustati. La manovra economica di risanamento andava fatta, però sono i contenuti che sono di dubbia efficacia e molto incoerenti con gli obiettivi di risanamento e di sviluppo. Avere aumentato l’IVA, scollegando questa scelta ad una vera riforma fiscale, diventa un provvedimento recessivo che frena la produzione, penalizza i consumatori.

In particolare i soliti noti: lavoratori, pensionati, precari e giovani in cerca di occupazione. E’, inoltre, facilmente prevedibile che questo dia il pretesto per un aumento del costo della vita e di conseguenza dell’inflazione. Fattori che, sommati ad altri balzelli, lasciano intravedere un quadro a tinte molto fosche per i bilanci familiari. Il

Governo non ha avuto la volontà ed il coraggio di affrontare le anomalie della spesa pubblica che da troppo tempo è fuori controllo. Sugli sprechi si è data una risposta sbagliata con i tagli lineari, penalizzando gli Enti locali più virtuosi. Sui costi della politica, anche questo dalla UIL fortemente sollecitato, si è preferito sorvolare ed ignorare che, negli ultimi 10 anni, la spesa è aumentata dell’8% annuo. Sui livelli istituzionali si è demandata l’eliminazione delle Province alle pastoie parlamentari. Così come per gli altri livelli dello Stato.

In buona sostanza, non si è agito per creare una vera trasparenza nella boscaglia dell’affarismo e degli appalti pubblici. Io penso che il Governo se non è in grado di compiere le scelte giuste, per il Paese, è bene che ne prenda atto. Ed in questa situazione le elezioni anticipate mi appaiono il male minore. Il voto dei cittadini darebbe credibilità al Paese ed ai mercati. A livello bolognese condivido le proposte del Sindaco di creare un tavolo per stabilire un patto con le forze sociali finalizzato a fare uscire Bologna dalla crisi.

Credo che la priorità sia quella di riportare il lavoro ed il sistema produttivo al centro delle scelte politiche della Giunta. Il lavoro è l’unico strumento per garantire una prospettiva di crescita e di sviluppo. In passato la città ha vissuto di rendita. Le ultime Amministrazioni del Comune hanno gestito l’esistente senza progettare niente per il futuro. Certamente oggi, con i tagli ed i vincoli stabiliti dal Governo, è più complicato trovare le risorse necessarie. Però, a fronte di un progetto serio e credibile, penso che il senso di responsabilità di tutti possa aiutare a trovare anche soluzioni originali ed innovative. La città di Bologna ha grandi potenzialità, ed in una fase di forte emergenza, tutti debbono fare la loro parte. Il buon esempio, però, deve partire da chi ha il potere di fare le scelte politiche. Il costo della politica, diretto ed indiretto, ed eventuali sprechi riguarda anche Bologna e la credibilità del progetto passa anche attraverso la trasparenza dei comportamenti che non sempre, in passato, sono stati compresi da chi è chiamato troppo spesso a fare sacrifici. Eguale valutazione coinvolge anche le aziende partecipate.

La telenovela della città metropolitana della quale se ne parla da oltre 20 anni, va definita rapidamente e, forse, i costi della nuova sede si potevano evitare. Sono convinto che Bologna, a differenza do altri, sia in grado di fare scelte concrete, efficaci ed anche coraggiose. Il patrimonio immobiliare improduttivo, senza svendere, può servire per fare cassa. Utilizzando poi i ricavi per investimenti che servano alla Città ed ai Cittadini e creino nuove opportunità di lavoro. Il sistema dello stato sociale locale va riprogettato ed in particolare rimodulato nei costi, differenziando il lavoro autonomo da quello dei lavoratori e dai pensionati da lavoro dipendente e dalle forme di precariato. Inoltre vanno trovate le risorse per fare le infrastrutture necessarie in modo da giungere a due obiettivi fondamentali: far sì che la città diventi più appetibile dal punto di vista turistico e dare ossigeno al sistema produttivo locale.

Favorendo le aziende locali. Gli industriali bolognesi hanno manifestato attraverso la stampa ampie disponibilità. Questo è un dato importante che va nel senso giusto. Penso come UIL che questa disponibilità vada colta, creando un sistema bilaterale contrattualizzato che dia prestazioni integrative a quelle sempre più carenti del servizio pubblico. Ad esempio: sanità integrativa, asili nido, trasporti, fondi di sostegno al reddito, formazione e precarietà. In questa ottica, si potrebbe verificare, da parte nostra, la disponibilità a discutere di flessibilità contrattata che non sia strumento di precarietà. Inoltre, si può discutere anche sul recupero della produttività. Chiaramente inserito nel secondo livello di contrattazione territoriale. Certamente l’attuale contesto è complicato e la situazione è molto difficile, ma bisogna reagire creando alternative valide e condivise che, però, abbiano una concreta efficacia.

Non credo agli effetti benefici della Fondazione di comunità, già in parte lanciata nel 2004. E mai decollata. Trovo lodevole nelle intenzioni, ma di scarsa sostanza, l’ipotesi di lanciare una sottoscrizione a sostegno del Comune. Se si vuole concretamente – e lo vogliamo tutti -passare dalle parole ai fatti, per mantenere a Bologna una decorosa qualità di vita, vanno ottimizzate le spese e trovate nuove risorse. Lo strumento della bilateralità tra imprese e lavoratori darebbe una risposta strutturale ai bisogni crescenti della città. Infine continuo a pensare che, nell’attuale contesto di profonda crisi, già evidenziato dagli altri interventi, una tassa di scopo sui possessori locali di grandi patrimoni sarebbe di fondamentale importanza e un segnale positivo di coesione ed equità sociale finalizzata a rimettere in equilibrio il bilancio del Comune. Bologna deve investire sul proprio futuro, sapendo che non potrà contare – come in passato – sui finanziamento dello Stato. Le scelte future dovranno essere ponderate; gli errori di valutazione si pagano. Il percorso che si apre oggi può essere una scommessa importante, ma anche difficile. Credo, tuttavia, valga la pena provarci”.
















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