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A Peppe Lanzetta la sedicesima edizione del Premio letterario “Frignano”

È lo scrittore e attore Peppe Lanzetta, con il romanzo “InferNapoli” edito da Garzanti, il vincitore della sedicesima edizione del Premio letterario “Frignano”. La seconda edizione della sezione “Frignano Ragazzi” è invece vinta dalla giovane autrice Gaia Rayneri con il romanzo “Ugone”, pubblicato da Rizzoli editore.

I premi – 5.000 euro al vincitore e 3.000 al primo classificato della sezione ragazzi – saranno consegnati a Peppe Lanzetta e a Gaia Rayneri sabato 20 agosto a partire dalle 17.30 presso il Palazzo Ex Albergo CONI di Pievepelago: la premiazione quest’anno, oltre a cambiare sede, somiglierà più a una conversazione letteraria, durante la quale la giuria, dopo le tradizionali motivazioni dei premi, si confronterà con i vincitori che leggeranno estratti dalle loro opere.

La più prestigiosa manifestazione letteraria dell’Appennino modenese, nata 52 anni fa e che ha visto fra i fondatori il critico Carlo Bo, è organizzata dal Comune di Pievepelago in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, l’Accademia “Lo Scoltenna”, con il Patrocinio della Provincia di Modena e della Regione Emilia-Romagna. Anche quest’anno il Premio ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del Presidente della Repubblica, la Medaglia per la Cultura.

La partecipazione al Premio era riservata a opere narrative di autori italiani viventi edite tra il maggio 2010 e il maggio 2011, che potevano essere presentate dagli autori stessi, da editori o proposte dalla giuria, di cui Arrigo Levi è presidente onorario. Gli altri componenti sono Michelina Borsari, Franca Baldelli, Roberto Barbolini, Alberto Bertoni, Stefano Calabrese e Giuseppe Pederiali.

A questa edizione hanno partecipato 52 case editrici per un totale di ben 81 opere in gara, delle quali solamente quattro sono state indicate dalla giuria. “Come ormai è tradizione – spiega Michelina Borsari, coordinatrice della giuria – hanno inviato le loro opere le maggiori case editrici italiane, da Rizzoli e Garzanti a Longanesi, Mondadori, Bompiani, Piemme e Marsilio, alle quali si affiancano medi editori come Salani o Moby Dick e piccoli editori emiliani, come Diabasis o le modenesi Il Fiorino e Artestampa che ha voluto partecipare ad entrambe le sezioni del premio. Le dieci opere in gara per il “Frignano Ragazzi” spaziano dagli illustrati per i più piccoli, 5-6 anni, per arrivare ai racconti per adolescenti: la risposta positiva degli editori per quanto riguarda questo universo narrativo vivacissimo e innovativo, ci consente di ampliare gli orizzonti del “Frignano” e di rafforzare la Biblioteca di Pievepelago, nella quale confluiscono e si rendono disponibili alla lettura tutte le opere partecipanti al Premio”.

Tra queste la giuria ha designato la cinquina dei finalisti del Premio “Frignano” e le tre migliori opere per la seconda edizione del “Frignano Ragazzi”. Dopo Peppe Lanzetta vengono segnalati “I dracula timidi” di Giovanni Mariotti (et al. Edizioni), “Non tutti i bastardi sono di Vienna” (Sellerio) di Andrea Molesini, “L’esordiente” di Raul Montanari (Dalai) e “Asini, oche e rabbini” di Roberta Anau (Edizioni e/o).

Nella sezione “Frignano Ragazzi” invece, a fianco della vincitrice Gaia Rayneri, si sono distinte le opere di altri due autori: Daniela Palumbo con “Le valigie di Auschwitz” (Piemme) e Mauro Bernini con “Cavalier Dentone” (Zerounoundici Edizioni).

