L’appello lanciato una settimana fa da Roberto Balzani (Univ. di Bologna, Sindaco di Forlì), Thomas Casadei (Univ. di Modena e Reggio Emilia), Sauro Mattarelli (Presidente Fondazione “Casa di Oriani” di Ravenna), Maurizio Ridolfi (Preside della Facoltà di Scienze Politiche, Univ. della Tuscia, Viterbo) contro l’abolizione de facto delle festività del 25 aprile, del Primo maggio e del 2 giugno sta raccogliendo un significativo numero di adesioni, ben superiore alle previsioni degli stessi promotori. Lanciato dal territorio romagnolo ha raccolto consensi e sottoscrizioni dall’intero territorio nazionale ma anche di cittadini italiani residenti in vari paesi europei.
Finora si registrano oltre 9.000 adesioni. Si tratta di cittadini che intendono ribadire la loro ferma opposizione a un provvedimento che non apporta sostanziali benefici pratici sul piano economico e produce invece un autentico disastro sul piano della coesione sociale. Il disagio e la protesta di molti riguarda soprattutto la scelta di negare:
– un momento celebrativo per i sentimenti di libertà e di indipendenza insiti nella data del 25 aprile;
– il valore fondante del lavoro, rievocato in tutto il mondo nella data del Primo Maggio e, peraltro, ribadito nell’articolo 1 della Costituzione;
– il senso che lega il percorso unitario Risorgimentale con la realizzazione della Repubblica evocato dalla data del 2 giugno.
L’appello non manca poi di sottolineare la sperequazione che si viene a creare tra feste religiose e feste civili, che verrebbero di fatto cancellate. Ma un vero moto di indignazione riguarda le modalità attuative contenute nella proposta di governo: le feste potrebbero infatti essere “spostate”, al venerdì, al lunedì o alla domenica a seconda delle esigenze: un provvedimento che odora di “concessione”, di “arbitrio” e che rimanda a metodi comunque arbitrari, oltre che a rendere addirittura incerti i prossimi calendari festivi italiani.
Tra le adesioni spiccano quelle di personalità come Ivano Marescotti ed Eraldo Baldini, studiosi del pensiero politico come Arturo Colombo (Univ. di Pavia) e Roberto Gatti (Univ. di Perugia), nonché di Alessandro Campi (intellettuale molto vicino a Gianfranco Fini), ma anche di Demetrio Neri (filosofo morale, componente del Comitato nazionale di Bioetica) e di numerosissimi storici (Michele Sarfatti, Mario Pezzino, Fulvio Cammarano, Regina Pozzi, Dora Marucco, Marco Gervasoni, Chiara Giorgi); nonché sociologi come il figlio di Norberto Bobbio, Luigi, e Massimo Rosati dell’Università “La Sapienza” di Roma, e filosofi del diritto come Luca Baccelli, Emilio Santoro, Pierluigi Chiassoni, Tommaso Greco o storici del pensiero giuridico come Elio Tavilla e studiosi dell’Europa e delle relazioni internazionali come Giuliana Laschi (Punto Europa Forlì).
Sul versante istituzionale e politico ci sono poi onorevoli come Ignazio Marino, Vincenzo Vita, Maino Marchi, Rita Ghedini, ex parlamentari come Valter Bielli, l’Assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Massimo Mezzetti, e ancora il Segretario del PD ER e consigliere regioale Stefano Bonaccini, i segretari del PD di Bologna Raffaele Donini e di Forlì Marco Di Maio, consiglieri regionali come Antonio Mumolo, Anna Pariani e Mario Mazzotti, numerosi assessori comunali e provinciali, tra i quali la bolognese Marilena Fabbri, ma anche molti esponenti del mondo laico tra i quali il direttore del “Pensiero Mazziniano” Pietro Caruso e Luigi Di Placido (segretario del PRI di Cesena). Folta la rappresentanza di esponenti della CGIL, dell’Anpi, dell’Arci e di altre associazioni culturali. Aderiscono anche giornalisti e commentatori come Massimiliano Panarari e Andrea Riscassi, nonché Gaetano Alessi di “Ad Est”, sodalizio di resistenza contro le mafie.
I cittadini possono continuare a far pervenire le loro sottoscrizioni andando al sito/blog http://soppressionefestecivili.blogspot.com/ (che, oltre a raccogliere adesioni, registra anche pareri, commenti e opinioni, nella tradizione della democrazia partecipata) o scrivendo a nosoppressionefestecivili@gmail.com
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