Monica Sabbatini, in rappresentanza del sindacato di base Usb, nell’intervento effettuato durante il Consiglio comunale straordinario sulle ricadute della Manovra finanziaria nell’ambito bolognese.
“Mi chiamo Monica Sabattini, rappresento USB; sono una lavoratrice della scuola che pochi giorni fa, a causa dei tagli attuati dal governo ha perso il posto di lavoro ed oggi, a 49 anni, sono disoccupata e non posso pensare con tranquillità al mio futuro.
La settimana scorsa per protestare contro il mio licenziamento e di tanti altri lavoratori, sono salita su un tetto di una scuola dove si stava inaugurando il nuovo anno scolastico con una diretta via web durante la quale non bisognava dedicare nemmeno un minuto alle centinaia di lavoratori precari della scuola licenziati. Sacrifici, sacrifici, sacrifici, questo è ciò che ci chiedono La BCE, il Governo nazionale e quelli locali, perché si deve pagare il debito pubblico, come se da molti anni non avessimo fatto altro, come se fossimo noi i responsabili di questa crisi. Noi paghiamo ancora le conseguenze delle terapie d’urto degli anni Novanta (quelle dei governi Amato, Ciampi, Prodi) adottate per entrare nei parametri di Maastricht e poi nell’Unione Economica Monetaria dei paesi europei che hanno adottato l’Euro. Nonostante questo da un lato il debito pubblico non è affatto diminuito ma è aumentato dal 106% del Pil nel 1992 al 120% del 2011, dall’altro le misure antisociali messe in campo in questi ultimi anni hanno devastato servizi sociali strategici come sanità, istruzione, previdenza, trasporti; hanno ridotto del 39,7% in soli dieci anni il potere d’acquisto di salari e pensioni, hanno continuato a trasferire enormi risorse pubbliche e ricchezza dal lavoro e dal risparmio delle famiglie alla rendita finanziaria rappresentata da banche, società di assicurazione, fondi d’investimento italiane e stranieri. Una elaborazione della banca d’affari Morgan Stanley, ci dice che se nel 1991 il debito pubblico era per il 58,6% in mano alle famiglie – sia quelle più ricche sia quelle che avevano investito liquidazioni, qualche risparmio e piccole eredità nei Bot e nei titoli di stato – oggi questa quota è crollata al 14%, mentre l’81% dei titoli del debito pubblico italiano sono nelle mani di banche, assicurazioni e fondi di investimento, società finanziarie siano esse straniere o italiane.
La porta girevole delle politiche di aggiustamento dei bilanci pubblici, è ormai un paradosso tanto evidente che più di qualche istituzione insospettabile – dal Fondo Monetario alla Banca d’Italia – sottolinea come non possano che avere effetti recessivi su tutti i paesi euro-mediterranei che sono stati costretti ad adottarle. Perché dunque noi lavoratori dovremmo continuare a fare sacrifici? Per continuare ad aiutare la speculazione e il profitto?
Perché ogni giorno la borsa trasferisce centinaia di miliardi da uno speculatore all’altro? Trasferisce, non brucia, come comunemente dicono i mezzi di informazione producendo così una grande mistificazione informativa, quasi come a dire che se miliardi di euro vengono bruciati siamo di fronte ad una tragedia simile ad una catastrofe naturale per la quale noi tutti dobbiamo sentirci coinvolti. Certo, io sono stata coinvolta in questa corsa collettiva al risanamento pubblico: mi hanno tolto il lavoro e mi hanno condannato alla precarietà, a vita! Ed oggi sono qui perché mi si chiede di indicare quali altri tagli produrre alla qualità della mia vita e di quelli che ancora un lavoro l’hanno e continuano a fare sacrifici.
Ci chiedete di fare sacrifici per pagare il debito pubblico mentre è proprio la Grecia che ci insegna che i tagli hanno aumentato la crisi sociale e il debito stesso, che i sacrifici che ci vengono chiesti servono solo per pagare parte degli interessi del debito non per ripianarlo, non per garantire un futuro ai giovani o una pensione agli anziani. I sacrifici li stiamo facendo da molti anni se è vero che un recente rapporto diffuso dal Casper (di cui fanno parte le maggiori associazioni di consumatori) afferma che dall’introduzione dell’euro a oggi, i prezzi sono aumentati del 53,7% e che il potere d’acquisto di salari e pensioni ha perso il 39,7% .
