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SEL Modena: 7 proposte per una manovra giusta e possibile

Il governo di centro-destra, commissariato dalla Bce, sforna una manovra micidiale, priva di misure di reale solidarietà e di giustizia sociale, che si accanisce sui soliti noti. Al di là della retorica, l’unica responsabilità nazionale che dobbiamo sentire oggi è di difendere la vita di milioni di persone e di famiglie.

Spolpare i diritti dei lavoratori (interventi su Tfr e pensioni), già stremati dai tagli feroci operati allo Stato sociale ed agli Enti Locali, libertà di licenziare, privatizzare i servizi locali, dismettere il patrimonio pubblico, neanche l’ombra di politiche industriali o di politiche attive per il contrasto del lavoro precario e per favorire la buona occupazione: contro queste ricette del governo, è tempo di reagire e di proporre.

Una premessa: le festività civili (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno) non si toccano.

In un Paese in cui l’evasione fiscale è gigantesca, non è possibile immaginare che sia un pensionato che guadagna 500 euro al mese o un giovane che sta invecchiando senza lavoro a doversi fare carico del tema del contenimento del debito pubblico.

Gli italiani chiedono che a pagare siano i grandi ricchi, gli speculatori e gli evasori, e che ad essere tagliate siano le spese militari e non i servizi e la sanità.

Come Sinistra Ecologia Libertà, come partiti del centro-sinistra, abbiamo il dovere di organizzare una larga mobilitazione democratica e popolare in connessione con i movimenti (delle donne, per i beni comuni, dei precari), garantendo adeguato sostegno ai soggetti sociali che si stanno già mobilitando come la Cgil.

Politicamente, l’impegno immediato e unitario del centro-sinistra deve essere quello di legare le lotte diffuse per il cambiamento della manovra con il tema dell’apertura del Cantiere dell’Alternativa. Se non ora, quando?

7 proposte concrete per una manovra giusta e possibile

A livello internazionale, ci vuole l’immediata introduzione di una Tassa sulle Transazioni Finanziarie. Francia e Germania si sono dette disponibili. Meglio tardi che mai, ma quanti anni si sono persi. Ancora: è da limitare l’autonomia delle banche centrali, indipendenti dal potere politico ma sottoposte ai mercati.

1) Eliminare i propositi di modifiche costituzionali degli articoli 41 e 81: perché la libertà d’iniziativa privata deve conciliarsi con l’utilità sociale e con i controlli dello Stato; perché il cappio del pareggio di bilancio obbligatorio ammazzerebbe le residue capacità dei governi di fare politiche pubbliche.

2) Abolire l’articolo 8 della manovra che prevede che si possano fare contratti aziendali peggiorativi del contratto nazionale e delle leggi vigenti, aggirando l’articolo 18 e l’intero Statuto dei Lavoratori. Il Sistri (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) va mantenuto per non concedere un enorme favore alle ecomafie.

3) Tagli alla spesa pubblica: stop alle grandi opere inutili; stop ai finanziamenti alle scuole private; revisione delle convenzioni del SSN con i privati; ritiro dall’Afghanistan, dimezzamento delle spese militari; niente licenze alle multinazionali del software per i pc del “pubblico”.

4) Nuove entrate: tassa patrimoniale ordinaria dell’1% su famiglie con ricchezza patrimoniale superiore agli 800 mila euro, per un recupero di 18 miliardi di euro all’anno; il contributo di solidarietà sui redditi superiori ai 90.000 euro è giusto, seppure non faccia nemmeno il solletico agli evasori; insieme ai grandi redditi, occorre tassare i grandi patrimoni.

5) Sul fronte dell’evasione, è tempo di ripristinare integralmente il pacchetto di misure in vigore durante l’ultimo governo Prodi e di stangare i capitali esportati illegalmente e scudati, altro che nuovi condoni.

6) Non è cancellando i piccoli Comuni che si riducono significativamente i costi della politica. Bisogna intervenire sui privilegi dei parlamentari come sugli stipendi e le pensioni dei manager pubblici e privati, sul ginepraio di partecipate e consulenze degli Enti Locali, e infine razionalizzare le Province.

7) Istituire un reddito minimo garantito per i giovani disoccupati così come ci chiede una risoluzione votata al Parlamento europeo.

















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