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FestaReggio: resoconto dibattiti

Una politica di area vasta potrà superare i particolarismi e valorizzare il territorio? E’ di fatto questo il tema intorno al quale si è articolato il primo appuntamento del ciclo di dibattiti organizzati da Festa Reggio “Il bel paese”, dedicato al paesaggio ed alla bellezza.

Martedì pomeriggio, alla tenda Tricolore, si sono confrontati, coordinati da Moreno Veronese della Direzione provinciale del Pd, Stefano Boeri, architetto ed assessore alla cultura del Comune di Milano, Sonia Masini, presidente della Provincia di Reggio Emilia, e Nicola Emery, docente universitario all’Accademia di Mendrisio.

Dice la Masini: “Di fronte ai temi posti dalla globalizzazione, è indubbiamente più facile difendere l’esistente, ma non porta a nulla: occorre pensare ad un progetto complessivo che tenga insieme i territori in modo innovativo”. La presidente della Provincia ricorda l’accordo fatto – non senza fatica – con la Provincia di Milano in funzione di area vasta pensando ad una “spalla per l’Expo”. “Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza rappresentano di fatto una città-territorio, che non può avere solo edifici, ma ha grandi corridoi ecologici che possono salvaguardare il paesaggio, ci sono infrastrutture importanti, dei servizi che sono tra i primi al mondo, risorse umane straordinarie, e per questo motivo sono in grado di attrarre investimenti”, afferma la Masini. Che aggiunge: “Non si può soltanto definire il profilo della fiera di Reggio rispetto a quella di Parma, o a fare diventare l’aeroporto reggiano più grande (anche se mi verrebbe da dire più indebitato) di quello parmense. Bisogna mettere mano all’articolazione dello Stato, a partire dalle Regioni: il Po non può essere una cesura, deve essere un elemento di unione, ed allargare i confini, non limitarsi a difendere il proprio status”.

Secondo la Presidente della Provincia, che si è dichiarata disponibile a mettere in discussione le Province, “bisogna incontrarsi, e fare una grande convention, da Milano a Bologna, con il Tirreno e la Romagna, per fare qualcosa che unisca, e che sia veramente qualcosa di sinistra”.

L’architetto Boeri, alle prese con l’Expò milanese, ricorda come “i grandi eventi producano grandi effetti: sono attrattori di investimenti quando vengono condotti in modo intelligente e viene valorizzato il territorio che li ospita e quando riescono a produrre decisioni collettive, anche in tempi rapidi”. L’assessore milanese non si nasconde che le esposizioni internazionali generaliste, nel mondo globalizzato, abbiamo perso un po’ del loro fascino, ed è per questo motivo che l’Expò 2015 dovrà caratterizzarsi su temi ben precisi: “E’ un’occasione unica per la città e per il paese, e sarà dedicata alla nutrizione, ma non dovrà certo essere una grande fiera dell’agroalimentare, bensì un’occasione per affrontare argomenti come la commercializzazione, l’intervento biologico, la biodiversità”, chiosa, pur non nascondendosi che “a Milano è in corso una grande discussione sul modo di fare Expo, che passa attraverso destra e sinistra”.

Il professor Emery ha ricordato come “l’articolo 9 della Costituzione italiana difende il paesaggio, che è un’eccellenza italiana”. E, ricordando l’affresco senese del Lorenzetti sulle “città del buon governo e città della tirannia”, ha voluto ricordare come “la città che cura il bene comune usa bene ciò che ha ed ha una cultura del recupero, cosa che non accade dove invece le cose vengono dismesse e tutto cade a pezzi, rischiando di creare una città dei poveri ed una dei ricchi”. Una metafora che vuole rappresentare un ammonimento per “resistere ai tentativi di smantellare il patrimonio italiano”.

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I quarantenni del Pd a confronto

Un Pd che non sembra neppure lontano parente di quello che, due soli anni fa, era troppo impegnato a rimirarsi l’ombelico e a dividersi per qualsiasi pretesto. Ora il Partito democratico è consapevole delle proprie potenzialità, non teme di farsi propulsore di un’alleanza per il cambiamento dell’Italia, e sa che non può certo permettersi di governare con un solo voto di maggioranza: vuole proporre un programma ai propri elettori, al paese e poi ai propri interlocutori naturali di sinistra, alleati nei governi locali (Idv, Verdi, Socialisti, Sel) e non disdegnando di guardare al centro ed a chi si sta allontanando da questo centrodestra. Nessuna tentazione di autosufficienza.

Ecco la fotografia dei Democratici uscita dall’incontro in programma martedì sera in una gremita tenda dibattiti a Festa Reggio, dove, partendo dal tema “Generazioni: il futuro logora chi non ce l’ha” e stimolati dalle domande del giornalista Massimo Sesena, si sono confrontati tre “quarantenni emergenti” del Partito Democratico nazionale: il segretario regionale Stefano Bonaccini, l’europarlamentare Debora Serracchiani e il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.

Introdotti da Luca Vecchi, capogruppo del Pd al Comune di Reggio Emilia, Bonaccini, Serracchiani e Zingaretti hanno risposto praticamente all’unisono a diverse domande che sono partite dalle soluzioni per uscire dall’attuale crisi economica e politica per arrivare ad aspetti più personali e delicati.