E’ evidente quindi a chiunque voglia vedere le cose per quello che sono realmente, l’insensatezza dellla politica di risanamento del debito pubblico, della politica di austerity e dei sacrifici ai soliti noti. Da qui bisogna partire, anche se si amministra una istituzione locale e le competenze sono limitate, per comprendere che non si possono continuare a chiedere sacrifici a chi ha già pagato e sta continuando a pagare duramente gli effetti di una crisi economica che non ha contribuito a creare. Per comprendere che se a me e tantissimi altri è consentito solamente di disobbedire a chi ormai pensa ad una finanziaria permanente con miliardi di euro in tagli alle spese e nuove imposte che sono del tutto insignificanti nel casinò globale dei mercati finanziari internazionali, anche voi non potete fare altrimenti se avete a cuore le condizioni di vita dei settori popolari. Disobbedire è un mio diritto, credo che disobbedire sia un vostro dovere.
Quando Lei Sindaco, o i suoi assessori, proponete di privatizzare i servizi pubblici (la chiamate sussidiarietà ma è la stessa cosa), deliberate al ribasso le gare d’appalto per la gestione dei servizi, riorganizzate in peggio i servizi comunali, o pensate di vendere le azioni di Hera, non fate altro che aumentare la disoccupazione tagliare i salari e aumentare la precarietà. Si possono scrivere tante belle cose su Twitter o facebook ma se si spezzettano i contratti di appalto o si licenziano le lavoratrici precarie del Comune per sostituirle con le cooperative, si istituzionalizza un esercito di lavoratori precari con salari che non permettono di arrivare con tranquillità alla fine del mese e con il solo diritto di tacere, pena la cacciata dal posto di lavoro. Per favore non raccontateci più nemmeno la favoletta ad uso e consumo degli amministratori privatizzatori e delle imprese che il Comune da soggetto gestore si deve trasformare in controllore. Così non è mai stato in nessun appalto fatto dal Comune negli ultimi 15 anni e così non sarà mai, perché sapete bene che il presunto risparmio si basa sulla drastica compressione delle condizioni dei lavoratori di quei servizi, sull’abbassamento complessivo della qualità e sull’aumento delle rette. Parlate di controllo ma pur avendo giustamente istituito un assessorato alla legalità, questo non affronta il tema della legalità del e nel lavoro e della criminalità organizzata che pure è presente e ha messo le mani su uno scandaloso sistema di appalti in alcuni gangli strategici dell’economia del nostro territorio, utilizzando i lavoratori, spesso immigrati, come merce deperibile. Se l’assessorato deve servire per le cacche dei cani sotto i portici o per dare la caccia ai graffitari o ai tappetari, allora meglio chiuderlo e risparmiare.
Caro sindaco, leggiamo sui giornali che lei s’appresta a proporre una specie di patto sociale in salsa bolognese; lo ascolteremo con attenzione ma fin da ora le diciamo che è sbagliato cercare di unire ciò che la crisi divide sempre più, la crescita di cui parla il padronato non è crescita sociale, è socializzazione dei debiti e privatizzazione dei profitti mentre noi siamo per la difesa del bene comune, non solo quando si tratta del Governo Berlusconi; ma sempre. E’ una politica che vuole ulteriormente aumentare lo squilibrio sociale che come ci dice Bankitalia vede Il 45% della ricchezza complessiva delle famiglie italiane in mano al 10% dei nuclei, mentre la metà più povera delle famiglie detiene il 10% della ricchezza totale. In questa condizione bisogna scegliere quali interessi difendere. Scegliere se stare con chi pensa che con il profitto di pochi si riavvii l’economia e vi sia qualche briciola per chi non sta nei piani alti della società e chi come noi crede che la soluzione non possa passare attraverso ripetute manovre “lacrime e sangue” dei vari governi, e che si deve contrapporre una soluzione diversa e alternativa fondata sul non pagamento del debito, la nazionalizzazione delle banche e la irrinunciabilità della democrazia. Per questo noi saremo in piazza nuovamente il 15 ottobre a Roma a manifestare sotto le finestre del Governo, per questi motivi anche voi dovreste esserci. Lei sa benissimo che anche se oggi ci avete dato il diritto di parola, c’è una questione di democrazia che pesa come un macigno su questa discussione: quale scelta abbiamo se nel Bilancio, nell’utilizzo delle risorse sul territorio bolognese, i fondi più importanti sono vincolati (dal civis al people mover) mentre i fondi per i diritti sociali (dall’infanzia algli anziani) sono senza protezione e rimangono in balia dei tagli; se manca la possibilità di scelta manca libertà e democrazia. E a proposito di libertà e democrazia ricordiamo che qui a Bologna è stato finora impedito di fare un referendum su un tema legittimo come il finanziamento alle scuole private.
In conclusione noi siamo disponibili ad un confronto che abbia come obbiettivo quello di recuperare risorse dal profitto e dalla rendita e che difenda le condizioni dei settori popolari; non ad altro. Per questo proseguiamo nel nostro impegno ad organizzare e dare voce alla indignazione popolare contro le politiche di macelleria sociale e recessive, siano esse nazionali o locali. Noi abbiamo il diritto di disobbedire in ogni modo e in ogni luogo, Voi avete il dovere di disobbedire a questa macelleria sociale”.