Il 12 e 13 Giugno il voto referendario di ben 27 milioni di cittadine e cittadini ha chiaramente indicato la voglia di partecipazione attiva alle decisioni importanti per il Paese.
Chiara è stata la risposta dei cittadini: NO alla privatizzazione dei servizi pubblici locali d’interesse generale, a partire dalla gestione dell’acqua ma non solo, NO ai pro fitti del mercato sui beni comuni essenziali. Le persone hanno chiaramente indicato una nuova stagione che metta al centro l’essere umano e i beni comuni e non le agenzie di rating e la speculazione fi nanziaria. Si è indicata la strada che esce dal mercato e cammina verso i diritti per tutti/e.
Purtroppo il Governo cerca di far rientrare dalla fi nestra quello che è uscito dalla porta. Infatti, con la manovra economica in fase di discussione parlamentare, si tenta di aggirare la volontà popolare riproponendo la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Il Governo non solo non ha ancora attuato le indicazioni referendarie retrocedendo sulle privatizzazioni già attuate e abolendo i profitti sull’acqua ma, con la manovra economica ha riproposto in altra forma la sostanza delle norme abrogate ignorando la volontà popolare. Infatti, l’articolo 4 ripresenta il vecchio Decreto Ronchi e persino nuove date di scadenza per le prossime privatizzazioni dei servizi pubblici locali. Addirittura l’articolo 5 arriva a dare un premio in denaro agli enti locali pur di convincerli a lasciare al mercato delle privatizzazioni i propri servizi essenziali per le comunità. Tutto ciò oltre a non rispettare la volontà di partecipazione e le decisioni dei cittadini è anche una chiara violazione della Costituzione poiché il popolo italiano si è pronunciato con referendum contro l’affidamento al mercato di tutti i servizi pubblici locali previsti dal Decreto Ronchi, e tale decisione è vincolante per almeno cinque anni (come affermato dalla giurisprudenza costante della Corte Costituzionale).
All’interno di questa manovra che non solo colpisce pesantemente le fasce più deboli della popolazione, ma attacca anche i principi costituzionali fondamentali, da quelli relativi al mondo del lavoro fino alla stessa democrazia esercitata a giugno dalle italiane e dagli italiani attraverso lo strumento referendario, questo assalto al risultato del referendum è un vergognoso scippo di democrazia: dobbiamo impedirlo.
Ci batteremo, come cittadini e cittadine, come popolo dell’acqua, a ffinché l’esito referendario non venga calpestato e si rispetti l’indirizzo chiaro della volontà popolare. Lo faremo perchè lo riteniamo necessario ma anche perchè si possano iniziare a ragionare alternative reali al modello che ha prodotto la crisi e che ci sta imponendo di pagarla. Lanceremo una campagna di mobilitazione per la difesa del referendum, dei suoi contenuti e dell’espressione democratica che rappresenta.
Il Comitato Provinciale Acqua Bene Comune, “custode” del voto referendario in Provincia, parteciperà allo Sciopero Generale indetto per il 6 Settembre dalla CGIL e invita tutte le persone che sono andate a votare ai referendum a portare in corteo e in piazza le bandiere dell’acqua.
Sarà un autunno caldo quello che sta arrivando: servirà molta acqua per rinfrescare le lotte.
Perchè come abbiamo sempre sostenuto: si scrive acqua, ma si legge democrazia.
(Comitato Provinciale Acqua Bene Comune – Reggio Emilia)