“Nella maggior parte dei casi – prosegue Michelina Borsari – si tratta di opere di grande interesse, frutto di scrittori colti, di intelligenze vigili capaci di creare linguaggi lontani dallo stampo accademico da scuola di scrittura. Si va dal sofisticato romanzo di Mariotti che racconta in forma di spassoso feuilleton la comparsa della fotografia e degli strumenti capaci di creare simulacri del reale, al sottile dramma patriottico di Molesini che si consuma in una villa signorile occupata dai comandi nemici a un passo dal fronte del Piave, dove viene ingaggiata una disperata “guerra delle buone maniere”. C’è poi la satira tragicomica del mondo letterario, dei premi letterari in particolare, nel romanzo post-noir di Montanari e la gustosa autobiografia della Arau, che fa girare sulla lingua intingoli linguistici e culinari, dove si racconta un’intera generazione di ebrei scampati ai campi di sterminio.

“Il tratto comune che pare delinearsi tra le opere finaliste – spiega ancora Michelina Borsari – è una spiccata maestria nella narrazione esercitata da autori che dimostrano di essere prima di tutto dei grandi lettori e poi di essere dotati della capacità di raccontare il reale scostandosene, guardandolo di lato, obliquamente, senza quell’adesione che tende a mortificare la molteplicità di senso delle storie. In tutte le opere selezionate la scrittura sembra partire dal bordo esterno del reale e da questa distanza costruire personaggi paradossali, trame complesse, strati di lettura plurali, segnalati e sorretti da un’ironia tesa e pervasiva. Con la risorsa dell’ironia – e talora del sarcasmo, suo fratello esagerato e crudele – l’efferatezza di Vincent Profumo, camorrista, può fare rima con umanità, la corruzione di Livio, che farebbe – e fa – carte false per vincere il premio letterario può fare rima con innocenza, e gli interdetti alimentari della tradizione ebraica con prosciutti e mortadelle. I conti Dracula possono stare nella stessa pagina di Monsieur Daguerre, inventore del processo fotografico, e i signori di Villa Spada possono sedere alla stessa tavola coi nemici e trovarvi più familiarità che con la servitù. Potremmo chiamarli tutti esercizi per stare nelle contraddizioni senza scioglierle, lasciandole paradossali, ma ridendone, talvolta davvero di gusto”.

“Il libro vincitore di questo XVI Premio “Frignano” – prosegue la Borsari – “InferNapoli” di Peppe Lanzetta è puro cinema sotto forma di romanzo: narra le vicende di un camorrista il cui solo nome è tutto un programma, Vincent Profumo, nel quale non è difficile vedere un omaggio a Tarantino e alle sue atmosfere pulp. Scostandosi completamente dalla scrittura saggistica e di reportage alla Saviano (che pure pare avere dato all’autore l’input per questa sua opera), Lanzetta coglie e mette su carta tutti gli odori e i sapori di un melodramma di nuovo conio, ambientato in una Napoli che è, appunto, un vero girone infernale. Le tonalità grottesche di fondo rendono la narrazione estremamente vivida e esaltano le caratteristiche del personaggio su cui s’impernia l’intera vicenda: trucido e sanguinario da un lato, smisurato amante della musica lirica dall’altro, efferato eppure fedele a Padre Pio, impotente e sentimentale di fronte alla rovina delle figlie che adora. Il mondo in cui vive è un quadro kitsch, dove violenza e vendetta, sesso e tradimenti, cocaina e fuoriserie fanno da sfondo al suo fallimento nello scontro con una realtà ancora più trucida, quella della mafia cinese. Con la sua carnalità estrema, una lingua che esplode in continue esilaranti contaminazioni gergali, il romanzo mette in scena tutti i vizi e le virtù della napoletanità più stereotipa, la sua straripante e oscena vitalità.”

“Ad aggiudicarsi il “Frignano Ragazzi” – conclude Michelina Borsari – è Gaia Rayneri con “Ugone”. Reduce dal folgorante successo con la sua opera prima edita da Einaudi, “Pulce non c’è”, la giovane autrice approda alla letteratura per ragazzi confermando il talento di osservare la vita in maniera sbilenca. Uga e Ugone, una bimba e un omone, si incontrano e subito si riconoscono: entrambi hanno perduto qualcosa di essenziale, l’una le vocali, l’altro i baffi. Il viaggio che compiono alla ricerca della parte perduta, è fitto di avventure linguistiche, biforcazioni fantasiose, scarti inventivi e spiazzanti. Viene in mente l’Alice di Swift, per una libertà di una scrittura che si appella totalmente alla fantasia, scansando la forma favolistica e gli immaginari già confezionati. Pagina dopo pagina, tra orecchie in tasca, streghe di quart’ordine, zucchine magiche e progetti di raddrizzamento del mondo, l’autrice mostra al lettore quanto di interessante risieda in ciò che non è ordinario e gli fa sperimentare il punto di vista dell’altrove”.

InferNapoli

Vincent Profumo è uno dei boss più feroci e potenti della camorra. È ricco, temuto e rispettato. Appassionato di musica lirica e devoto a padre Pio, è circondato da quattro donne: la moglie e le figlie MariaSole, MariaLuna e MariaStella, così battezzate in omaggio a Maria Callas. Tutto bene, sanguinariamente bene, finché Vincent non si ritrova alle prese con il Cinese e la nuova mafia che arriva da Oriente: da quel momento di sangue ne scorrerà ancora di più… InferNapoli racconta l’epopea di un “malamente” cinico e passionale, un cattivo che sembra uscito da una pulp fiction in salsa napoletana. Peppe Lanzetta irrompe nell’intimità del boss, nelle sue paure, nei suoi ragionamenti, nelle sue reazioni istintive, nel suo corpo appesantito. Di lui non ci nasconde nulla: né la ferocia e le debolezze, né la simpatia e la distorta umanità. Attraverso i sentimenti e le emozioni di Vincent, con la musica delle sue parole, con il ritmo di un film d’azione, InferNapoli ci fa sprofondare nel fango e nell’inferno del cuore nero d’Italia, con tutta la sua disperata vitalità.

Peppe Lanzetta è nato a Napoli nel 1956. Ha debuttato sulla scena nel 1983 con Napoletano pentito. Autore e interprete di numerosi spettacoli teatrali, ha vinto con Malaluna il premio Olimpici del teatro 2004. Attore e autore anche per cinema e televisione, ha lavorato con registi come Piscicelli, Tornatore, Cavani, De Crescenzo, Loy, Martone, Asia Argento, Scimeca, Abel Ferrara. Ha pubblicato libri di racconti, ballate, romanzi, tra cui Figli di un Bronx minore, Incendiami la vita e Giugno Picasso (premio Domenico Rea 2006).

Ugone

Sapete chi è Ugone? Qualcuno sa dove sta andando, senza baffi e con un orecchio solo? E cosa ci fa con quella buffa bambina tutta vestita di nero? “Carissima e simpatica bambina, suppongo che tu sia una bambina, perché non ti sfugge nulla, mentre i grandi non vedono molte cose. Avevi capito bene: nella scatola di sardine che hai comprato era stata nascosta un’acciuga con l’inganno, e chi ce l’ha messa sono io, perché speravo che qualcuno la trovasse e ridesse. Saluti, Ugone.” Comincia con questa lettera l’amicizia tra Ugone e Uga. Ugone è un adulto come se ne vedono pochi: per combattere noia e tristezza, si inventa insoliti scherzi. Uga è una bambina molto sveglia che coltiva un sogno poco comune. Ognuno dei due ha smarrito qualcosa di importante. Quando si incontrano, Uga e Ugone si riconoscono all’istante. E partono verso un luogo che nessuno sa. Una storia che gioca con tutte le regole della grammatica della fantasia.

Gaia Rayneri è nata a Torino 25 anni fa. Il suo primo romanzo, Pulce non c’è, pubblicato da Einaudi nel 2009, si è aggiudicato numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Edoardo Kihlgren 2010, il Premio Bergamo 2010 e il Premio Letterario “Zocca Giovani” 2010; presto diventerà un film.

















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