L’intervento di Alessandro Alberani, segretario Cisl Bologna, effettuato durante il Consiglio comunale straordinario sulle ricadute della Manovra finanziaria nell’ambito bolognese.
“Ringrazio per l’opportunità che mi è concessa e l’idea dell’iniziativa. Bologna è in pieno coinvolta dalla crisi, anche per noi della Cisl il giudizio sulla manovra del Governo è negativo perché, oltre a tagliare soprattutto nei ceti che rappresentiamo, lavoratori e pensionati, non ha elementi di equità sociale. La critica forte è soprattutto per non aver detto per anni la verità e oggi la consapevolezza sulla crisi è ancora scarsa, ci aspettano tempi molto difficili quindi dobbiamo fare nostro, anche a Bologna, il monito del Presidente Giorgio Napolitano sulla responsabilità e coesione. Premetto anche che altre volte abbiamo partecipato a Consigli comunali aperti ma, devo dire, spesso sono diventate passerelle perché non è stato dato seguito a modalità ed impegni presi.
Tutti gli strumenti di partecipazione democratica se non trovano poi metodo, sintesi e azioni concrete non servono e ricordo quello sulla crisi con Cofferati, quello sul futuro di Bologna e lo sviluppo, l’idea del bilancio partecipato naufragato in un “assemblearismo” sterile; le varie istruttorie: quella sull’handicap e l’ultima sugli anziani che danno aspettative e divengono addirittura controproducenti perché piagnistei e passerelle con richieste impossibili. Ecco perché misureremo questo Consiglio comunale e questa Giunta sulle azioni concrete e in particolare sul piano strategico metropolitano e sulle politiche di bilancio.
Il nostro giudizio sulla manovra – dicevo – è molto critico in particolare perché non è stata introdotta una patrimoniale e quindi non c’è equità, perché non ci sono azioni di sviluppo ed infine perché, senza una riforma fiscale, saremo costretti a subire la clausola di garanzia ipotizzata dalla prima manovra con tagli lineari sul welfare. Ma il nostro giudizio è molto critico anche sui pesanti tagli agli enti locali. Queste misure rendono impraticabile l’avvio del federalismo fiscale in particolare per i Comuni dove non è prevista la clausola di salvaguardia. Inoltre i parametri di virtuosità previsti dalla manovra di luglio per individuare gli enti meritevoli, appaiono troppo indeterminati e di difficile applicazione. I tagli imposti con il patto di stabilità sono inoltre destinati a compromettere la salvaguardia dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, sarà inoltre inevitabile l’aumento della pressione fiscale a livello locale che tramite le addizionali Irpef colpirà i redditi da lavoro dipendente e da pensione.
Ecco perché è necessaria una mobilitazione ampia, perché i Comuni devono essere motore di sviluppo locale ed necessari quindi:
– restituire a loro la piena autonomia fiscale
– riconoscere la piena autonomia organizzativa
– sbloccare le risorse ferme nelle casse comunali
– avviare un vero confronto sulla finanza pubblica
Per questo poniamo all’attenzione alcuni punti:
1- i tagli rischiano di tagliare i servizi sociali e questo non lo si può fare in modo disordinato, episodico, “a pezzetti” ma con una proposta chiara ed articolata. Serve una riforma del welfare bolognese a partire dalla sussidiarietà e dalla valorizzazione dell’intervento mixato tra pubblico e privato abbandonando i pregiudizi ideologici nei confronti del privato che hanno fatto solo danni. Un efficiente e autorevole livello di indirizzo e controllo può monitorare gli interventi;
2- dobbiamo riqualificare la spesa selezionando le priorità e questo va fatto con un progetto ad ampia partecipazione che veda ognuno assumersiresponsabilità. La strada è quella dell’ “universalismo selettivo” come indicato da Achille Ardigò;
3-bisogna introdurre elementi di equità anche specifici per Bologna.
Rimodulazione dell’Isee introducendo elementi che comprendano il patrimonio immobiliare e mobiliare; allargamento dell’Isee a tutti i servizi sociali; introdurre casistiche sull’esenzione Irpef (no tax area) che tutelino chi paga con certezza le tasse; valutare eventuali tasse di scopo; continuare con strumenti nuovi ad intervenire sull’evasione fiscale (agenzia delle entrate);
4- coinvolgere le associazioni d’impresa per incrementare il ricorso allo strumento della bilateralità finalizzato alla tutela del welfare. Il sindacato opera già a servizio della collettività (immigrati, casa, patronati, esenzione ticket, censimento, Isee, handicap ecc);
5- affrontare il tema della crisi (azioni di contrasto alla crisi) con tutti gli strumenti a disposizione come il sostegno al reddito e il ricorso ai lavori socialmente utili e al lavoro accessorio;
6- affrontare il tema del lavoro tutelando il personale pubblico e ricorrendo alla riqualificazione attraverso la formazione per migliorare la qualità e la produttività
7- attuare interventi sui costi del Comune procedendo come già fatto a verificare i costi della politica. Gli sprechi, ridurre i costi inutili, razionalizzare la spesa
8- prevedere un vero e proprio patto per il lavoro e lo sviluppo (piano sviluppo locale, tecnopolo…) con attenzione particolare all’occupazione giovanile, combattendo il ricorso al precariato; valorizzando la formazione e le scuole tecnico-professionali
9- verificare la sostenibilità delle opere infrastrutturali
Se necessario questo progetto per Bologna sarà sostenuto con una forte e larga mobilitazione pubblica (Bologna ha bisogno di rispetto a livello regionale e nazionale) coinvolgendo associazionismo, forze sociali ed imprenditoriali, cittadini, lavoratori, pensionati” .