Questa sera, in contemporanea con quanto accadrà in tutta Europa, in sette città dell’Emilia-Romagna si terrà la “Notte dei ricercatori”. A Bologna, Faenza, Ferrara, Modena, Piacenza, Ravenna e Reggio Emilia le aule e i laboratori resteranno aperti e si terranno mostre, esperimenti in strada, conferenze spettacolo. Si tratta di manifestazioni molto importanti e assai significative.
In un periodo in cui i tagli alla cultura, alla scuola e all’università sembrano essere le uniche decisioni nette e chiare prese dal governo della destra, diventa sempre più indispensabile riportare l’attenzione sul mondo della ricerca e dei saperi. Mentre tutti i Paesi europei continuano ad investire in istruzione, ricerca e innovazione per superare la crisi, in Italia la situazione rimane invariata: la spesa per l’istruzione è molto sotto la media OCSE e la crisi sempre più dura.
Purtroppo però la manifestazione di quest’anno non vedrà la partecipazione dei ricercatori precari, che per protestare contro la scarsa attenzione data alla loro situazione organizzeranno una mobilitazione per il prossimo 15 ottobre. L’assenza dei ricercatori precari non può che spiacere: sono proprio loro che rappresentano la fascia più colpita dai tagli, e che sempre più spesso, dopo anni di frustrante lavoro sottopagato o gratuito, vengono espulsi o messi ai margini dalle università.
E’ necessario che il mondo della cultura, della scuola e dell’università sappia ritrovare l’indispensabile unità che serve superare questa fase storica. L’iniziativa di stasera non deve essere una occasione estemporanea: deve servire a ribadire con forza che la ricerca non deve essere svilita, ma può essere lo strumento principe che ci consentirà di battere la crisi e la rassegnazione delle giovani generazioni. Per questo sono auspicabili prossimi momenti che vedano, insieme, tutti coloro che operano e lavorano nei diversi mondi dell’Università, all’insegna di un principio di solidarietà autentiva che va oltre i ruoli formali.