L’esenzione dell’ICI alla Chiesa cattolica è legge da quando, nel 2005, venne approvata la finanziaria del Governo Berlusconi con 251 voti a favore e 155 contrari. Il provvedimento passò dopo aspre polemiche solo quando la maggioranza allargò il “privilegio” a tutti gli enti religiosi riconosciuti dallo Stato (esclusi i musulmani). Prima di allora la legge 222 del 1985 prevedeva che l’esenzione riguardasse solamente gli enti senza scopo di lucro cioè quelli che hanno come scopo l’assistenza sociale e di culto.
Senza nulla togliere all’apporto che la Chiesa cattolica, come tante altre associazioni no profit e di volontariato, offre all’assistenza sociale in tutte le sue forme (e per il quale c’è già un implicito riconoscimento con la possibilità concessa dallo Stato di conferire l’8×1000), dobbiamo considerare che la crisi impone che il sacrificio sia egualmente partecipato e rimettere ogni privilegio significa dare l’esempio. Riteniamo perciò che gli istituti commerciali cattolici come alberghi, scuole, ospedali, strutture sportive ecc. debbano contribuire al versamento dell’ICI e concorrere in questo modo nell’aiutare gli enti locali, che verranno depredati a mani basse dalla manovra proposta dal governo, al mantenimento della dignità sociale.
I sacrifici sono tali per tutti. E la Chiesa Cattolica non può fare differenza.
(SEL Bologna)
