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Osservatorio Economico Confesercenti Modena sui bilanci delle imprese nel 2010

Dopo un 2009 estremamente negativo i bilanci delle imprese fanno registrare un lieve incremento dei ricavi pari al +1% mentre vi è un più marcato miglioramento degli utili pari al +3.8% Sono i dati che emergono dall’analisi compiuta dall’Osservatorio Economico di Confesercenti Modena sui bilanci di un migliaio di imprese attive sul territorio provinciale. “La piccola boccata d’ossigeno, perché di questo si tratta – fa sapere Confesercenti frenando facili entusiasmi – è quasi esclusivamente riconducibile alla revisione delle strategie aziendali. Gli imprenditori commerciali, col perdurare della crisi economica, hanno razionalizzato i costi di gestione consentendo alle loro imprese di raggiungere un equilibrio economico e finanziario sufficiente per resistere ad una situazione che si prevede resterà ancora molto difficile. Lo testimonia la dinamica dei ricavi nell’anno 2011 che sta seguendo un trend decisamente peggiorativo”.

E’ opportuno analizzare da vicino le dinamiche che si presentano diverse da settore a settore.

Commercio all’ingrosso

L’incremento dei ricavi che si registra in questo settore, +5,6%, è trascinato in buona parte dai risultati ottenuti dalle imprese che operano con il comparto manifatturiero, che in alcuni settori sta riprendendo produzione e fatturati. Restano ancora al palo quelle ditte il cui ambito di riferimento è il commercio al minuto. La redditività del settore è arrivata a segnare nel 2010 un significativo incremento raggiungendo un +12,4% negli utili dichiarati. Questo risultato è stato ottenuto attraverso un miglioramento dell’efficienza aziendale resa possibile da investimenti in tecnologie innovative, che infatti hanno registrato un significativo incremento: +57% sul 2009. All’aumento di redditività aziendale ha contribuito poi in modo determinante la riduzione dei costi di gestione, oltre alla rinegoziazione dei contratti con i principali fornitori di merce che ha prodotto significativi risparmi.

Commercio al minuto extra alimentare

Anche in questo settore aumentano i ricavi, pur con differenze significative tra diversi comparti merceologici, segna ad esempio un +6% il volume d’affari negli esercizi rivolti alla vendita di elettrodomestici ed un -3% in quelli di abbigliamento e calzature. La media complessiva dei ricavi del settore porta ad +4,4% sul 2009. Cresce in misura ancor più significativa l’utile medio di queste imprese facendo segnare un +9,5% sul 2009.

Le ragioni attengono, anche in questo settore, ad una razionalizzazione dei costi di gestione d’impresa. A questo si è unita una selezione accurata dei fornitori meglio finalizzata ad allineare l’offerta alla nuova domanda del consumatore. Da segnalare poi il forte incremento in termini quantitativi e qualitativi sul 2009 degli investimenti: +130%. Questi sono finalizzati prevalentemente alla creazione di una nuova immagine dell’azienda e della sua offerta. Si può dunque affermare che gli investimenti sono stati finalizzati alle nuove strategie di marketing che le imprese hanno adottato.

Commercio al minuto di generi alimentari

Al contrario dei settori appena esaminati, il commercio al dettaglio alimentare denota una dinamica negativa nei ricavi che segnano un -0.6% sul 2009. Il calo dei consumi, le maggiori difficoltà di comprimere i costi (il piccolo commercio alimentare è composto prevalentemente da piccolissime imprese), le maggiori difficoltà oggettive nel riposizionare il punto vendita producono risultati peggiori anche per quanto attiene all’utile che mediamente cala dell’1% sul 2009.

Pubblici esercizi

Le imprese di questo settore fanno segnare ricavi in calo del 5,8%: in controtendenza il dato della redditività, l’utile medio dichiarato infatti segna un +1,3%. Le imprese di questo settore hanno risentito della forte diminuzione dei consumi ma hanno agito sui costi di gestione, sull’organizzazione aziendale e sulle politiche di acquisto di merci e servizi, in maniera tanto decisa da riuscire a non comprometterne la redditività. Occorre sottolineare poi nel settore, la forte frenata negli investimenti, specie in arredi ed attrezzature (-32.3%). Tale frenata è in larga parte riconducibile al forte turnover sempre largamente presente nel settore e che fa lievitare costantemente il numero di attività a gestione straniera. Queste ditte, all’atto del subentro, hanno come necessità prevalente dare continuità alla gestione piuttosto che investire immediatamente sul rinnovamento dell’immagine e della struttura dell’impresa.

Servizi di intermediazione

In questo settore continua il calo dei ricavi che fanno segnare un -4,1% sul 2009. Accanto al calo della domanda si sta generando un processo di efficentamento della filiera economica, che tende ad accorciare i vari passaggi e quindi escludere quello dell’intermediazione. Resta sostanzialmente invariato l’utile medio dichiarato (+1.4%) ottenuto anche in questo caso grazie ad una necessaria riduzione dei costi di gestione delle imprese.

Il dato complessivo che si ottiene dall’esame di queste dinamiche, mostra che l’anno 2010 ha permesso sostanzialmente di consolidare le posizioni del 2009 che, ricordiamo, erano comunque di forte arretramento rispetto al 2008. Permane una sostanziale stagnazione dei ricavi che segnano un +1.0% che non recupera quindi nemmeno l’inflazione, mentre migliora in modo più sensibile il dato dell’utile che segna un +3.8%. Si può concludere quindi che le imprese abbiano messo in campo ogni strategia possibile per rimanere sul mercato. Strategie caratterizzate da una fortissima attenzione ai costi ed una politica degli investimenti molto selettiva. Al di là di alcune punte positive pur importanti, la media degli investimenti si attesta su un +3,9% rispetto al 2009, anno caratterizzato però da una diminuzione molto forte: -25% sul 2008. Una scelta obbligata incentrata sulla prudenza piuttosto che sullo sviluppo. Lo si deduce dai dati relativi agli oneri finanziari, quelli a medio lungo termine – per investimenti – evidenziano un calo pari al -18%. A questo si aggiunge una contrazione anche degli oneri finanziari a breve termine, legati al credito di esercizio, pari al -14%, spia di una situazione in cui permangono evidenti difficoltà di accesso al credito.
















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