I costi della politica sono stati al centro del dibattito condotto dal giornalista del Resto del Carlino Paolo Patria tra il Parlamentare Pd Gabriele Albonetti e Marco Monari Presidente del Gruppo Pd in Regione.
A FestaReggio il Questore della Camera dei deputati ha detto: «Come Pd abbiamo votato un ordine del giorno per impegnare l’Ufficio di presidenza della Camera su tre punti che riteniamo fondamentali. Ovvero: il calendarizzare il dimezzamento del numero dei Parlamentari, l’eliminazione dei vitalizi e l’incompatibilità tra l’attività parlamentare e la professione». Albonetti ha spiegato che una riduzione dei costi per quanto concerne la Camera è stata fatta arrivando a un risparmio del 30%, «ma l’intervento maggiore è da fare sulla struttura della macchina. Infatti su un costo complessivo di 990 milioni di euro annui, solo il 15% è rappresentato dal costo dei parlamentari, il resto sono costi fissi».
Le grandi macchine statali sono l’occasione per arrivare al tema dell’efficienza. L’esempio portato da Patria sono i ticket sanitari. Monari ha sottolineato: «Su questo tema c’è purtroppo molta disinformazione. Innanzi tutto i ticket sono figli della manovra del Governo nazionale di centrodestra che ha proposto una tassa aggiuntiva sulla salute. Le Regioni avevano proposto di intervenire con una tassa sulle sigarette, ma non sono state nemmeno ascoltate. La Regione Emilia-Romagna, come hanno fatto poche altre Regioni, ha reagito a quella impostazione rifiutando di applicarla indiscriminatamente e abbiamo cercato vie di maggiore equità, di aiuto alle fasce deboli della popolazione, attraverso le fasce di reddito. Basta guardare la tabella che abbiamo elaborato (*tabella) e che mette a confronto il costo per i cittadini per esami clinici, divisi per fasce di reddito – la tabella reca la comparazione fra Regione Lazio che ha applicato alla norma la direttiva nazionale ed Emilia-Romagna che invece l’ha modificata – per scoprire una verità che tutti devono sapere: in questa regione i cittadini con fasce di reddito basse e medie spendono meno, su tutti gli esami clinici».
In generale il meccanismo dell’autocertificazione sui ticket «è comunque un sistema sicuramente perfettibile e il nostro lavoro nei prossimi mesi sarà quello di studiare gli strumenti già messi a punto dai territori locali, incluso l’equometro ideato in Provincia di Reggio Emilia, per arrivare alla soluzione migliore – ha proseguito Monari – Peraltro la Regione Emilia Romagna ha fatto molto per ridurre i costi: siamo stati i soli a tagliare del 15% lo stipendio dei Consiglieri, abbiamo varato il taglio dei vitalizi a partire dalla prossima legislatura. Questo attualmente non vale per altre Regioni italiane. Si dice che si può fare di più? Bene, sediamoci attorno a un tavolo parliamone. Ma mi piacerebbe che in tal senso ci fosse una omogeinizzazione tra le Regioni, non che l’Emilia-Romagna venisse lasciata sola a fare le riforme e poi la si criticasse perché “si può sempre fare di più”».
Il Questore della Camera si è spinto oltre: “Il costo della politica – ha spiegato – va sicuramente parametrato al momento di difficoltà che vive il Paese ma va anche valutato in rapporto al suo valore. Davvero pensiamo che le assemblee elettive abbiano perso il loro senso, il significato di chi le ha pensate? Davvero pensiamo che la rappresentanza non serva più, che sia meglio affidarsi a un capo carismatico, piuttosto che alle varie P2, P3, P4 ? L’Italia in anni lontani, passati, ha già fatto questa esperienza e direi che ciò l’ha fatta incamminare in uno dei periodi più bui della sua storia”.