Tutti d’accordo sul fatto che la gestione dell’emergenza economica da parte del governo Berlusconi sia stata improntata su una sostanziale incapacità del comprendere la reale portata della crisi, di fatto seguendo soltanto diktat provenienti dall’Europa e non facendo una manovra strutturale, senza investire su una categoria in particolare, soltanto chiedendo sacrifici a giovani, donne, pensionati. Nello stesso tempo, convengono sulla tassazione dei beni della Chiesa finalizzati ad attività economiche e commerciali e sulla necessità di reali tagli ai costi della politica. Dice Zingaretti: “Non si attaccano mai gli enti nominati dalla politica, di cui spesso i cittadini non sanno nulla: pensare che basterebbe una legge per fare decadere decine di migliaia di posti nei Consigli d’Amministrazione…”. Gli fa eco Bonacini: “Dimezzare i parlamentari non risolverà il problema, ma serve a farci capire: adeguare le indennità ed abolire i vitalizi sono cose utili. Come Regione Emilia-Romagna, abbiamo approvato una legge per abbassare le indennità ai consiglieri ed abolire i vitalizi, ed occorre un riordino istituzionale vero e proprio. Ma attenzione a non eliminare completamente il finanziamento pubblico ai partiti, altrimenti si rischia che politica la possa fare solo chi ha i mezzi economici, come Berlusconi e Beppe Grillo”.

Aggiunge Serracchiani: “Sobrietà, rigore, coraggio e serietà aiuteranno l’Italia a tornare ad essere il paese fondatore dell’Europa che è stato. E’ un momento difficile, in cui la politica viene considerata un problema. Siamo diversi se facciamo delle proposte che ci differenziano: voi pensate che ci faccia piacere leggere i costi del menù del Senato? Le proposte alternative fatte dal Pd in materia di manovra finanziaria sono efficaci, anche sul piano della comunicazione: i mercati finanziari preferiscono attendere chi ha progetti, come la Spagna, mentre in Italia si naviga a vista, e ci vorrebbe una terapia d’urto anche contro l’evasione fiscale: invece non incrociamo neppure le banche dati…”.

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Legalità e giustizia, due facce della stessa medaglia

Una cultura diffusa della legalità come presupposto per ottenere una vera giustizia sostanziale, e la necessità di una giustizia certa, capace di creare un sistema di diritti e doveri condivisi e rispettati dai cittadini. E’ questo il senso del dibattito “Legalità e giustizia, due facce della stessa medaglia”, che si è tenuto martedì 23 agosto presso la Tenda Tricolore di Festareggio e ha visto protagonisti Sandro Favi, il coordinatore del Forum Giustizia del PD, Maino Marchi, deputato del gruppo PD alla Camera e membro della Commissione antimafia e Roberta Mori, consigliera regionale del PD. Gli ospiti sono stati intervistati dal giornalista Paolo Pergolizzi, direttore di Reggionline, mentre l’introduzione è stata affidata a Silvia Piccinini, Presidente dell’Assemblea Provinciale del PD.

Tanti i temi trattati nel dibattito, a partire dalla drammatica situazione delle carceri in Italia, che vedono da tempo condizioni di sovraffollamento e dunque disagio, non soltanto per i detenuti, bensì anche per gli operatori. “In Italia c’è anche un problema culturale. – ha detto Favi – E’ un errore pensare che soltanto riempiendo le carceri, anche senza programmi di reinserimento e risocializzazione, si possa dare più sicurezza ai cittadini. Dobbiamo insistere di più su pene alternative alla detenzione”. Anche perché, come ricorda Favi, la detenzione ha un costo alto per lo Stato: in media 110-120€ al giorno per detenuto, a fronte di 68000 reclusi.

Dal fronte governativo non sembrano arrivare risposte convincenti sull’emergenza carceri, né sugli altri temi caldi della giustizia sollevati dal PD che sono parte integrante della Manovra alternativa che il partito sta promuovendo. In particolare, i Democratici chiedono norme contro il falso in bilancio, l’autoriciclaggio e il caporalato, e interventi sul sistema della giustizia che garantiscano efficienza e soddisfazione dei diritti dei cittadini. “E non soltanto le esigenze personali del Presidente del Consiglio”, sottolinea Favi.

Maino Marchi ha sottolineato la necessità di ampliare gli strumenti per il contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso, che prolifera dove l’illegalità è diffusa, dove c’è evasione e dove c’è lavoro nero. Per questo è importante un’attività intensa, di contrasto, portata avanti in primis dalle istituzioni, ma di cui tutta la società sia protagonista. “Non mi preoccupa il dibattito – ha detto Marchi – mi preoccupa di più quando di mafia non si parla, ma si sa che esiste.”

E se la nostra Regione non è terra di mafia ma “terra di appetiti mafiosi”, come ha ricordato la consigliera Roberta Mori, è in questo senso che bisogna leggere l’intensa attività legislativa della Regione Emilia-Romagna che in questi mesi ha promosso leggi e progetti per la cittadinanza responsabile e la promozione della legalità. “La società non può fondarsi su regole non rispettate – ha ricordato Mori – perché questo non solo crea illegalità, ma impedisce lo sviluppo e mina la credibilità delle istituzioni.”

















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