Monari ha concluso: “La politica in questi anni ha fatto di tutto per segare il ramo dell’albero su cui è seduta, a cominciare dalla legge elettorale attuale che allontana rappresentanti e rappresentati. Ma stiamo attenti alle derive populistiche: prima o poi bisognerà smettere di parlare esclusivamente dei costi della politica e iniziare a guardare in faccia la realtà, ragionare sul costo della democrazia. Perché la democrazia costa, costa la partecipazione, informare i cittadini, far vivere strutture democratiche – per l’appunto – in cui chiunque può fare politica e non soltanto chi i soldi li ha già o li trova chissà dove. E mi piacerebbe inoltre che chi in questi ultimi mesi, in questi ultimi anni si è distinto molto in critiche verso l’amministrazione, nel distruggere leggi e provvedimenti altrui, si cimentasse ogni tanto anche con proposte, idee costruttive su come governare il territorio”.
Le macerie della scuola sono quelle del Paese
In vista dell’apertura del nuovo anno scolastico a Festareggio si discute di istruzione in un dibattito con Albertina Soliani (gruppo PD sentato della Repubblica), Ilenia Malavasi (assessore provinciale alla Scuola, Università e Ricerca), Iuna Sassi (assessore Scuola e giovani al comune di Reggio Emilia), Beppe Pagani del PD Emilia Romagna e Emiro Endrighi del Tavolo Scuola.
In apertura del dibattito condotto da Stefano Morselli dell’Unità, Lucia Spreafico, dell’esecutivo provinciale del PD e responsabile Scuola, ha descritto la situazione in cui attualmente versa la scuola italiana e ha sottolineato che in periodo di crisi bisogna invertire la rotta e investire sul mondo della scuola perché è questa che crea i professionisti di domani.
“La scuola – ha detto Albertina Soliani paragonando lo stato dell’arte dell’istruzione al resto del paese – ormai è in macerie e bisogna resistere per far cambiare le cose. Per il governo il capitolo scuola è un punto debole perché lì c’è il pubblico impiego, quelli che sono considerati fannulloni”. Parlando di dati, Soliani spiega che gli ultimi tagli all’istruzione incideranno fino al 2025 e che questo comporterà l’accorpamento di istituti, la riduzione di presidi e si abbasserà la prospettiva di immissione in ruolo di molti insegnanti.
Le istituzioni in che modo cercheranno di venire incontro alle famiglie? Il presidente della Commissione Scuola Beppe Pagani risponde, dopo aver premesso che i tagli all’istruzione sono una scelleratezza per il futuro del paese, che ci sarà un sistema integrato di collaborazione tra gli enti di formazione professionale e l’impresa. Occorre capire quali sono le capacità dei ragazzi e non condannare molti giovani, che decidono di non continuare gli studi, a cercare lavoro senza criterio.
Ilenia Malavasi mette in fila qualche numero utile a capire la dimensione locale. “Il governo – dice – usa la scuola per fare cassa già dal 2008. A Reggio Emilia quest’anno ci saranno 92 insegnanti in meno, e questa cifra tiene conto dei 22 assunti per il nuovo anno scolastico. Tutto questo porterà la scuola a dover fare il lavoro che fa tutti gli anni ma con personale in meno. L’assessore porta poi l’attenzione sull’edilizia scolastica. Il piano triennale prevede interventi per 18 milioni di euro su 37 edifici scolastici, ma le risorse di cui possiamo avvalerci sono quelle previste dalla legge regionale che farà arrivare 500mila euro. Per questo motivo una proposta del Pd ha chiesto di togliere l’edilizia scolastica dal patto di stabilità che impedisce di spendere i soldi che ci sono”. Iuna Sassi lancia un appello affinchè ognuno faccia la sua parte per il futuro della scuola, perché la scuola deve cercare di resistere e di non arretrare cercare, anzi, quando possibile, cercare di fare dei passi avanti.
La seconda parte del dibattito è stata dedicata al dialogo con il pubblico, composto per la maggior parte da addetti ai lavori: presidi, docenti e genitori per dare spazio aii problemi dei ragazzi a scuola, ovvero quali possono essere definiti disturbi dell’apprendimento e quali no (dagli alunni stranieri a bambini iperattivi) o quella che potrebbe essere una rete tra le istituzioni che controllano i mezzi per i disabili e le scuole; la riorganizzazione dell’autonomia scolastica, il ruolo degli insegnanti in periodo di crisi, il sistema di reclutamento dei docenti; il rapporto tra la scuola e le famiglie. Dal dialogo tra le istituzioni e chi fa la scuola è emersa la difficoltà che entrambi le parti hanno nel gestire le dinamiche d’insegnamento e la preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni.